La
società civile che ha a cuore il presente e il futuro della Sicilia,
non
permetterà questo scempio.
Si
apprende dalla stampa della volontà del Governatore Rosario Crocetta
di introdurre nel Piano Rifiuti della Regione Siciliana sei nuovi
inceneritori di rifiuti. L’esatto contrario di quanto sosteneva lo
stesso Crocetta in campagna elettorale e di quanto aveva più volte
sostenuto in seguito. Ma gli inceneritori sono un’imposizione di
Palazzo Chigi con lo Sblocca Italia, a cui il governatore si adegua
con grave danno alla Sicilia e ai siciliani.
La
Regione Siciliana avrebbe potuto impugnare la legge 166/2014, la
conversione del decreto Sblocca Italia, così come hanno fatto altre
regioni come l’Abruzzo, la Campania, la Lombardia, le Marche, la
Puglia e il Veneto.
Ma
non lo ha fatto!

Sembrano
lontani i tempi in cui quattro mega inceneritori targati Cuffaro
furono contrastati dai cittadini siciliani, con tanto di esposto alla
procura della Repubblica. Un grande muro contro un progetto
scellerato, soluzione fortemente antieconomica che per alcuni,
invece, avrebbe costituito la soluzione al problema dei rifiuti in
Sicilia. La giustizia diede ragione alla società civile e a quei
cittadini che si opposero con motivazioni fondate nel rispetto della
legge e delle direttive comunitarie.
Ma
di che cosa ha veramente bisogno oggi la Sicilia? Semplice, di un
Piano Regionale dei Rifiuti impostato sulla raccolta differenziata
spinta e sul recupero di materia che si ispiri all’orientamento
europeo sull’economia circolare. Ora invece sembra di tornare
indietro nel tempo, proprio in quello sconfitto dalla ragione,
prevedendo l’utilizzo di una tecnologia obsoleta come quella
dell'incenerimento che bloccherebbe lo sviluppo di una gestione
sostenibile dei rifiuti e impedirebbe l’incremento di occupazione
che ci sarebbe, al contrario, nell’economia del riciclo e del
recupero.
Sembra
che la Sicilia ancora non si meriti di stare in Europa.
Sei
inceneritori di rifiuti previsti a Catania, Palermo, Messina e nei
bacini di Ragusa-Siracusa, Enna-Caltanissetta e Agrigento-Trapani
sono una follia.
Un
piano contro l'ambiente e contro l'economia.
Servono
certamente gli impianti in Sicilia, ma di sicuro non gli
inceneritori.
Bisogna
puntare su riciclo, recupero, riuso, riutilizzo, riduzione,
prevenzione.
Per
raggiungere il 65% di raccolta differenziata, come dichiara lo stesso
Governo, è innanzitutto necessario completare gli impianti di
compostaggio, in quanto l’umido rappresenta il 40% dei nostri
rifiuti.
Sappiamo
tutti che il forno dell’inceneritore brucia carta e plastica, tutto
materiale sottratto al riciclo che, attraverso i contributi CONAI,
potrebbe rappresentare un importante introito per i comuni.
Costruendo
un inceneritore questi preziosi materiali sarebbero bruciati con
grande e inutile spreco di danaro dei comuni e quindi dei cittadini.
Per
la frazione residua, che corrisponde al 35%, occorre riprogettare gli
oggetti e dispositivi che ad oggi non possono essere riutilizzati,
riciclati o compostati nell'ottica della responsabilitá estesa dei
produttori, elemento caratterizzante ed esclusivo della Strategia
Rifiuti Zero, ed in linea con quanto prevede la normativa.
Inoltre
la Regione difende il progetto dei sei inceneritori sostenendo che la
parte residuale dei rifiuti non è in alcun modo riutilizzabile e
quindi va ad incenerimento e che la normativa europea non consente
più di conferire in discarica. Restiamo attoniti che non si sia a
conoscenza che la direttiva sulle discariche vieta il conferimento
dei rifiuti del tal quale in discarica mentre non vieta di abbancare
in discarica la frazione residuale pretrattata che è destinata a
ridursi drasticamente con una seria pianificazione dell’impiantistica
necessaria.
E’
inammissibile, per finire, che non si tenga conto dei cittadini che
sono parte integrante del sistema di gestione dei rifiuti. I piani
calati dall’alto, senza tener conto delle vere esigenze del
territorio e della voce dei cittadini, hanno una ricaduta negativa e
sono destinati a ricevere opposizione da parte della società civile,
perché non condivisi.
Le
associazioni firmatarie non accetteranno quindi che le soluzioni
alternative di gestione dei rifiuti non vengano considerate e che si
vanifichi quello che già in molti comuni siciliani si sta mettendo
in pratica con importanti risultati in termini di percentuale di
raccolta differenziata e diminuzione dei rifiuti prodotti conferiti
in discarica.
Il
governatore Crocetta dovrebbe farsi forza e ricordare le promesse
elettorali di cancellare ogni ipotesi di inceneritori.
Noi
non dimentichiamo la parola data. La Sicilia deve diventare una
regione a Rifiuti Zero, attuando piani di raccolta differenziata
spinta e tariffazione puntuale che hanno già dimostrato la loro
efficacia altrove.
Pensare
a impianti obsoleti, costosi e pericolosi per l’ambiente, per non
parlare della ricaduta negativa sul turismo, non può che diventare
un suicidio politico.
La
società civile che ha a cuore il presente e il futuro della Sicilia,
non permetterà questo scempio.
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erre, rete per la sostenibilità Parma
fonte: http://aldocaffagnini.blogspot.it