Cambiamenti climatici e terrorismo: il legame era stato previsto, ma nessuno ha agito


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Già nel 2011 si conoscevano i conflitti in Siria, che all'inizio colsero di sorpresa gli analisti di tutto il mondo. Oggi gli stessi analisti si ritrovano ad avere a che fare con territori occupati dall'Isis e una crisi migratoria senza precedenti almeno dalla Seconda Guerra Mondiale. Anche questa è una sorpresa?
L'instabilità attuale era già stata annunciata persino durante un briefing con gli Usa da parte di un diplomatico siriano, che parlava di “perfect storm”. Il presidente Bashar Assad ha messo sotto scacco democrazia e diritti umani per anni ma non è un segreto.
Le condizioni politiche che hanno condotto all'instabilità, insomma, sono ben note. Sappiamo anche che il Pentagono rifletteva 12 anni fa su questa situazione. Ma intervengono altri fattori a determinare poi la situazione disastrosa degli ultimi tempi. Per primo, la siccità. Nel 2006 la Siria è stata minata dalla peggiore siccità della sua storia moderna. Il responsabile è l'uomo, o meglio, l'attività umana che ha portato ai cambiamenti climatici. Come rimedio, il governo ha deciso di saccheggiare le falde acquifere, incoraggiando peraltro i contadini ad irrigare i campi, mentre i più piccoli subivano la situazione. L'agricoltura collassò e i raccolti non ci furono più.
In quel periodo, il rappresentante siriano alla U.N. Food and Agriculture Organization (UNFAO) chiese aiuti economici per assistere quei contadini e lo scandalo Wikileaks portò alla luce un retroscena: aveva predetto che, senza quegli aiuti, si sarebbe scatenata una migrazione di massa dal Nord Est della Siria che avrebbe moltiplicato le pressioni sociali ed economiche.
Ovviamente non possiamo dire che la siccità abbia generato l'Isis né la guerra, ma è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, un vaso già pieno. Il legame tra cambiamenti climatici e terrorismo è stato palese durante la COP21 di Parigi, quando ancora era freschissimo il ricordo degli attacchi dell'Isis nella capitale francese e, nel frattempo, ci si preparava a discutere dell'accordo globale sul tagli delle emissioni. Per il presidente degli Usa Barack Obama, cambiamenti climatici e terrorismo sono entrambi problemi che necessitano di risposte a lungo termine. In gran parte a farla da padrona nei discorsi dei big della Terra è la retorica. Ma il legame tra cambiamenti climatici e violenza è citato anche da esperti militari: i disastri ambientali acuiscono conflitti, instabilità e atti di terrore, in un'escalation potenzialmente infinita.
“La Siria è stata un campanello d'allarme. I governi devono chiedersi esattamente cosa ci fosse lì di poco stabile e cosa abbiano sbagliato. In particolare, si tratta di carenza di acqua e cibo, avverte Francesco Femia, direttore del Center for Climate and Security di Washington, D.C.
Intanto, la capitale dello Yemen, Sana'a, potrebbe essere la prima città del mondo a restare senz'acqua, secondo le stime potrebbe accadere già dal 2017 e a quel punto forse potrebbe essere tardi per provare a rimediare alla situazione.
Riassumendo, quindi: la mancanza di risorse (idriche, soprattutto) spinge le persone alla disperazione e le pone alla ricerca di risorse primarie, con la conseguente competizione per accaparrarsele; questo alimenta i conflitti (etnici, ad esempio) e i singoli sono più vulnerabili rispetto a soluzioni temporanee per risolvere la situazione; allo stesso tempo, in questo scenario, i terroristi assumono il controllo delle scarse risorse e quindi della popolazione.
Un quadro poco confortante a cui aggiungiamo un tassello: i cambiamenti climatici possono essere fermati, ma occorre impegno e non si tratta di risoluzioni dai risultati immediati.
A quanti altri esodi di massa di popolazioni disperate assisteremo nei prossimi anni?

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