Sacchetti per frutta e verdura: Coop Svizzera lancia le Multi-Bag riutilizzabili in alternativa alle buste di plastica usa e getta


















L’arrivo dei sacchetti biodegradabili e compostabili per frutta e verdura scatterà il 1° gennaio 2018 e sono in molti a suggerire possibili alternative alle buste monouso fornite a pagamento dai supermercati. Le ipotesi sono varie e Il Fatto Alimentare ha provato a riassumere in questo articolo. Una bella iniziativa all’insegna del risparmio e della sostenibilità arriva dalla Coop Svizzera, che dal 6 novembre ha messo a disposizione buste riutilizzabili per frutta e verdura, chiamate Multi-Bag, in alternativa ai sacchetti di plastica distribuiti gratuitamente.
Si tratta di sacchetti a retina, riutilizzabili e lavabili in lavatrice a 30°C, su cui si possono attaccare e staccare le etichette con il prezzo dei prodotti acquistati. Per evitare di pagare anche il peso del sacchetto (27 g), basta pesare frutta e verdura sulla bilancia, imbustare e incollare l’etichetta sulla retina. In una sola busta si possono mettere prodotti diversi, ad esempio mele e banane o arance e cavolfiori e aggiungere le etichette con i prezzi .



Le Multi-Bag sono buste riutilizzabili, su cui si possono attaccare e staccare  le etichette con il prezzo della frutta e della verdura

Le Multi-Bag, certificate da Oecoplan e sostenute dal WWF, sono realizzate in Lenzing-Modal®, una fibra a base di cellulosa ricavata da legno di faggio sminuzzato. Questo materiale proviene dalla gestione sostenibile di foreste dell’Europa Centrale ed è certificato FSC (Forest Stewardship Council). Coop Svizzera vende a 4,95 franchi (circa 4,55 €) un set composto da 3 sacchetti (1,52 € l’uno).
Per offrire un’alternativa ecostostenibile alle buste di plastica usate sino ad ora, La cooperativa ha scartato l’ipotesi di sostituire i vecchi sacchetti di plastica con quelli biodegradabili.“Siamo scettici sull’utilizzo dei cosiddetti sacchetti di plastica bio per diversi fattori. – spiega Coop Svizzera –  I sacchetti di plastica biologici spesso sono prodotti con amido di mais, che fa concorrenza alla produzione di generi alimentari e di mangimi per animali. Quindi non derivano da agricoltura biologica, ma piuttosto da una agricoltura industriale non sostenibile e contengono una percentuale di plastica derivante da petrolio (essenziale per la resistenza). La definizione di  “bioplastica” suggerisce al cliente qualcosa che il prodotto non contiene.”
Dai supermercati Lidl arriva un’altra possibile soluzione al problema delle etichette del prezzo che non essendo biodegradabili dovrebbero essere staccate dalle nuove buste bio prima di essere utilizzare come sacchetto per il rifiuto organico domestico. La legge italiana che introduce i sacchetti biodegradabili per ortofrutta a pagamento non obbliga gli esercenti a utilizzare etichette compostabili. Nella catena di discount la questione non si pone: frutta e verdura vengono pesate alla cassa e il prezzo riportato direttamente sullo scontrino senza bisogno di attaccare bollini sui sacchetti.
fonte: www.ilfattoalimentare.it