Alla vigilia della Cop21 di Parigi, arriva un nuovo appello a disinvestire dalle fonti fossili da due economisti molto popolari: Thomas Piketty, autore del best seller internazionale Il capitale nel XXI secolo e Tim Jackson che di recente ha pubblicato il libro Prosperità senza crescita.
Quasi a fare eco ai due, una nuova ricerca mostra che scaricare gli asset fossili può essere una scelta economicamente conveniente
per gli investitori anche sul breve termine. Analizzando le performance
di 14 grandi fondi di investimento negli ultimi tre anni, la società di
ricerca canadese Corporate Knights ha infatti scoperto che se
questi si fossero liberati dalle partecipazioni nelle fonti sporche ci
avrebbero guadagnato non poco.
Una conclusione che sembra rispecchiare quanto emerge dal risultato annuale del primo indice “carbon free” redatto da MSCI, che ha battuto di netto, in quanto a rendimento annuale, l'indice globale “normale”.
“Questo è un momento raro e decisivo nella storia. Scienza, etica ed economia convergono
nel dare un segnale chiaro al mercato: verso i negoziati sul clima
della Cop21 gli investitori responsabili dovrebbero disinvestire dai
combustibili fossili”, si legge in una lettera che Picketty e Jackson hanno inviato al Guardian, quotidiano in prima fila nella battaglia sul fossil fuel divestment.
“In
un contesto di estremi climatici ed eventi meteorologici da record, il
capitale continua a riversarsi nell'esplorazione e nella futura
estrazione di energia sporca. Questi investimenti sono una scommessa in
un futuro in cui vaste riserve di carbonio potranno essere sfruttate,
una scommessa contro il benessere pubblico”, continuano i due economisti.
Nella
lettera, Piketty e Jackson citano la crescita del movimento globale per
il disinvestimento dalle fossili, che è arrivato a coinvolgere 400
istituzioni e 2000 individui, spostando capitali per 2.600 miliardi di dollari.
È
solo l'ultima presa di posizione di economisti famosi contro gli
investimenti in petrolio, carbone e gas: negli ultimi mesi abbiamo
sentito pronunciarsi a favore del fossil fuel divestment il premio Nobel Joseph Stiglitz e moniti sono arrivati dalla Banca Mondiale (che a dire il vero predica bene ma razzola male),
dalla Banca d'Inghilterra, da voci importanti del mondo della finanza
come HSBC, Goldman Sachs e Standard and Poor's oltre che – last but not
least – dall'Onu.
A convincere altri investitori a 'scaricare' le fossili potrebbero essere la ricerca di Corporate Knights e i risultati degli indici di MSCI che anticipavamo.
L'All Country World Index ex fossil fuels di
MSCI, indice azionario globale, dal quale vengono escluse 124 società
del carbone, del petrolio, a fine ottobre 2015, un anno dopo la sua
creazione ha fatto registrare un rendimento annuale del 6,5% contro il 4,1%, cioè quasi il 60% più alto, dell'ACWI ordinario, l'indice globale che include anche le fonti fossili (grafico sotto e allegato in basso).
L'analisi di Carbon Knights (lin in basso), invece, ha monitorato le performance di 14 grandi fondi di investimento,
confrontando i loro risultati attuali con quelli che avrebbero avuto
se, a partire da ottobre 2012, avessero escluso dal loro portafoglio le
azioni delle 100 compagnie più grandi dell'oil & gas, delle 100 più
importanti del carbone e delle compagnie elettriche che contano sul
carbone per oltre il 30% della produzione e avessero sostituito queste azioni con partecipazioni in aziende “verdi” già presenti nel portafoglio dei fondi stessi.
Quindi, i 14 fondi, disinvestendo, non solo non ci avrebbero perso, ma, anzi, avrebbero guadagnato nel complesso 23 miliardi di
dollari. Ad esempio la Bill and Melinda Gates Foundation avrebbe ora
1,9 miliardi di dollari in più, Wellcome Trust ci avrebbe guadagnato 353
milioni di $, il fondo pensione danese ABP avrebbe 9 miliardi in più,
mentre il canadese avrebbe guadagnato 7 miliardi.
Questi
segnali non hanno solo carattere economico-finanziario, ma avrebbero
forti impatti geopolitici, rallentando la pressione sulle riserve di
idrocarburi, uno delle chiavi di lettura della crisi del Medio Oriente,
che dopo gli attentati di Parigi ora stiamo toccando sempre più da
vicino.
- I risultati degli indici ACWI di MSCI (pdf)
- L'analisi di Carbon Knights
- La lettera di Picketty e Jackson
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