L’ordinanza a favore di contenitori riutilizzabili di Berkely costituirà un esempio, un precedente di portata internazionale sulla potenzialità che la politica locale, (ma non solo), può esprimere nel regolare fenomeni culturali e sociali che portano ad aumenti inesorabili di imballaggi e articoli monouso.
A Berkeley è stata approvata l’ordinanza “Disposable-Free Dining” traducibile in “Pasti (da asporto) senza usa e getta” volta a ridurre il consumo di contenitori monouso che rappresenta una delle legislazioni più ambiziose mai emesse da una città.
Il Consiglio comunale di Berkeley, cittadina di circa 120 mila abitanti che si trova a 16 chilometri da San Francisco, sta lavorando agli atti preliminari per l’approvazione definitiva dell’ordinanza che entrerà in vigore nel luglio del 2020 ma che potrebbe stimolare nel frattempo delle adesioni volontarie da parte degli esercizi oggetto dal prossimo anno da una campagna informativa del comune.
L’ordinanza si è ispirata a provvedimenti simili adottati a Santa Cruz, Alameda, Davis, Seattle, Ft. Myers e Malibu in risposta ai preoccupanti livelli di inquinamento da plastica rilevati sulle coste californiane.
Secondo uno studio di Clean Water Action i rifiuti abbandonati nell’ambiente nella Bay Area sono per oltre la metà costituiti da contenitori vari di cibo e bevande da asporto (1).
Secondo uno studio di Clean Water Action i rifiuti abbandonati nell’ambiente nella Bay Area sono per oltre la metà costituiti da contenitori vari di cibo e bevande da asporto (1).
Rispetto invece alla produzione totale di rifiuti in California i contenitori usa e getta ne rappresentano il 25% del totale. I volontari di Shoreline Cleanuphanno raccolto nel 2016 sulle coste di Berkeley, Albany ed Emeryville : 5.826involucri di cibo, 2.156 cannucce e agitatori, 1.577 ( tra forchette, coltelli e cucchiai), e 3.269 imballaggi in polistirolo. Solamente a Berkeley il consumo di tazze usa e getta è stimato in 40 milioni di pezzi all’anno.
Le città della Bay Area si stanno inoltre impegnando a raggiungere al 2022 l’obiettivo imposto dal Consiglio Direttivo Regionale per le Acque di avere costantemente tombini e canali di scolo liberi dai rifiuti . Al pari di altre città e distretti industriali californiani Berkeley sostiene i costi di raccolta dei rifiuti inclusa la costosa pulizia degli scarichi dai detriti a seguito di eventi eventi meteorologici anche estremi come uragani e inondazioni.
Le città della Bay Area si stanno inoltre impegnando a raggiungere al 2022 l’obiettivo imposto dal Consiglio Direttivo Regionale per le Acque di avere costantemente tombini e canali di scolo liberi dai rifiuti . Al pari di altre città e distretti industriali californiani Berkeley sostiene i costi di raccolta dei rifiuti inclusa la costosa pulizia degli scarichi dai detriti a seguito di eventi eventi meteorologici anche estremi come uragani e inondazioni.
L’ordinanza di Berkeley segue una tradizione di iniziative intraprese dalla cittadina volte all’eliminazione di imballaggi e articoli come i sacchetti di plastica o i contenitori in polistirolo, già vietati nel 1986. La città che è impegnata in un percorso per arrivare a Zero Waste entro il 2020 ed è arrivata a riutilizzare in qualche modo il 75% circa degli scarti che produce.
“Gli articoli monouso monouso sono un problema locale e globale che assorbe risorse finanziarie enormi e causa pesanti ricadute ambientali”, afferma Sophie Hahn, membro del Consiglio municipale e sostenitrice dell’ordinanza che ha contribuito a redigere. “Come città che punta a Zero Waste, abbiamo raggiunto buone performance tra compostaggio e il riciclaggio, ma non è abbastanza. Dobbiamo iniziare a ridurre anche i nostri rifiuti “.
“Gli articoli monouso monouso sono un problema locale e globale che assorbe risorse finanziarie enormi e causa pesanti ricadute ambientali”, afferma Sophie Hahn, membro del Consiglio municipale e sostenitrice dell’ordinanza che ha contribuito a redigere. “Come città che punta a Zero Waste, abbiamo raggiunto buone performance tra compostaggio e il riciclaggio, ma non è abbastanza. Dobbiamo iniziare a ridurre anche i nostri rifiuti “.
L’ordinanza di Berkeley si spinge oltre rispetto a quelle a cui si è ispirata richiedendo che:
- stoviglie, contenitori e posate per cibo da asporto debbano essere riutilizzabili;
- tutte le stoviglie per cibo da asporto in alternativa a stoviglie riutilizzabili debbano essere approvate come riciclabili o compostabili dai programmi di raccolta della città;
- venditori di cibo da asporto debbano addebitare ai loro clienti 0,25 $per ogni tazza per bevande o contenitore monouso compostabile utilizzato;
- stoviglie, agitatori, tappi per tazze , tovaglioli e altri articoli monouso (compostabili) forniti insieme al cibo da asporto siano forniti solo su richiesta del cliente o disponibili da postazioni a libero servizio.
