Sta facendo il giro degli addetti ai lavori l'articolo di Veronica Ulivieri su La Stampa - che qui riproduciamo - e che espone l'avvio del processo di autorizzazione per il ciclo delle bottiglie di plastica. Sei
grandi nomi del settore acque minerali e soft drink, che insieme
rappresentano circa il 31% del mercato (Ferrarelle, Lete, Maniva, Norda e
San Pellegrino-gruppo Nestlè Waters, insieme alla Drink Cup, azienda
che produce boccioni di acqua da cinque litri), con le tre imprese di
riciclo della plastica Aliplast, Dentis e Valplastic, hanno deciso di
realizzare un sistema per la raccolta e l’avvio al riciclo delle
bottiglie in Pet chiamato Coripet, autonomo e alternativo a Conai, il Consorzio obbligatorio degli imballaggi creato nel 1997 con il decreto Ronchi. La richiesta di autorizzazione ad operare, corredata da un dossier di 350 pagine con numeri e previsioni, è stata presentata al ministero dell’Ambiente, che ora è chiamato a esprimersi entro tre mesi. Per ulteriori chiarimenti abbiamo fatto due domande a Coripet.
I comuni li pagate?“Coripet ha presentato un impegno preciso al Ministero: nei primi 5 anni di esercizio, riconoscerà ai Comuni sempre 305 euro a tonnellata al posto di 281,70 pagati in media da Corepla nel 2014. Ma non solo. Vi saranno ulteriori benefici e risparmi di costi per i Comuni, perché Coripet farà pagare loro per la separazione e la gestione a fine vita della frazione estranea 195 euro a tonnellata, cifra inferiore al riaddebito medio Corepla per tale frazione estranea che è pari a 209 euro a tonnellata. ( art. 6.1.1.3 Alleg. Tecnico Plastica, All.9 ndr). Ecco dunque che i comuni che sottoscriveranno un accordo con Coripet potranno avere un maggiore introito di 23,30 euro/tonnellata ed un risparmio di 14,00 euro/tonnellata.”
Questo danneggerà il sistema Conai?
“Coripet si basa sul principio comunitario della responsabilità estesa del produttore e si inserisce nell’ambito del processo di liberalizzazione già auspicato dall’Antitrust a febbraio. Non è in alcun modo una sfida a Corepla (che peraltro tratta circa il quintuplo di quanto sarebbero le tonnellate delle bottiglie) o a Conai ma è la realizzazione di una filiera chiusa che permetta di fare nuove bottiglie da bottiglie usate. Per poter riciclare le bottiglie usate e farne di nuove, uno dei requisiti necessari, è non solo che siano raccolte attraverso una intercettazione selettiva, cioè tramite ecocompattatori, ma che siano anche tracciate, cioè che sia possibile risalire a dove e quando la bottiglia è stata raccolta. Con questa modalità Coripet punta ad installare circa 540 eco-compattatori all’anno in tutti i punti vendita che ne faranno richiesta.”
Di che plastica si parla?
“Sebbene si parli comunemente di plastica al singolare, e non di plastiche al plurale, in realtà ve ne sono di tante tipologie perché hanno differenti caratteristiche che le rendono adatte ad un uso piuttosto che ad un altro. I polimeri, il nome tecnico delle plastiche, maggiormente impiegati per produrre imballaggi sono due: il PE, polietilene, che può essere ad alta o bassa densità ed è adatto a flaconi per detersivi, shopper, sacchetti, pellicola per alimenti ed il PET, polietilentereftalato, che è usato per confezionare tra le altre cose i liquidi alimentari (acqua, bibite, latte fresco, olio di semi). Coripet si occupa solo e soltanto di bottiglie in PET, perché i nostri consorziati sono produttori di questa tipologia di imballaggio. Vale la pena ricordare, per dare una misura dell’ambito in cui opera Coripet, che nel 2014 l’immesso al consumo di imballaggi in plastica totale è stato di circa 2.100.000 tonnellate e di queste circa 400.000 tonnellate erano di Pet per bottiglie.”
fonte: www.ecodallecitta.it