Conip spiega la raccolta e il recupero delle cassette di plastica nei mercati

Come funziona il sistema Conip per la raccolta e il recupero delle cassette di plastica? Lo spiega il direttore del Consorzio, Cosimo De Benedittis, che racconta la difficile “convivenza” con i circuiti “informali” di raccolta diffusi in molte città
Immagine: Conip spiega la raccolta e il recupero delle cassette di plastica nei mercati
Il Co.n.i.p., Consorzio Nazionale Imballaggi Plastica, è un consorzio volontario per la raccolta ed avvio al riciclo di pallet e cassette in plastica. Su quest’ultimo aspetto abbiamo chiesto al direttore del Consorzio, Cosimo De Benedittis, il funzionamento del sistema anche alla luce dei circuiti “informali” di raccolta che spuntano al termine dei mercati rionali prima dell’arrivo dei raccoglitori ufficiali. Proprio da questo punto parte l’intervista tra Eco dalle Città e Cosimo De Benedittis: “Esiste questa malaforma di raccolta e di reimissione sul mercato delle casse usate senza una bonifica prevista dalle vigenti norme in materia sanitaria”.

Ma quali sono le dimensioni del fenomeno?
Riteniamo che il fenomeno interessi approssimativamente il 10% delle casse a perdere reimmesse sul mercato dai circuiti informali.

In che modo e in quale momento ricavate il dato di recupero?
Di quello che noi immettiamo sul mercato ne raccogliamo e avviamo al riciclo circa il 73% (anno di riferimento 2015). Della restante percentuale il 10% prende la strada del mercato estero, mentre l’altra parte immaginiamo che vada a finire per la maggior parte nei circuiti informali e in altri settori. Il riutilizzo regolare è invece limitato al 6-7% delle cassette recuperate. Il dato di recupero viene rilevato a bocca d’impianto attraverso delle verifiche ispettive fatte presso le aziende consorziate le quali mettono a disposizione tutti i documenti contabili che accertino l’avvenuta operazione di trattamento. Tale dato viene comunicato al Ministero dell’Ambiente e alle altre istituzioni competenti.

Come funziona il sistema ufficiale?
I produttori di cassette pagano un contributo ambientale di 4 centesimi al chilo su quello che viene immesso sul mercato nazionale e ne riversano ai raccoglitori 3 centesimi al Kg che ritirano le casse usate e le avviano al riciclo. Le nostre aziende di raccolta svolgono il lavoro presso la grande distribuzione e nei mercati sia rionali che generali. Si tratta di raccoglitori inseriti nei circuiti comunali. Il Conip ha una presenza abbastanza ramificata sul territorio nazionale, ad eccezione di alcune regioni come Basilicata o Valle d’Aosta,in cui siamo meno presenti ma comunque riusciamo ugualmente a fornire il servizio tramite le aziende presenti in zone limitrofe.”.

Ma alla fine di ogni mercato i raccoglitori riconoscono le cassette marchiate “Conip” e raccolgono solo quelle?
La selezione delle cassette in plastica avviene negli impianti dove inizialmente viene stoccato il materiale raccolto. Va sottolineato che la quasi totalità delle casse a perdere sono a marchio Conip, ad eccezione di qualche imballaggio proveniente dall’estero. Qual è il peso del riciclo rispetto al riutilizzo delle cassette di plastica? Le casse del circuito CONIP sono prodotte con materiale riciclato conforme alle norme igienico-sanitarie.

Come “convive” il sistema Conip alla luce dei circuiti “informali” di raccolta che spuntano al termine dei mercati rionali prima dell’arrivo dei raccoglitori ufficiali?
L’unica arma che ha il consorzio per combattere questi modi “informali” di raccolta di casse è informare le autorità competenti, le quali sono le uniche preposte a fare i dovuti controlli. Il fenomeno è grave per due motivi: uno economico in quanto fanno concorrenza sleale alle aziende che operano correttamente e l’altro è sanitario in quanto non adoperandosi a bonificare le casse secondo il sistema HACCP mettono a forte rischio la salute dei consumatori. Le aziende iscritte al consorzio sono tutte autorizzate da un punto di vista ambientale e devono seguire un preciso manuale di qualità predisposto dal Conip per la produzione di casse a diretto contatto con ortofrutta.

fonte: http://www.ecodallecitta.it/