Riparare, aggiustare, riusare: sono parole chiave in un'epoca in cui
il consumismo manipola le nostre menti e ci porta a sprechi enormi con
enormi impatti sull'ambiente. Ed ecco che si stanno diffondendo i Repair
Cafè. Ora ne è nato uno anche a Roma.
In zona Conca d'Oro, a Roma, si trova Aggiustatutto, il primo Repair
Cafè in città. E' aperto tutti i pomeriggi dalle 17 alle 19,30 grazie a
tre amici che, da qualche mese, hanno deciso di mettere insieme le
loro competenze e passioni. L'obiettivo di questa vera e propria
officina sociale non è soltanto la promozione ecologica e ambientale,
attraverso il recupero e il riuso di beni di consumo, ma anche diventare
un vero e proprio spazio di incontro, di mutuo aiuto tra i soci e di
scambio culturale tra generazioni e culture. Nella prospettiva di un
ritorno ad uno stile di vita compatibile con l'ambiente, il recupero e
il riciclo diventano anche uno stimolo importante alla creatività e
all'immaginazione per adulti e bambini che danno nuova vita a oggetti
“da buttare” di ogni tipo.
Incontriamo Francesco Pelaia che nello spazio di Via
Val di Lanzo, 45, tra ferri da stiro, phon, frullatori, lampade,
giocattoli e una parete piena di attrezzi, ci racconta come è nato il
progetto.
Qual è il significato di uno spazio come questo?
Ogni giorno, nelle nostre città, vengono gettate enormi quantità di
oggetti, anche in buono stato. L’intento del Repair Café, è quello di
dare agli oggetti una nuova prospettiva di utilizzo. Molte persone hanno
dimenticato che è possibile riparare un oggetto o possono imparare a
farlo. Riappropriarsi della tradizione del recupero è fondamentale,
soprattutto considerando il periodo nel quale ogni azione a esso legata è
un piccolo tassello a contrasto della crisi. Le azioni promosse dal
Repair Café sono legate a un percorso sociale e culturale che mette in
luce le competenze, spesso dimenticate, delle persone di età matura che
possono trasmettere le proprie esperienze condividendo un obiettivo
comune: la riparazione di un oggetto. Questa pratica virtuosa ha
ricadute sull’ambiente grazie alla riduzione dell’utilizzo di materie
prime e quello di energie per produrre nuovi oggetti. Il riuso
contribuisce a ridurre le emissioni di CO2. Gli appuntamenti di
riparazione insegnano a vivere gli oggetti sotto una nuova luce. E,
ancora una volta, di apprezzarne il loro valore, divertendosi. Il nostro
progetto vuole offrire al quartiere ed alla città un luogo dove
attività artigiane “in via di estinzione” trovino spazio di espressione e
di condivisione e dove si possa praticamente lavorare, recuperare e
costruire manualmente.
A chi si rivolge il vostro progetto?
L'attività di Repair Café si rivolge a tutte le persone interessate a
riutilizzare tutti quegli oggetti che l'obsolescenza programmata rende
inutilizzabili o riparabili solo ad un costo troppo elevato oppure a
tutto quanto meriti una “seconda vita” affettiva ad un costo
ragionevole; sono benvenuti anche tutti coloro che siano curiosi di
“sapere come funziona” di “sapere come si fa” vedendo artigiani
all'opera o di cimentarsi partecipando al lavoro.
Come è nata l'idea di aprirne uno a Roma?
Sono stato sempre sensibile a queste tematiche, mi interessava molto
il discorso della decrescita. Ho conosciuto questa realtà nata in Olanda
e quindi sono partito per realizzarla insieme a due amici. Rodolfo
Uberti Foppa e Guido Bertoldi.
Che lavoro fai?
Vengo da un altro mondo. Ero un dirigente nell'industria aeronautica.
A un certo punto ho deciso di cambiare vita, nel 2007, e ho lasciato il
lavoro. Non mi piaceva più l'ambiente che frequentavo e quel lavoro che
non mi faceva stare bene. Con la liquidazione ho acquistato un
appartamento e ci ho avviato un Bed and Breakfast.
Come hai iniziato ad aggiustare le cose?
Ho sempre avuto una buona manualità ma ho iniziato proprio
occupandomi della manutenzione del Bed and Breakfast. Poi ho visto che
la cosa mi piaceva e ho iniziato a svolgere l'attività di riparatore. Lo
facevo nel garage di casa.
Come hai imparato ad aggiustare?
Mi è sempre piaciuto e mio nonno mi ha insegnato la maggior parte delle cose che so.
Quanto costa venire qui al repair cafè per far aggiustare un oggetto?
25 euro l'ora. Se hai bisogno di un intervento a domicilio non c'è
diritto di chiamata e si paga solo se la riparazione è di propria
soddisfazione.
Come si svolge la riparazione?
Si può chiedere di farla aggiustare oppure che venga insegnato ad
aggiustarla da sé. E' un'attività di recupero a basso costo. Spesso è il
ricambio che costa molto e talvolta proponiamo una modifica compatibile
con l'uso che si deve fare di quell'oggetto. Comprare un oggetto nuovo
quando si può riparare quello vecchio, è un enorme spreco di rifiuti e
di risorse che può essere evitato.
Spesso, dal punto di vista economico, conviene ricomprare una cosa nuova piuttosto che farla riparare.
Sì, è vero, ma altrettanto spesso le cose che usiamo hanno anche una
storia, un valore affettivo. Per esempio una lampada di famiglia che
nessun elettricista ti aggiusta e nessun professionista lo farebbe.
Venendo da noi, invece, questo si può fare e risolvere il problema.
Organizzate corsi per imparare a riparare?
