La
lobby del petrolio ha minacciato il Commissario all’Energia di
delocalizzare se non avesse indebolito le leggi su clima e inquinamento
L’industria del petrolio ha ricattato la Commissione europea
riuscendo a indebolirne la legislazione sulle emissioni. Lo dimostrano
le lettere tra i vertici di British Petroleum e l’ex Commissario al
clima e l’energia, Guenther Oettinger finite in mano al Guardian. È l’ennesima prova schiacciante della cortigianeria dimostrata da alti livelli della governance comunitaria nei confronti delle lobby dell’industria.
Grazie ad una richiesta di accesso agli
atti, la testata britannica ha potuto leggere uno scambio del 2013 tra
il Commissario e un dirigente della BP. Il contenuto delle lettere aiuta
a capire molto di quanto è successo in Europa negli anni successivi.
L’Ue ha abbandonato o indebolito proposte chiave per aumentare il
livello della protezione ambientale dietro il ricatto di una deindustrializzazione del continente
da parte delle società petrolifere. Le Big Oil hanno minacciato
Bruxelles di delocalizzare la produzione e la raffinazione se le nuove
regole fossero state troppo restrittive.
Nelle 10 pagine che la BP ha inviato al Commissario Oettinger,
vengono criticati tutti i provvedimenti che l’Unione aveva in mente di
adottare per migliorare la qualità dell’aria, il settore dei trasporti e
dell’energia.
Ad esempio i vertici BP, come tutta
l’industria del petrolio, erano fortemente critici verso la bozza di
direttiva sulla qualità dei carburanti, che avrebbe scoraggiato
l’importazione di petrolio da sabbie bituminose.
Questo provvedimento, ha scritto BP a Oettinger, «rischia di
costringere le industrie ad alta intensità energetica, come la
raffinazione e petrolchimica, a trasferirsi fuori dall’Ue, con un
impatto altrettanto dannoso sulla sicurezza dell’approvvigionamento, i
posti di lavoro e la crescita».
Risultato? Nel 2014, la direttiva sulla qualità dei carburanti è stata stravolta.
Stesso discorso per le rinnovabili: BP era contraria ad ogni forma di
sussidio, soprattutto in Germania, così come al tetto per i
biocarburanti di prima generazione, inquinanti e nocivi. L’anno
successivo, l’Ue ha eliminato le sovvenzioni alle rinnovabili e alzato
la soglia dei biofuel.
Questo documento, in sostanza, traccia
un quadro preoccupante della capacità delle multinazionali di sovvertire
il processo democratico, di influenzare la Commissione europea e
minacciare la transizione energetica.
Nella sua risposta, Oettinger ha detto di condividere le aspettative dell’azienda riguardo alla garanzia che il TTIP, l’accordo di libero scambio tra USA e Ue, comprendesse esportazioni illimitate di greggio e gas.
fonte: www.rinnovabili.it