INTERVISTA CON Antonio
Diana (Presidente e Amministratore Unico Gruppo Diana Ambiente) e
Vincenzo Conte (Responsabile commerciale Gruppo Diana Ambiente)
Quando ognuno di noi riempie il proprio ‘bicchiere di plastica’ con
l’acqua contenuta nella propria ‘bottiglia di plastica,’ non sa che c’è
una differenza enorme tra renderli poi un rifiuto differenziato ed un
rifiuto indifferenziato. Fare la raccolta differenziata è un primo passo
verso quella che in gergo viene definita ‘Economia Circolare’, elemento
indispensabile per un mondo sostenibile. Ma occorrono anche imprese,
organizzazioni capaci poi di valorizzare il risultato della raccolta
differenziata. Una di queste aziende è la SOCIETA’ RECUPERO IMBALLAGGI
(SRI) – che fa capo alla D&D HOLDING (Famiglia Diana). SRI e le
altre aziende del Gruppo, operano nel settore del recupero e del riciclo
dei rifiuti, nei servizi logistici e ambientali. La ‘missione’ è di
dare vita ad un nuovo modello industriale, basato sui concetti di
integrazione, responsabilità sociale, sostenibilità ambientale e
valorizzazione delle risorse locali.
La raccolta differenziata degli
imballaggi in plastica nel 2016 è enormemente cresciuta, registrando
960.000 tonnellate raccolte nei Comuni italiani (vale a dire il 6,9% in
più rispetto all’anno precedente). Ma non basta. Occorre fare di più.
Infatti, i vantaggi che un sistema di economia circolare può portare in
questo settore sono enormi: nell’arco di 10 anni, un risparmio di 7
milioni di tonnellate di CO2 nell’aria, 3.3 milioni di tonnellate di
imballaggi recuperati, una sensibile riduzione del ricorso a discariche
(0,8% nel 2015), 668 milioni di fatturato derivante da vendita di
materia prima recuperata e un indotto industriale stimato in 3 miliardi
di euro (Ricerca Athesys 2014).
Abbiamo intervistato Antonio Diana, fondatore, presidente e amministratore delegato della D&D Holding e Vincenzo Conte, responsabile commerciale della stessa.
Domanda 1. SRI (Società Recupero Imballaggi). Che cosa è e come è nata?
Domanda 2. Focalizziamoci sul core business di SRI. Come viene gestito il processo di recupero e la trasformazione dei rifiuti?
SRI è il punto di partenza di un ciclo di valorizzazione che si conclude con la creazione di nuove materie prime. SRI possiede un impianto in grado di trattare 180.000 tonnellate all’anno di materiali
(80.000 in plastica, 30.000 in carta e cartone, il resto in alluminio,
acciaio e vetro). Essa possiede tre linee di trattamento:
- selezione dei rifiuti di imballaggi mono e multimateriale (plastica, alluminio, acciaio);
- recupero dei rifiuti a matrice cellulosica (carta e cartone);
- selezione degli imballaggi in vetro.
SRI si colloca nel sistema CONAI
(Consorzio per il Recupero degli Imballaggi) grazie a specifici accordi
con i principali Consorzi di filiera.
Gli imballaggi di rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata dei vari Comuni nello stabilimento di SRI
SRI si è dotata di impianti moderni che combinano tecniche di selezione automatica e manuale, che
consentono di separare la plastica dalle bottiglie in PET, dai
contenitori per detersivi HDPE, dalle buste LDPE, dall’alluminio, dal
ferro, e dagli altri materiali. L’impianto ha una capacità di
trattamento di 14 ton/ora.
Gli impianti della SRI raggiungono
elevate performance a costi molto competitivi; superano i limiti imposti
dai sistemi manuali di cernita e sono già predisposti ai futuri
sviluppi della raccolta differenziata in Italia. Le sue linee di
selezione sono tra le più innovative in Italia (seconda in Europa).
CAPACITA’
Linea plastica, alluminio, acciaio 95000 ton/anno
Linea carta e cartone 45000 ton/anno
Linea vetro 40000 ton/anno
Imballaggi di materiale platico HDPE Processo di selezione manuale
(contenitori per detersivi) pronti per la trasformazione
Nastro del
materiale fine Separatori balistici con sistema di selezione ottico
Domanda 3. Che tipo di problemi incontrate nel processo di trasformazione della plastica in nuovo materiale?
Il processo di trasformazione della plastica incontra però alcune difficoltà: da una balla di imballaggi plastici, solo il 70% del contenuto diventa realmente materia plastica.
Questo, a causa degli imballaggi incompatibili con il riciclo:
poliaccoppiati, ad alto contenuto di poliammide, con etichette che
vestono interamente la bottiglia.
Le cosiddette sleeves label,
considerate una forma di packaging evoluto, rappresentano in realtà un
ostacolo per l’industria del riciclo, comportando una riduzione degli
indici di riciclabilità tra il 25-30%. Erreplast a questo proposito - si è dotata di un innovativo sistema automatico di rimozione di etichette sleeves al fine di ridurre l’impatto ambientale degli scarti.
