Come anticipato in esclusiva da greenreport, è stata presentata una proposta di legge che mira a introdurre Incentivi
fiscali per favorire la diffusione dei prodotti in materiale riciclato,
istituzione dell’insegnamento dell’educazione ambientale e altre
disposizioni per promuovere la cultura del riciclo. Il testo della pdl, che vede come primo firmatario il vicepresidente della Commissione parlamentare sul traffico illecito dei rifiuti Stefano Vignaroli non è ancora stato ufficialmente divulgato tra le attività della Camera dei deputati,
ma la bozza di cui greenreport può disporre lascia intravedere una
proposta legislativa dalle ampie possibilità con l’obiettivo di
«rafforzare l’economia circolare, stimolando il riciclo in un settore
che attualmente non ha sviluppato le sue potenzialità di mercato».
«Oggi
– si spiega nella pdl – tra gli imballaggi raccolti in modo
differenziato nel nostro Paese, ve ne sono molti che trovano
un’immediata possibilità di riciclo e di mercato», ma al contempo
esistono «altri imballaggi per i quali la collettività sostiene
importanti costi che, senza adeguate politiche di impulso, trovano
notevoli difficoltà di riciclo e, più spesso, sono destinate al recupero energetico tramite la termovalorizzazione o allo smaltimento in discarica.
Tra queste frazioni, vi sono gli imballaggi in plastiche miste, il
cosiddetto plasmix». Non si tratta di una frazione minoritaria: come
mostrano i casi concreti dove il riciclo del plasmix è già realtà – come
nel bacino servito dalla toscana Revet – si parla di quantitativi che arrivano a superare il 50% di tutti gli imballaggi in plastica raccolti in modo differenziato.
Da
qui il paradosso tutto italiano: «Se, correttamente, il legislatore
italiano ha scelto che gli imballaggi in plastiche miste facciano parte
delle raccolte differenziate, riconoscendo implicitamente al recupero di
tali imballaggi un valore per l’ambiente, occorre che ci si faccia
carico di garantire l’effettivo riciclo». Si articola da queste premesse
la proposta di legge in oggetto, il cui «scopo prioritario» è quello
«incentivare una autentica economia circolare che trasformi le raccolte
differenziate in una fonte di materie prime seconde e, quindi, di nuovi
prodotti». Un’economia che vada oltre la mera raccolta differenziata e
aiuti a concretizzarne il fine, ovvero il riciclo effettivo.
In
altre parole, la pdl sostanzialmente si prefigge di incoraggiare la
rinnovabilità della materia (che finora nel nostro Paese non ha mai
ricevuto sostegno economico) come già fatto con la rinnovabilità
dell’energia, garantendo incentivi per la produzione di energia
rinnovabile.
A
tal fine, tra le principali iniziative previste dalla pdl, il testo
prevede l’introduzione di un «credito d’imposta per l’acquisto di
prodotti e arredi in materiale riciclato post consumo», una
«certificazione obbligatoria della Plastica seconda vita (Psv) ed
EuCertPlast», apposite »campagne di comunicazione istituzionale» e – non
da ultimo – la «pianificazione di interventi di riqualificazione in
aree pubbliche» attraverso l’istituzione di un fondo da 200 milioni di
euro annui presso il ministero dell’Ambiente per l’acquisto 2017 per
l’acquisto «a decorrere dal 2017» di prodotti «realizzati in materiale
riciclato post consumo derivati dall’attività di selezione delle
raccolte differenziate degli imballaggi in plastica».
Già
oggi infatti, come noto, la legge tenta di indirizzare gli acquisti
della Pubblica amministrazione – la cui spesa complessiva vale qualcosa
come 284 miliardi di euro l’anno – in senso ecologico, in modo da dare
fiato alla green economy. Eppure, i fatti dicono che nel 12,5% dei casi appena gli
acquisti della Pa vengono operati tenendo conto dei Criteri ambientali
minimi. La proposta di legge appena avanzata si ripropone di cambiare
finalmente le cose.
«Anche se non ho ancora avuto modo di leggere in dettaglio la pdl – conferma a greenreport il presidente della Commissione parlamentare sul traffico illecito dei rifiuti, Alessandro Bratti (nella foto)
– la sua filosofia è quella giusta, si tratta di un’iniziativa che va
assolutamente sostenuta». Non a caso il parlamentare dem, intervenendo all’Ecoforum organizzato da Legambiente, La nuova ecologia e Kyoto club a Roma,
ha sottolineato nel suo intervento la necessità di adoperare la leva
fiscale per aiutare concretamente il mondo del riciclo. Un’opera però
che non può fermarsi entro i confini italiani.
«Sul
tema fiscale si possono fare interventi nazionali – aggiunge infatti
Bratti – ma dovrebbe essere regolato a livello europeo per evitare il
rischio di drogare il mercato. Dobbiamo armonizzare il piano fiscale, da
un lato incentivando il recupero di materia e dall’altro eliminando
quelli che sono incentivi negativi», presenti in modo robusto anche in Italia: come documentato dal ministero dell’Ambiente, ogni anno il Paese spende infatti 16,1 miliardi di euro in sussidi dannosi per l’ambiente,
più di quanto ne impieghi per difenderlo. «Occorre una battaglia a
livello Ue su questi temi – conclude Bratti – perché senza leva fiscale
l’economia circolare rischia di non decollare».
fonte: www.greenreport.it