Il
governo italiano, insieme a quello tedesco, spagnolo e austriaco, sta
tentando di impedire l’entrata in vigore dei nuovi test per i motori
diesel
C’è anche l’Italia fra gli Stati membri dell’Unione europea che tentano di frenare l’entrata in vigore di nuovi e più stringenti standard per le emissioni dei veicoli diesel.
Lo scandalo Volkswagen ha messo le ali ai piedi della Commissione
europea, che ha accelerato le tappe per l’aggiornamento dei test
ambientali per le automobili. La proposta, seppure molto annacquata
dalla pressione dei governi e delle lobbies dell’industria (Rinnovabili ne ha parlato qui), dà fastidio al nostro Paese, così come a Germania, Austria, Spagna e altri Stati dell’Est Europa.
Bruxelles ha chiesto agli esecutivi di
inviare una posizione scritta entro la fine della prossima settimana,
dopo che recentemente una valanga di sdegno internazionale ha travolto
la Volkswagen, sollevando serie preoccupazioni circa i meccanismi di
controllo del settore.
Al di là delle dichiarazioni pubbliche,
però, la maggior parte dei Paesi Ue sono contro l’adozione dei nuovi
limiti all’inquinamento dei motori diesel. La Commissione europea
ritiene la sua proposta «audace e realistica», dicendo che prende in
considerazione l’impatto delle nuove soglie sul settore automotive e sui
proprietari di veicoli più datati. Secondo la proposta dell’esecutivo
comunitario, i produttori di automobili dovranno iniziare a misurare i
livelli di ossidi di azoto (NOx) conducendo test su strada in parallelo a
quelli di laboratorio, aggirati dagli ingegneri Volkswagen. I limiti da
non superare nelle prove sul campo saranno gli stessi: 80 mg/km. Questo nuovo protocollo diverrebbe obbligatorio per tutti i nuovi veicoli a partire dal settembre 2017.
Ma contrariamente ad una prima proposta fatta nel 2012, la Commissione
ha ora intenzione di concedere uno sforamento fino al 60% dei limiti per
i primi due anni (fino al settembre 2019 ), così da agevolare
l’attuazione delle nuove norme.
Non si tratta dunque di una rivoluzione: per 4 anni ancora le case automobilistiche potranno infrangere le regole senza pericolo nell’Unione europea,
con il beneplacito di Bruxelles addirittura messo per iscritto.
Tuttavia, alcuni governi nazionali troveranno «difficile» accettare la
proposta, ammettono i funzionari della Commissione ad Euractiv,
dal momento che le emissioni possono aumentare fino al 400% quando
l’auto viene messa su strada. Sono proprio i Paesi con un forte settore
automobilistico ad opporsi alle nuove regole. Chiedono invece che venga legalizzato un margine del 330%.
Tra essi, soltanto la Francia sembra non essersi pronunciata, forse per
non attirarsi gli strali internazionali dal momento che Parigi ospiterà
la prossima Conferenza ONU sul clima.
L’esecutivo Ue sta cercando di ottenere il sostegno degli scettici per raggiungere la maggioranza qualificata in seno al Technical Committee for Motor Vehicles,
oscuro gruppo composto da esperti nazionali, i cui membri non sono
indicati in modo trasparente. Tuttavia, Bruxelles non sembra voler
continuare le discussioni durante la prossima riunione, prevista per la
fine di ottobre, e sembra pronta a forzare un voto. Se venisse a mancare
il sostegno necessario, il dossier lascerà le segrete stanze della
commissione tecnica per i veicoli a motore finendo sul tavolo del
Consiglio dei ministri dell’Unione europea, un fatto che potrebbe
contribuire ad esporre le posizioni degli Stati membri, rendendo il
dibattito più trasparente.
fonte: www.rinnovabili.it