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Bangkok i governi fanno finta che l’obiettivo di contenere il
riscaldamento globale entro gli 1,5°C sia ancora raggiungibile, ma
rimandano al 2018 l’uscita del rapporto IPCC che indicherà le politiche
da adottare
La lotta globale contro i cambiamenti climatici
si muove con una tempistica inadeguata rispetto agli ambiziosi
obiettivi che si propone. Ieri, durante una conferenza a Bangkok, in
Thailandia, i governi hanno approvato
una revisione delle politiche climatiche per rispettare gli impegni
sottoscritti con l’Accordo di Parigi dello scorso dicembre. La revisione
avrà la forma di un report redatto dal Panel intergovernativo sui
cambiamenti climatici (IPCC) delle Nazioni Unite, ma potrebbe vedere la luce troppo tardi.
Da un lato si pone come obiettivo il contenimento del riscaldamento globale entro 1,5°C rispetto ai livelli pre-industriali – la soglia più bassa stabilita alla COP21 – ma dall’altro lato si dà tempo per elaborare il rapporto fino al 2018. Così, però, l’adozione di adeguate politiche climatiche viene di fatto rinviata alle calende greche.
Il lavoro dell’IPCC conterrà una
valutazione dei modelli di sviluppo compatibili con il limite degli
1,5°C e ne analizzerà le implicazioni economiche. Inoltre, presenterà
una previsione dei cambiamenti climatici e dei loro effetti su scala
globale e regionale in caso l’aumento delle temperature sforasse questa
soglia.
Si tratta di un passo necessario, oltre che in accordo con le tradizionali richieste di molti stati insulari,
quelli per cui i cambiamenti climatici rappresentano già oggi una
minaccia imminente e totale. Ma la lentezza del processo corrobora le
preoccupazioni avanzate da scienziati e climatologi di tutto il mondo:
potrebbe già essere troppo tardi, l’obiettivo degli 1,5°C non è più realistico.
Il 2016 si appresta a diventare l’anno più caldo della storia,
mentre diversi indicatori alimentano l’ipotesi che la Terra sia ormai
incamminata verso un irreversibile aumento della temperatura oltre gli
obiettivi di Parigi. Uno dei fattori è, ad esempio, il livello di concentrazione di CO2 in atmosfera, che quest’anno ha superato i 400 ppm.
Secondo un’analisi di Carbon Brief, con le emissioni attuali il mondo ha soltanto 4 anni di tempo
prima che il riscaldamento globale oltre gli 1,5°C sia virtualmente
garantito. Altre analisi – ad esempio quella dei climatologi Kevin
Anderson e Glen Peters pubblicata di recente sulla rivista Science –
sottolineano invece che l’unico modo per rispettare gli impegni di
Parigi è sottrarre CO2 dall’atmosfera: peccato che non
esistano ancora le necessarie tecnologie da applicare su larga scala.
Quando uscirà, il rapporto dell’IPCC potrebbe essere inutile e
sorpassato dagli eventi.
fonte: www.rinnovabili.it