Il vincitore del Goldman Environmental Prize, racconta come la strategia "Rifiuti zero" da protesta locale sia diventata un modello nazionale per la raccolta e il recupero dei rifiuti
La storia di Rossano Ercolini e della sua battaglia contro la costruzione dell’
inceneritore
a pochi passi dalla scuola elementare dove insegna, è una straordinaria
testimonianza di come la cittadinanza attivandosi può arrivare ad
influenzare la politica andando
contro interessi e poteri forti. Come quelli che ruotano attorno ai
rifiuti.
Un racconto che non si conclude solo con il lieto fine
dell’accontamento del progetto: la strategia alternativa proposta da
Ercolini e dai cittadini infatti prevede una gestione diversa dei
rifiuti (
Rifiuti Zero) che in poco tempo diventa il
centro di un movimento che da Napoli a Milano coinvolge oggi sempre più
amministratori e cittadini. Un progetto talmente valido che nel 2013 è
valso al maestro di Capannori il
Goldman Environmental Prize,
una sorta di premio Nobel per l’ambiente. Tutto raccontato nel libro
dal titolo eloquente “Non bruciamo il futuro” edito da Garzanti.
Che effetto fa essere ricevuti dal presidente
Obama nel suo studio per essersi aggiudicati il premio internazionale
più importante per l’ambiente?
Un’emozione unica. Della
stanza Ovale ne avevo
sentito parlare fin da bambino ma pensavo fosse un luogo immaginario.
Tutto ciò mi da la forza e l’energia per poter portare avanti il nostro
progetto.
La sua storia e quella del Comune di
Capannori (Lucca) è straordinaria e dimostra che si può arrivare a
rifiuti zero. Come avete fatto?
A dire il vero a rifiuti zero non ci siamo ancora arrivati. Siamo all’
80% dello smaltimento
e ogni giorno cerchiamo di erodere qualche punto. Ma quello di azzerare
i rifiuti resta un obiettivo da raggiungere entro il 2020 quando
contiamo di arrivarci molto. Questo risultato è stato possibile per una
serie di combinazioni che hanno accumunato il no sostenuto da una
critica di massa
contro l’incenerimento dei rifiuti quando la regione Toscana voleva
realizzare un impianto nel nostro comune e due nella nostra provincia

s
Quindi ci sono delle alternative a inceneritori e discariche?
Non ci sono dubbi. Quello che una volta era un problema enorme cioè
lo smaltimento dei rifiuti che rappresentava la seconda voce nel
bilancio dei costi di un comune dopo il personale, ora non lo è più. Nel
comune di Capannori (che non è piccolissimo dato che ha 47.000
abitanti) questa voce si è drasticamente ridotta e anzi ha permesso di
liberare delle forze.
E poi nelle filiere del recupero soprattutto nell’industria cartiera di
cui questo territorio è uno dei distretti più importanti del mondo, ha
creato posti di lavoro. Oggi possiamo dire che si può fare a meno di
impianti e si può arrivare a chiudere quasi tutte le
discariche e smettere di costruire inceneritori.
Voi avete dimostrato che partendo dal basso si possono fare molte cose. Ma la politica cosa potrebbe e dovrebbe fare?
Noi siamo convinti di aver innescato un
processo dal basso
che in inglese si chiama bottom up col coinvolgimento della
cittadinanza attiva, con radici forti nel territorio. Un movimento che
una volta espanso ha incamerato elementi di
expertise su cosa
fare coi materiali. Ora è tutto pronto per andare a bussare ai palazzi
della politica. Siamo partiti dai comuni italiani 217 dei quali hanno
adottato la delibera rifiuti zero. Ma manca il
Parlamento anche se, dopo aver depositato oltre 86.000 firme per la
proposta di legge sui rifiuti zero,
a breve attendiamo l’invito da parte della commissione ambiente della
Camera per discuterla. Di qui a dire che il parlamento assumerà la
strategia rifiuti zero passerà molto tempo ma già questo è un grande
passo avanti. Contiamo anche sulla spinta dell’Ue che a luglio 2014 ha
approvato il pacchetto per l’
economia circolare e verso
rifiuti zero. Quello che dicevano le nostre utopie, quello che
proveniva dalla nostra vision di sognatori si sta ora materializzando.
In Campania è stato dimostrato che quando la
politica si impegna si possono ottenere dei risultati insperati come nel
caso della raccolta differenziata.
Sì è così. La tanto vituperata Campania è vicina al
50% di recupero dei rifiuti. Se non avesse le difficoltà di Napoli i dati sarebbero ancora maggiori. Ma lo stesso avviene in Sardegna. La s
ensibilità della classe politica può fare la differenza estendendo questo tipo di raccolta.
Però in nessuna delle grandi città dello Stivale, Milano a parte, si arriva al 50%..
Intanto Milano grazie al fatto di avere esteso la raccolta anche all’
umido
in tutto il territorio comunale dimostra che è possibile fare la
differenziata anche in una metropoli e non solo nei comuni piccoli e con
pochi abitanti. E non è un caso che il suo
modello sia studiato anche negli States
e che da San Francisco vadano a Milano a conoscere il suo sistema di
raccolta porta a porta. Ora speriamo che anche Roma si muova in questa
direzione: la stessa giunta Marino ha adottato la strategia rifiuti
zero. Però ci vogliono numeri e dati maggiori, bisogna capire gli
investimenti che si vogliono fare, le intenzioni di Ama. La voglia di
fare c’è anche perché
soldi non ce ne sono e i cittadini sono già abbastanza vessati.
In Germania le materie prime vengono
riutilizzate e i cittadini raccoglitori incentivati economicamente
quando riportano indietro prodotti fatti con materie prime difficili o
costose da reperire.
Ognuno di noi maneggia i rifiuti e ognuno di noi ha in mano le sorti del nostro pianeta. La nostra
industria manufatturiera continentale
non ha più materie prime che deve andare a estrarre altrove. In questo
il nostro paese dimostra di avere una leadership politica molto
arretrata. La politica deve essere riformata invertendo le modalità di
comunicazione passando dal
top down al
bottom up abbandonando burocrazia e dirigismo per ascoltare anche le best practises dal basso. Il
cassonetto è una miniera d’oro e la reintroduzione del cosiddetto
vuoto a rendere
è un passaggio fondamentale. A onor del vero bisogna dire che nella
legge di stabilità è stato introdotto questo incentivo anche se
purtroppo solo in via sperimentale. Noi con la nostra proposta di legge
torneremo alla carica per fare come in Germania per consentire al
cittadino di ricavare dal suo comportamento importanti
riscontri economici. I dispenser nei supermercati che prevedono riutilizzo di flaconi e bottiglie sono importanti ma ci vuole il vuoto a rendere.
Cosa fare per non bruciare il futuro allora?
Rifiuti zero è una rivoluzione e i
mass media
dovrebbero dare più attenzione a queste tematiche. Ci vogliono piani
regionali per il riciclo dei rifiuti che è l’unica industria che cresce
del 18% all’anno. Questo è il vero
job act.
fonte: http://wisesociety.it