I cittadini hanno avuto la possibilità di esprimere il loro parere e proporre idee per una migliore riuscita del provvedimento attraverso una consultazione che si è chiusa qualche giorno fa.
Per favorire un’ottimale entrata in vigore del provvedimento che diventerà effettivo dal 1 luglio del 2020 sono previste delle tappe intermedie di coinvolgimento degli operatori commerciali che verranno interessati e che avverranno sotto la direzione del City Manager.
Per favorire un’ottimale entrata in vigore del provvedimento che diventerà effettivo dal 1 luglio del 2020 sono previste delle tappe intermedie di coinvolgimento degli operatori commerciali che verranno interessati e che avverranno sotto la direzione del City Manager.
Tra queste :
- Stabilire un programma un programma di mini-sovvenzioni una tantum gestito e finanziato direttamente dalla città o dai partner della comunità per aiutare gli esercenti a convertirsi all’uso di stoviglie riutilizzabili per i piatti consumati nei locali da lanciare entro il 1 ° gennaio 2020 (sei mesi prima della data in cui i requisiti “Reusable Foodware” diventeranno effettivi).
- Sviluppare e lanciare un programma entro il 1 luglio 2019 che fornisca assistenza tecnica agli esercenti per metterli in condizione di adempiere ai requisiti previsti dall’ordinanza. Tale programma sarà gestito e finanziato direttamente dalla città o dai partner della comunità per fornire assistenza tecnica agli esercenti interessati dall’ordinanza.
- Sviluppare e lanciare con vari soggetti partner della comunità come Rethink Disposables e StopWaste un programma “reusable takeout foodware” entro il 1 ° luglio 2021 che sarà a disposizione degli esercenti e consumatori di cibo da asporto.
Alcuni emendamenti in bozza all’ordinanza che devono passare per l’approvazione del Consiglio prevedono che sia possibile utilizzare contenitori per cibo da asporto compostabili che dovrebbero però essere gravati da un costo obbligatorio per l’utente che li utilizza sull’ordine dei 25 centesimi di dollaro, come già avviene per le tazze monouso. Per garantire che questi contenitori biodegradabili siano effettivamente compostati verrà sviluppato un programma per espandere e supportare il compostaggio.
RISPARMI ECONOMICI E AMBIENTALI
Da quando la Cina ha smesso lo scorso gennaio di accettare materiale usa e getta di bassa qualità e pulizia proveniente anche dagli Stati Uniti si è aperta una crisi nel settore del riciclaggio anche in California. “La maggior parte di questi contenitori non ha alcun valore commerciale negli attuali mercati del riciclo e pertanto le città devono spendere risorse per sbarazzarsene ” dichiara Martin Bourque, direttore esecutivo dell’Ecology Center, l’ente no profit che dal 1973 si occupa del riciclaggio dei materiali raccolti a Berkeley “Gran parte della plastica che viene spedita nel Sud-est asiatico sappiamo che può finire bruciata o dispersa nell’ambiente avvelenando le persone”.
Ridurre gli imballaggi usa e getta che sono costosi da gestire per la comunità rappresenta invece un risparmio sia per la città che per gli stessi operatori che possono ridurre i costi d’acquisto dei contenitori monouso passando a quelli riutilizzabili.
“Le aziende che sperimentano opzioni riutilizzabili sono spesso sorprese dei risparmi sui costi e della soddisfazione dei clienti “, afferma Samantha Sommer, che gestisce il programma “Rethink single -use” di Clean Water Action.
Da quando la Cina ha smesso lo scorso gennaio di accettare materiale usa e getta di bassa qualità e pulizia proveniente anche dagli Stati Uniti si è aperta una crisi nel settore del riciclaggio anche in California. “La maggior parte di questi contenitori non ha alcun valore commerciale negli attuali mercati del riciclo e pertanto le città devono spendere risorse per sbarazzarsene ” dichiara Martin Bourque, direttore esecutivo dell’Ecology Center, l’ente no profit che dal 1973 si occupa del riciclaggio dei materiali raccolti a Berkeley “Gran parte della plastica che viene spedita nel Sud-est asiatico sappiamo che può finire bruciata o dispersa nell’ambiente avvelenando le persone”.
Ridurre gli imballaggi usa e getta che sono costosi da gestire per la comunità rappresenta invece un risparmio sia per la città che per gli stessi operatori che possono ridurre i costi d’acquisto dei contenitori monouso passando a quelli riutilizzabili.
“Le aziende che sperimentano opzioni riutilizzabili sono spesso sorprese dei risparmi sui costi e della soddisfazione dei clienti “, afferma Samantha Sommer, che gestisce il programma “Rethink single -use” di Clean Water Action.
