Posizionarsi al primo posto assoluto nella classifica dei “Comuni Ricicloni d’Italia”,
per la seconda volta consecutiva, può essere uno di quei riconoscimenti
che di questi tempi rende orgogliosi. E i pontalpini, veneti
abbarbicati lungo le vallate della Val Belluna, possono andare fieri
dei risultati ottenuti in pochi anni: 86,4% è la percentuale di raccolta differenziata raggiunta e 87,6 è l’indice di buona gestione che Legambiente attribuisce all’effettivo recupero dei materiali raccolti, all’efficacia e alla qualità del servizio.
Se qualcuno fosse passato da queste
parti, appena qualche anno fa, attratto dalla bellezza delle montagne
che salgono veloci verso il cielo e dall’aria frizzante che si respira,
avrebbe trovato una discarica provinciale in uso e un’altra in procinto di essere costruita,
grandi bidoni per la raccolta stradale dell’immondizia e magari anche
qualche sacchetto abbandonato accanto. Fotografia di un’Italia ancora in
gran parte presente, ma non più qui, a Ponte nelle Alpi: un comune di 8533 abitanti diviso in frazioni - la più alta è a 2350m slm - che nel corso degli ultimi tre anni ha dato una svolta al proprio modo di gestire i rifiuti.
“La somma dei problemi
ambientali che il nostro territorio soffriva nel 2004, era tale da
costringerci a riflettere sulla loro reale irreversibilità. Possibile che non ci fossero alternative al sacrificio che ci veniva richiesto? E’ stato in quel momento che abbiamo iniziato a informarci, a esplorare possibilità e immaginare percorsi possibili”. Ezio Orzes, Assessore all’Ambiente, racconta
così gli inizi. Allora era uno degli attivisti del gruppo di protesta
da cui è nata la Lista Civica all’interno della quale lui stesso è stato
eletto, oggi è considerato un amministratore pubblico-modello. Non solo
dai suoi cittadini, con cui dialoga continuamente, ma anche da tutti
coloro che lo chiamano per raccontare cosa è successo a Ponte nelle
Alpi.
L’appuntamento per l’intervista con l’Assessore Orzes è alle 8:30 del mattino. “A quell’ora sono già in Comune”
dice lui al momento di decidere l’orario. La Rai è appena stata a
girare un servizio in paese e le interviste cominciano a essere una
piccola consuetudine da queste parti. L’approccio concreto e sincero
alle cose, quello no. Quello sembra affondare le radici in questa terra
aspra. “In alcune situazioni, dire no è importante ma altrettanto lo è proporre un percorso diverso e alternativo:
la gente non ha voglia di ascoltare idee semplicemente giuste, ha
voglia di sentirsi dire che quella è la migliore idea possibile. Quando
lo si dice in modo sincero, pubblicamente e dimostrando una gestione
efficiente dei servizi, le persone si dimostrano assolutamente
disponibili a cambiare atteggiamento”.
Nel 2004, la percentuale di raccolta differenziata
raggiungeva il 20%. E il servizio di igiene urbana era una voce di
costo che pesava per il 57% sul budget comunale. Nel 2007 una delibera
attua un piano per la gestione del ciclo di rifiuti a partire da
tre punti: il passaggio della TARSU da tassa a tariffa così come
indicato dal Decreto Ronchi; il passaggio dalla raccolta dei rifiuti
tradizionale con cassonetto stradale di prossimità alla raccolta
differenziata spinta (porta a porta); la creazione di una società
multiutility a totale partecipazione pubblica, per la gestione
dell’intero nuovo sistema. Già nel 2009, la percentuale di rifiuto secco indifferenziato che veniva portato in discarica era stato ridotto dell’88,4% a fronte di un abbattimento dei costi generati dal trattamento e smaltimento da 457mila Euro del consuntivo 2007 ai 55mila Euro del 2009.
Con i soldi risparmiati è stato impiegato nuovo personale e messo in
attivo un Ecocentro dove possono essere portati tutti quei materiali che
non rientrano nelle quattro categorie standard: umido, plastica, vetro e
lattine e carta. Da quest’anno anche l’olio da frittura, dannoso per le falde, è rientrato tra i materiali speciali trattabili e quindi da non gettare.
La prima obiezione che viene da fare a cotanta
efficienza è che per una piccola comunità è più facile organizzarsi e
mettere in piedi un sistema integrato. Ezio Orzes conferma che in Italia manca l’esempio di una grande città
in grado di raggiungere i livelli minimi richiesti da Legambiente – 60%
di differenziata – sebbene nel mondo esistano modelli come San Francisco, dove oltre il 70% dei rifiuti viene differenziato. “Ogni
territorio richiede interventi puntuali e cuciti in maniera sartoriale
che, a volte, necessitano di una comprensione approfondita delle
dinamiche locali. Il problema del nostro Paese, però, non è la varietà territoriale ma l’incapacità di fare scelte
e di portare all’attenzione dei cittadini delle proposte. Se ci
pensiamo bene l’Italia è costituita per l’85% di paesi e dunque di
realtà che con le dovute differenze potrebbero replicare l’esempio di
Ponte nelle Alpi. Eppure ciò non accade.”
Tranne che nel Tri-Veneto. A confermarlo è il dossier dei Comuni Ricicloni che testimonia come nel Nord-Est si concentrino la maggior parte dei comuni virtuosi d’Italia. La ragione è facile da rintracciare ed Ezio Orzes la spiega così: “Una gestione integrata del rifiuto crea una filiera
che nasce nelle case dei cittadini e viene alimentata nei vari passaggi
produttivi, generando valore ogni volta. Alimentare la filiera diventa
quindi un vantaggio per tutta la comunità locale
che ne giova sia da un punto di vista ambientale sia economico. In
Veneto ci sono circa 200 aziende che trattano materiale differenziato.
Tra queste, ce ne sono alcune da oltre mille operai. Ma anche i
dipartimenti universitari e i centri di ricerca sono coinvolti. Tutti
sollecitati a crescere dalla garanzia di poter contare su materiali post-consumo con caratteristiche omogenee. Io vedo in questo settore una delle componenti più attive del Paese. Peccato che la politica non se ne accorga.”
Se l’attuale classe politica, dunque, conferma lo
scollamento rispetto alla società civile è a quest’ultima che
l’Assessore Orzes continua a rivolgersi, forte dell’ascolto che ne
ricava. Specie ai più piccoli. “Ritengo che le scuole siano un passaggio strategico importante.
I ragazzi devono sapere ciò che viene fatto nelle amministrazioni
pubbliche, ma soprattutto devono imparare ad assimilare la normalità di
certi comportamenti: a Ponte nelle Alpi differenziano in classe e
puliscono il cortil,e per esempio”. Genitori, zii e nonni sono chiamati a non fare da meno. “Del resto, in casa si buttano sempre le stesse cose, quindi, una volta imparato il meccanismo è facile renderlo automatico – continua l’Assessore Orzes -.
Dal canto suo, l’Amministrazione ha cercato di trovare i centri
specializzati al trattamento di ben trenta materiali speciali, così da
poter terminare il ciclo del rifiuto e garantirne la rinascita”.
La tentazione è pensare che amministratori di
questo genere siano tanto rari da farci invidiare i pontalpini, eppure
esistono, anche se non sono sui giornali. “L’elemento che caratterizza lo spirito civile che ci muove – conclude Orzes - è la
capacità di pensare un futuro desiderabile e la concretezza e coerenza
delle azioni quotidiane con cui si cerca di renderlo reale”.
Pamela Pelatelli
fonte: www.greenme.it