Se la fusione tra Monsanto e Syngenta non è andata per il momento a buon fine, un accordo è stato invece raggiunto tra la DuPont e la Dow Chemical, gli altri due colossi della chimica Usa che operano in modo devastante anche nell’agricoltura. Le grandi multinazionali che controllano la produzione di sostanze agrotossiche e di sementi OGM vogliono espandersi in settori sempre più vasti dell’agro-business. Se le fusioni tra i giganti del settore non verranno fermate, avremo oligopoli che danneggeranno, peggio di quanto fanno già ora, la sola vera soluzione per alimentare le persone e proteggere il clima della Terra: la produzione contadina, decentralizzata, diversificata, con sementi proprie, quella che nutre la maggioranza della popolazione che abita il pianeta
Nel 1981, il gruppo ETC (che allora si chiamava RAFI) denunciò che le imprese agrochimiche stavano comprando quelle sementiere e che il loro obiettivo era sviluppare colture resistenti ai propri pesticidi, al fine di creare dipendenza da parte degli agricoltori e vendere più veleni, il loro commercio più lucroso. Ci hanno chiamati allarmisti, hanno detto che una simile tecnologia non sarebbe mai esistita: fino a quando, nel 1995, l’industria ha iniziato a piantare transgenici, esattamente quel tipo di sementi.
Fotografia da redsemillas.info
Monsanto, Syngenta, DuPont, Dow, Bayer e Basf, tutte nate come fabbriche di veleni, sono i sei giganti che controllano agrotossici, sementi e il 100 per cento degli OGM agricoli, espressione della fusione di entrambe le attività.
Poiché ormai non rimangono quasi più altre imprese, adesso si dedicano al cannibalismo.
Syngenta è il più grande produttore a livello globale di sostanze agrotossiche: per questo la ChemChina, industria cinese di agrotossici, ha fatto un’offerta per acquisirla, ma non c’è stato l’accordo sul prezzo.
Monsanto preme perché ha disperatamente bisogno di accedere a nuovi pesticidi visto che il suo prodotto di punta, il glifosato, è in crisi. In due decenni di transgenici, l’uso massiccio del glifosato ha generato la diffusione di 24 varietà di erbe infestanti ad esso resistenti che pongono enormi problemi agli agricoltori. L’aumento di cancro, gli aborti e le malformazioni neonatali nelle zone di coltivazioni OGM in Argentina, Brasile, Paraguay ha proporzioni epidemiche.
Che i figli dei contadini muoiano, non sembra importare alla Monsanto ma, nel 2015, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che il glifosato è cancerogeno negli animali e probabilmente negli umani: e questo sì, che è stato un colpo. Per questo e per molto altro, la Monsanto ha urgente bisogno di cambiare gli agrotossici, di cambiare nome per il suo enorme discredito e, se possibile, cambiare sede per evitare le tasse.
Immagine da hijosmadretierra
Ora il glifosato non funziona più, i suoi impatti sono molto gravi, però i mais OGM della Monsanto vanno associati a questo. Perciò l’impresa ha bisogno che venga autorizzata la loro semina in Messico, autorizzazione che le consentirebbe un respiro di sollievo consentendole di vendere le sue sementi obsolete, fin tanto che anche qui accadrà lo stesso: erbe infestanti resistenti, bassa produzione, sementi molto più care e brevettate, epidemia di cancro e deformazioni fetali. Tutto per contaminare con il transgenico il centro mondiale del mais, danneggiando gravemente il più importante patrimonio genetico, culturale e di agro-biodiversità del paese.
Dalla pagina soberania alimentaria
Anche se la Monsanto è il caso più evidente, tutti i giganti dei transgenici hanno le stesse intenzioni, con altre sostanze chimiche anch’esse molto tossiche. Tutti, però, si stanno scontrando con i limiti della loro stessa ambizione. Emergono così nuovi scenari per le corporation dove entrano in gioco altri settori, come le multinazionali di fertilizzanti e macchinari agricoli. Il gruppo ETC analizza questa situazione in un nuovo rapporto sulle fusioni tra imprese transnazionali: Breaking Bad: Big Ag MegaMergers in Play .
Secondo i dati delle vendite del 2013, il mercato mondiale delle sementi è stato di 39 mila milioni di dollari (mmdd), quello delle sostanze agrotossiche 54 mmdd, quello dei macchinari agricoli 116 mmdd e quello dei fertilizzanti 175 mmdd. La tendenza sembra essere che questi ultimi due congloberanno gli altri, creando uno scenario di controlli oligopolistici sempre più ampi. Per esempio, la multinazionale di macchinari John Deere ha contratti con cinque dei sei giganti degli OGM al fine di aumentare le vendite attraverso polizze di assicurazione che condizionano gli agricoltori ad usare le loro sementi, pesticidi e macchinari. Tecnologie di meccanizzazione, droni, sensori e dati metereologici sono anch’essi concentrati in tali imprese e vengono offerti nel pacchetto.
Se queste fusioni verranno consentite, andremo verso nuovi oligopoli che controlleranno sementi, varietà, pesticidi, fertilizzanti, macchinari, satelliti, dati informatici e assicurativi. E danneggeranno, con la contaminazione e in altri diversi modi, le reali opzioni per l’alimentazione e per il clima: la produzione contadina, decentralizzata, diversificata, con sementi proprie, che sono quelle che nutrono la maggioranza della popolazione.
Silvia Ribeiro
Ricercatrice del gruppo ETC
Fonte: comune-info.net