Coreve: «Situazione paradossale con possibili problemi di decoro e
ordine pubblico in molte città, Roma compresa». A rischio la gestione di
oltre 27mila tonnellate di materiali
«Il recupero e riciclo della raccolta di rifiuti di imballaggi in
vetro nella città di Roma e in molte aree del Centro–Sud rischia di
entrare in crisi – dettaglia Franco Grisan, Presidente Coreve –
L’aumento della raccolta delle aree in ritardo, l’estate calda e il
grande afflusso turistico hanno aumentato la raccolta, che nei primi
dieci mesi è cresciuta nel Mezzogiorno di quasi il 14%, con punte di
oltre il 50% in Sicilia, 45% in Basilicata, 23% in Calabria. Questa
crescita ha anticipato le quantità affluite allo stabilimento Vetreco di Supino (Frosinone), saturando prematuramente la capacità produttiva autorizzata dalla Provincia di Frosinone».
L’impianto di Supino è stato inaugurato nel 2013 da tre realtà
industriali di primaria importanza nel mondo del vetro, Ardagh Glass,
Saint Gobain Vetri e Zignago Vetro con l’obiettivo di “migliorare
l’attività di reimpiego di rottame di vetro nella propria produzione”, e
oggi rappresenta uno dei più importanti impianti nel suo genere in
Italia: qui conferiscono rifiuti da imballaggi in vetro provenienti da
788 comuni (ad esempio il 54% dei rifiuti raccolti a Roma) e da 6
regioni del Centro e Sud Italia (Lazio, Campania, Calabria, Abruzzo,
Basilicata e Puglia), per una popolazione totale servita di oltre 10
milioni di persone. Il ciclo è più che virtuoso, considerato che il
vetro è un materiale riciclabile al 100% e all’infinito. Ora però questo
stesso stabilimento, “vittima” del crescente successo nella raccolta
differenziata del vetro nel Centro-Sud Italia, ha informato che, siccome
nei mesi di novembre e dicembre potrà ricevere solo 18.700 tonnellate
(mentre dovrebbe accogliere, se i conferimenti dovessero mantenere i
ritmi di ottobre, 46.000 tonnellate), continuerà a ricevere i rifiuti di
imballaggi in vetro finché gli è possibile, dopo dovrà fermarsi.
Rimarrebbero fuori dal computo oltre 27mila tonnellate di rifiuti che,
inevitabilmente, rimarrebbero lungo le strade di Roma e di molte città
del Centro-Sud.
Un rischio, questo, nato – come spiegano da Coreve – dalle differenti
posizioni espresse da organi diversi della pubblica amministrazione:
l’impianto, infatti, a suo tempo aveva ricevuto l’autorizzazione da
parte della Regione Lazio per raccogliere 400.000 tonnellate all’anno di
rifiuti di imballaggi in vetro, mentre quella ricevuta dalla Provincia
di Frosinone lo abilitava a trattare soltanto poco più di 200.000
tonnellate. Un limite questo che, visti i buoni risultati di raccolta al
Sud e i consumi prolungati dovuti al protrarsi della stagione calda, è
stato già quasi raggiunto a distanza di più di un mese dalla chiusura
dell’anno.
«Il paradosso di questa situazione – sottolinea Grisan – è che la
valutazione di impatto ambientale fatta dalla Regione Lazio
permetterebbe allo stabilimento di ricevere quasi il doppio delle
quantità attuali e che queste potrebbero tranquillamente aumentare del
50% semplicemente passando da una organizzazione a 2 turni ad una
stabile a 3 turni a parità di impianto, fra l’altro con aumento della
manodopera impiegata sia nell’impianto che nell’indotto. Questa
situazione ha dell’assurdo e potrebbe avere conseguenze molto gravi. Da
anni abbiamo messo in campo uno sforzo notevole per incrementare la
raccolta del vetro al Centro-Sud e ora uno dei più importanti
stabilimenti preposti al trattamento non può svolgere al meglio la
propria funzione per incomprensibili vincoli burocratici. Se chi di
dovere non farà quanto in suo potere per evitare il collasso del sistema
di raccolta, ci troveremo di fronte ad un possibile problema di decoro e
di ordine pubblico in molte città del Centro-Sud, Roma compresa».
Con il risultato che se la Provincia non dovesse rispondere
tempestivamente al sollecito ricevuto da parte di CoReVe (prima il 24
ottobre e poi il 3 novembre scorsi) e intervenire con le azioni
correttive necessarie, la conseguenza cui si andrà incontro nel giro di
pochi giorni sarà la necessaria interruzione del servizio pubblico di
raccolta in molte parti d’Italia. Un Paese dove il riciclo s’invoca ma
si ignora nelle sue dinamiche industriali, concentrandosi – quando va
bene – sulla sola raccolta differenziata senza domandarsi dopo
cosa accade. Un “equilibrio” precarissimo d’ignavia e disinteresse che
ad ogni scossone rischia di andare in frantumi, proprio come il vetro.
fonte: www.greenreport.it