Facciamo delle serate tematiche durante le quali le persone vengono e
provano a riparare un oggetto o a risolvere un problema di un impianto,
di un mobile, di una finestra in casa loro. Anche solo vedere, ad
esempio, una lavastoviglie o un altro elettrodomestico smontato o lo
scarico di un lavandino o un rubinetto ci può aiutare a capire come fare
quando si è a casa da soli e l'elettrodomestico in questione non
funziona o abbiamo una perdita d'acqua. Ci sono delle macroaree di
intervento. C'è una parte meccanica e una elettrotecnica. Poi c'è
l'idraulica, l'elettricità e la falegnameria. Insegniamo come verificare
cosa funziona oppure no. Ci sono parti molto comunemente soggette a
guasti e si impara come individuarle facendo prove e diagnosi.
Quanto costa un corso?
Le serate sono a offerta libera e vengono molte persone soprattutto
sull'idraulica. Per l'elettricità casalinga lo stesso. Per i grandi
elettrodomestici meno.
Dal punto di vista tecnico, gli elettrodomestici hanno delle aree simili per quanto riguarda la riparazione?
I motori elettrici hanno tutti una serie di problematiche comuni.
Spesso, per esempio, sono i fili di alimentazione che non funzionano,
quasi al 30 o 40 per cento. In particolare all'ingresso del filo di
alimentazione. Quindi si buttano spesso elettrodomestici che sarebbero
perfettamente funzionanti se cambiassimo semplicemente il filo. Cioè è
una riparazione di dieci minuti e con pochissima spesa. Cambiare la
cinghia del motore di una lavatrice, allo stesso modo, richiede non più
di 15 minuti.
Perché la maggior parte di noi non sa riparare?
Noi siamo stati educati a consumare e questa nostra propensione al
consumo fa sì che il recupero sia una controtendenza. L'altro aspetto è
che noi valutiamo molto il nostro tempo libero in termini di utilità
marginale. Il nostro tempo libero ha un valore enorme visto che è poco e
quindi tendenzialmente non vogliamo dedicarlo ad attività che siano
riconducibili ad altro lavoro. E' ormai la norma che si preferisca
spendere soldi piuttosto che perdere 30 minuti per riparare un oggetto.
Non si percepisce, però, che non si tratta solo del costo relativo
all'acquisto ma di un notevole costo sociale in termini di inquinamento e
di smaltimento dei rifiuti. Gli elettrodomestici in genere hanno un
impatto pesantissimo a livello ambientale. Anche perché ogni
elettrodomestico per essere smaltito deve essere smembrato in quanto le
sue componenti sono diverse tra rifiuti di plastica, elettrici,
elettronici, metallici. E' quindi complicato. Un frigorifero, ad
esempio, fa un volume di rifiuto enorme.
La riparazione può essere la risposta all'obsolescenza programmata?
Non sempre, purtroppo. I produttori fanno pagare in modo esagerato le
componenti di ricambio. Una scheda elettronica di un frigorifero costa
110 euro quando lo stesso frigorifero ne costa 200. Lo fanno perché a
loro conviene venderne uno nuovo. L'obsolescenza programmata esiste
proprio per fare in modo che gli elettrodomestici vengano regolarmente
ricomprati e non è un mito come molti credono ma la realtà. In Francia
esiste un progetto di legge a tutela dei consumatori proprio a sostegno
di tutto questo. Infiltrazioni, umidità, guasti possono esserci,
naturalmente, ma non sono tali da giustificare la quantità di casi. Sul
tema dell'elettronica purtroppo è difficile intervenire perché le schede
sono fatte in modo da rendere difficilissima la sostituzione delle
singole componenti. A un certo punto dobbiamo arrenderci anche noi.
Fate corsi per i bambini?
Abbiamo pensato di organizzare un corso a gennaio proprio per i
bambini con i giocattoli di Natale rotti. Sulle attività con i bambini
così come anche sulle altre nostre attività ci piacerebbe fare corsi
itineranti.
Quante persone si rivolgono al Repair Cafè?
L'idea piace a tutti ma poi dall'idea al fatto di iniziare davvero a
cambiare la mentalità dell'usa e getta il passo è lungo. In Olanda hanno
iniziato per esempio con un pullman itinerante.
Che cos'è la biblioteca degli attrezzi?
Vorremmo fare una libreria degli attrezzi. Si lasciano qui gli
attrezzi a disposizione di tutti. Quegli attrezzi che non ci servono
tutti i giorni. Così come anche tutti i tipi di cacciavite particolari e
professionali che restano qui a disposizione dei soci: frese,
decespugliatori, cacciaviti particolari che si usano raramente ma che
sono essenziali per riparare i nostri elettrodomestici. In questo modo
si evita di acquistare tutti la stessa cosa ma si mette in comune ciò
che si ha.
Quali altri progetti ci sono?
Un progetto con le persone disabili che vorremmo presentare presso le
varie sedi istituzionali. Un altro aspetto che ci interessa è
coinvolgere le persone anziane. Non solo per insegnare loro delle cose
ma anche per coinvolgerli come insegnanti di abilità che abbiamo perso.
Per quanto riguarda le donne?
Ci manca, in effetti, tutto un ambito che è sempre stato quello
femminile di riparazione degli abiti, di rammendo e recupero che si è
quasi completamente perso e che invece è essenziale recuperare.
Quello che fate può diventare un vero e proprio lavoro che dia un reddito per vivere?
Nel nostro caso no, non rientra per ora nei nostri obiettivi. E'
molto importante, però, pensare che per esempio attraverso i nostri
corsi molte persone, ad esempio giovani, immigrati, disoccupati possano
iniziare ad acquisire delle abilità da far crescere e che possano poi
essere incanalate in un percorso professionale futuro.
fonte: http://www.ilcambiamento.it/