Non solo mare: le microplastiche affliggono anche i laghi italiani

Il maggior numero di particelle di microplastiche nel lago d'Iseo e nel lago Maggiore, con valori medi di densità di 40.396 e 39.368 per chilometro quadrato di superficie campionata
















Il problema delle microplatiche disperse nelle acque non è una novità. Il primo a raccontarlo in Italia è stato Nicolò Carnimeo, con il libro «Com’è profondo il mare». Nell’opera, scritta dopo aver viaggiato per un paio d’anni e conosciuto Charles Moore, vengono descritte le cinque isole galleggianti e le miriadi di frammenti che navigano nel mare, sfigurando interi tratti di costa. Adesso si scopre che il problema sussiste anche nelle acque dolci.  Sono state Legambiente e l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea), con il supporto di Mareblu e di Novamont, a condurre le prime rilevazioni sui principali laghi italiani e i risultati non sono stati confortanti. Le microplastiche sono state riscontrate in tutti i laghi monitorati, Iseo e Maggiore in testa. «Nemmeno i laghi sono esenti dal problema delle microplastiche», ha sottolineato Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente durante la presentazione dei dati, avvenuta nel corso di «Ecomondo».
NUMERI DA CAPOGIRO – I risultati riportati si riferiscono a cinque laghi: Maggiore, Iseo, Garda e i laghi di Bolsena e Albano nel Lazio, in cui sono state rinvenute particelle con dimensione compresa tra uno e cinque millimetri. In tutti i campioni analizzati sono state trovate microplastiche: un dato sulla diffusione di questa contaminazione in ambiente lacustre, nonostante le diversità di ogni lago. Stando allo studio condotto, i bacini in cui sono state trovate più particelle sono l’Iseo e il Maggiore, con valori medi di densità di 40.396 e 39.368 microplastiche su chilometro quadrato di superficie campionata. I laghi di Bolsena e di Garda presentano densità medie simili, rispettivamente 26.829 e 25.259 particelle su chilometro quadrato. Il lago in cui è stata trovata la minore quantità di microplastiche è il lago Albano, con una media di 3.892 particelle su chilometro quadrato. Contestualmente alla densità di particelle, sono state fatte analisi sulla loro forma e ipotesi sulle fonti. I frammenti costituiscono il settanta per cento di tutte le particelle e sono presenti in tutti i laghi, così come i filamenti ma in percentuali minori (6,8 per cento). Le particelle di polistirolo sono state rinvenute solo nei laghi subalpini, mentre nei laghi laziali spicca la presenza dei frammenti a forma di foglio.
Secondo Legambiente, per combattere la diffusione di microplastiche nei laghi italiani bisogna attuare campagne di sensibilizzazione e avviare una filiera virtuosa del riciclo, 


LE DIVERSE ORIGINI DELLE MICROPLASTICHE – Mentre gli studi sulla presenza di microplastiche in ambiente marino sono cominciati già negli anni 70, gli studi sui laghi sono ancora pochi, specialmente in Italia. Nel caso di frammenti e fogli, le fonti principali si possono individuare nella disgregazione dei rifiuti di maggiori dimensioni. I filamenti, invece, sono riconducibili a cordame, tessuti sfilacciati e fibre tessili sintetiche derivanti dagli scarichi delle lavatrici. Per quel che riguarda il polistirolo l’origine è legata alle lavorazioni industriali, imballaggi o attività di pesca. «La cattiva gestione dei rifiuti a monte resta la principale causa del fenomeno – prosegue Ciafani -. Al tempo stesso i nostri dati evidenziano come buona parte dei rifiuti che troviamo negli ambienti costieri e marini potrebbero essere riciclati. Elemento da tenere in considerazione nel determinare le azioni per la gestione del problema. L’idea di coinvolgere i pescatori nella raccolta dei rifiuti in mare, indicata nella proposta nell’ambito della strategia marina del Ministero dell’ambiente, è buona ma non basta. È indispensabile prevenire il problema attuando campagne di sensibilizzazione e lavorando sull’innovazione di processo e di prodotto e sull’avvio di una filiera virtuosa del riciclo».

fonte: http://wisesociety.it/