Agricoltura e bioenergia non vanno più a braccetto, dopo numerosi studi si è capito che i biocarburanti non sono realmente sostenibili perché non riducono i gas serra e sottraggono terreno all’agricoltura, hanno bassa efficienza e limitata resa energetica.
Non sono efficienti, sottraggono terreno fertile all’agricoltura e non riducono l’emissione di gas serra. Frena l’entusiasmo sui biocarburanti, accolti negli ultimi anni come una vera ancora di salvezza, poiché ritenuti capaci di ridurre la dipendenza dalle inquinanti e costose materie prime fossili.Conferma questo scetticismo il prestigioso World Resource Institute che su questo tema ha appena pubblicato un interessante ed esaustivo dossier dal titolo: Avoiding Bioenergy Competition for food crops and land.
Secondo tale studio, la destinazione dei terreni e l’utilizzo dei raccolti per la produzione di biocarburanti non sostenibile, che in futuro potrebbe compromettere la richiesta di maggior cibo da parte della popolazione mondiale, in costante crescita.
È stato calcolato che la domanda alimentare nel 2050 salirà del 70% (rispetto al 2006), ma se le più importanti economie mondiali continueranno a portare avanti ambiziosi progetti di sviluppo dei biocarburanti, tale margine, già difficilmente colmabile, sarà destinato a salire al 90%.
Bassa efficienza del biocombustibile
Il World Resource mostra forti dubbi anche sull’efficienza dei biocarburanti di seconda generazione, quelli derivati dalla cellulosa, che possono utilizzare anche i residui e gli scarti dei raccolti. Generalmente, infatti, la loro produzione richiede di piantare prati e alberi a crescita veloce, che prediligono proprio i terreni fertili e relativamente pianeggianti destinati all’agricoltura. Anche in questo caso tali innovativi biofuel entrano in competizione con le colture alimentari, senza riuscire inoltre a garantire la stessa efficienza dei biocarburanti di prima generazione (per esempio quelli derivati dal mais), molto più produttivi.Altrettanto folle sarebbe pensare di utilizzare le foreste esistenti o di convertire le savane legnose per la produzione dei biofuel derivati dalla cellulosa. Ne pagheremmo il conto in termini di impatto ambientale e perdita di biodiversità.
fonte: www.tuttogreen.it