Attualmente la Erreplast è l’unica azienda italiana che dispone di tale tecnologia chiamata delabeler. Grazie a questo impianto riesce a recuperare l’80% del materiale, riducendo così gli scarti e di conseguenza l’impatto ambientale.
Esempio di ‘etichetta sleeves’ Innovativo sistema
automatico di rimozione di ‘etichette
Domanda 4. Che tipo di prodotti è possibile ottenere con il vostro processo di selezione?
Il ciclo di valorizzazione si conclude con la creazione di nuove materie prime. Gli imballaggi da rifiuto pre e post-consumo diventano nuovi prodotti, necessari all’industria del riciclo per produrre materie prime seconde.
I prodotti ottenuti sono in particolare:
In particolare, il processo di valorizzazione si integra con una importante nuova materia prima: il PET riciclato. Esso è destinato alla produzione di fibra fiocco
per l’industria dell’auto e dell’abbigliamento. Grazie ad applicazioni
innovative, il PET riciclato può essere impiegato per la produzione di
contenitori tristrato, termoformati, blister, tappeti in poliestere etc.
- contenitori e bottiglie in PET incolore, azzurro, colorato, opaco;
- contenitori e bottiglie in plastica in HDPE;
- film LDPE;
- mix di imballaggi in PE;
- mix di imballaggi in PP;
- alluminio;
- ferro;
- contenitori in Tetrapack
Esempi di ‘materie prime seconde’.
Domanda 5. Oltre ad essere un’impresa impegnata nella sostenibilità e nell’economia circolare, applicate un codice etico che pervade tutta l’impresa. Perché, e in che modo, lo state sviluppando?
‘La Responsabilità Sociale
d’Impresa si configura per noi come la capacità di integrare le proprie
attività di business con il rispetto e la tutela degli interessi di
tutti gli stakeholder, dei partner commerciali e delle persone con cui
ci relazioniamo, con la salvaguardia delle risorse ambientali e la loro
conservazione per le generazioni future. In altre parole, la nostra
azione è volta a perseguire il business considerando il rispetto dovuto a
persone e cose’.
Dall’estratto qui sopra riportato dal
Codice etico adottato da tutte le società del Gruppo emergono i principi
che guidano le stesse nello svolgere il loro lavoro.
I destinatari del Codice Etico sono
tutti gli esponenti aziendali e i principali fornitori e partner ai
quale si richiede egualmente una condotta in linea con i suoi principi
generali.
Le aziende del Gruppo hanno adottato
alcune buone iniziative al fine di garantire un impegno per la
sostenibilità sociale e ambientale, come:
- il rinnovo del parco automezzi, assumendo
l’impegno di rinnovare ogni 3 anni il proprio parco automezzi, in modo
da disporre di veicoli a minore impatto ambientale e consentire
risparmio di emissioni CO2;
- la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili attraverso l’adozione di impianti fotovoltaici come fonte di energia alternativa;
- interventi di efficientamento energetico e di diagnosi continua;
- progetti di carattere sociale, sostenendo e partecipando ai progetti della Fondazione Mario Diana Onlus.
Domanda 6. Come riuscite a coniugare sostenibilità ambientale ed etica con la sostenibilità economica (capacità di ripagare economicamente gli stakeholder)?
Questo è uno dei
principali messaggi che vogliamo trasmettere. E’ possibile adottare un
modello industriale che coniuga i due aspetti. Il rispetto dell’ambiente di fatto porta ad una riduzione dei costi ed aumenta l’efficienza.
Questo rientra nella logica dell’economia circolare, in cui combattere
gli sprechi porta ad efficienza, riduzione dei costi e benessere
dell’azienda.
Un esempio concreto è il consumo energetico,
costo rilevante per l’azienda che lo riduce proprio attraverso
l’adozione di sistemi fotovoltaici. Altro esempio è l’adozione di un impianto di lavaggio innovativo
dotato di due sistemi di riciclo e filtrazione delle acque, utilizzato
nella fase di purificazione e risciacquo dei materiali plastici, che
consente di riutilizzare l’acqua fino ai limiti massimi di salinità,
permettendo di lavorare con meno di 3 metri cubi di acqua. Un analogo
impianto moderno senza questo sistema ne consumerebbe dai 13 ai 25 metri
cubi l’ora. Ancora, gli interventi di efficientamento energetico
attuati.
Domanda 7. Quali sono le vostre prospettive ed i vostri piani per il futuro?
In foto: (da sinistra a destra) Antonio Diana (Presidente e Amministratore Delegato di D&D HOLDING), Sofia Tramontano (Ricercatrice e scrittrice, volontaria presso l’associazione Long Term Economy), Vincenzo Conte, Responsabile commerciale.
fonte: http://www.lteconomy.it