Le
analisi della Commissione europea sugli impegni ONU per limitare i
cambiamenti climatici non possono far altro che certificare un
fallimento
Adesso lo ammette
anche la Commissione europea. Gli impegni di riduzione delle emissioni,
assunti da 149 su 196 Stati membri della Convenzione quadro ONU sui cambiamenti climatici
(UNFCCC), sforano ampiamente il tetto limite dei 2 °C di aumento
“accettabile” della temperatura mondiale entro il 2100. Si va piuttosto
verso uno scenario che quantifica l’innalzamento della colonnina di
mercurio di +3 °C, se non di più. Il commissario europeo per il Clima e l’Energia, Miguel Arias Cañete, ha dichiarato
che «Secondo i nostri studi interni, implementando questi impegni ci
attesteremo sui 3 °C sopra i livelli precedenti la rivoluzione
industriale entro fine secolo. Se non facciamo qualcosa, se seguiamo il business as usual, l’aumento delle temperature sarà compreso tra i 3,8 e i 4,7 °C».
Questo significa che, se tutto, va bene –
e non è detto, visti i numerosi contrasti politici – l’accordo sul
clima in seno alla COP 21 permetterà di ridurre il riscaldamento globale di meno di un grado nei prossimi 85 anni.
I 149 Stati che hanno presentato gli impegni climatici coprono il 90%
delle emissioni globali, dunque è piuttosto facile tirare le somme: con o
senza il 10% restante, Parigi rischia di essere l’ennesimo fallimento.
L’obiettivo di dimezzare le emissioni globale entro il 2050 non è
contemplato dalla bozza di accordo diffusa all’inizio di ottobre, che somiglia più a una dichiarazione di intenti.
«I Paesi europei stanno lottando per un
obiettivo a lungo termine – si è difeso il commissario Cañete – Ma
abbiamo bisogno di un obiettivo intermedio al 2050 da utilizzare come
punto di riferimento per analizzarne le performance».
Le Ong che si battono per chiedere alla
politica internazionale degli impegni seri e vincolanti sul cambiamento
climatico, stanno denunciando l’immobilismo che circonda anche questo
appuntamento cruciale a Parigi, che dovrebbe guardare al prossimo
futuro. Si profila sulla COP 21 l’ombra di Copenaghen 2009,
l’ultimo tentativo fallito di raggiungere un accordo globale sul clima.
Il Commissario europeo sembra fiducioso che la cosa non si ripeterà, ma
le cose non cambiano: un pessimo accordo equivale, secondo gli
attivisti contro i crimini climatici, a nessun accordo.
fonte: www.rinnovabili.it