Uno studio realizzato dal programma Rethink Disposable, Stop Waste e la contea di Alameda ha stimato un risparmio per gli esercizi sui contenitori monouso che si aggira dai 1.000 ai 22.000 $ annuali.
Un sondaggio condotto dal Clean Water Action e Ecology Center nel 2017-2018 che ha interessato il 10% degli esercenti del settore del cibo da asporto ha rivelato l’esistenza di un forte sostegno del settore per una riduzione dei rifiuti da imballaggi usa e getta come misura necessaria per affrontare l’impatto ambientale. Anche se il 74% degli intervistati utilizza giornalmente prodotti usa e getta, o una combinazione tra articoli monouso e riutilizzabili, il 58% è favorevole ad un provvedimento che addebiti ai clienti il costo delle tazze da caffè e il 67% degli altri contenitori da asporto, sempre qualora tutti gli esercizi fossero obbligati ad addebitare lo stesso importo.
Anche l’utilizzo di stoviglie monouso a base di carta o altre fibre presenta problemi di ordine ambientale. Il sottile rivestimento in plastica aggiunto per rendere impermeabili questi manufatti biodegradabili ne contamina il compostaggio. Alcuni contenitori compostabili per alimenti utilizzano i PFAS Sostanze Perfluoro Alchiliche (acidi perfluoroacrilici) per le loro caratteristiche oleo e idrorepellenti che li rendono impermeabili . Si tratta di sostanze chimiche di sintesi che tendono ad accumularsi nell’organismo. Alcune di esse sono state associate all’insorgenza di tumori , sviluppo di malattie tiroidee, patologie fetali e gestazionali , ecc.
I PFAS negli imballaggi alimentari possono infatti trasferirsi negli alimenti aumentandone il livello di esposizione umana attraverso la dieta, e persistere nel compost anche dopo la decomposizione del contenitore.
I PFAS negli imballaggi alimentari possono infatti trasferirsi negli alimenti aumentandone il livello di esposizione umana attraverso la dieta, e persistere nel compost anche dopo la decomposizione del contenitore.
L’ordinanza è supportata da una coalizione di oltre 1000 organizzazioni locali, nazionali e internazionali che partecipano al movimento globale Break Free from Plastic (BFFP), tra cui Ecology Centre, Clean Water Action, UpStream, The Story of Stuff Project, GAIA (Global Alliance for Incinerator Alternatives), Plastic Pollution Coalition e Surfrider Foundation. Il coordinatore globale di BFFP, Von Hernandez, ha affermato: “La gravità della crisi globale dell’inquinamento plastico dovrebbe costringere le autorità politiche ad adottare misure per ridurre i rifiuti di plastica, specialmente per le applicazioni monouso di cui già esistono valide alternative meno inquinanti. Pertanto tutti i movimenti Zero Waste in tutto il mondo plaudono all’iniziativa di Berkeley, la sostengono e attendono con impazienza una sua adozione “.
IL MESSAGGIO CHE ARRIVA DA BERKELY
Questa ordinanza, oltre a portare sicuri benefici a Berkely costituirà un esempio, un precedente di portata internazionale, sulla potenzialità che la politica locale, (ma non solo), può esprimere nel regolare fenomeni culturali e sociali che portano ad aumenti inesorabili di imballaggi e articoli monouso.
Purtroppo la politica in genere, e un po’ a tutti i livelli, raramente investe risorse finanziarie e umane in politiche e programmi basati sui principi di precauzione e prevenzione. L’aumento dei rifiuti e dei costi per gestirli tende ad essere subito passivamente dagli enti locali e dai governi come un ineluttabile prezzo da pagare, in cambio di (presunta) maggiore occupazione e qualche zero virgola di aumento del PIL.
Purtroppo la politica in genere, e un po’ a tutti i livelli, raramente investe risorse finanziarie e umane in politiche e programmi basati sui principi di precauzione e prevenzione. L’aumento dei rifiuti e dei costi per gestirli tende ad essere subito passivamente dagli enti locali e dai governi come un ineluttabile prezzo da pagare, in cambio di (presunta) maggiore occupazione e qualche zero virgola di aumento del PIL.
Pertanto vari soggetti commerciali, dalle catene ai piccoli operatori locali di fast e street food, hanno ovunque il via libera nel scegliere imballaggi monouso che permettono di esternalizzare i costi del fine vita sui contribuenti, attraverso le bollette dei rifiuti. Un altro fenomeno che aumenta la produzione di rifiuti, anche se prevalentemente in cartone, è il commercio online. Anche per questo tipo di flusso di rifiuti esistono soluzioni riutilizzabili.
Nella prospettiva di un aumento dei rifiuti pari al 70% che la Banca Mondiale stima per il 2050 le città di tutto il mondo stanno già affogando nei rifiuti prodotti da imballaggi e beni dalla vita breve che sono spesso incompatibili con i sistemi di avvio a riciclo locali e nazionali e/o privi di sbocco come materiali secondari.
La recente direttiva europea SUP Single Use Plastics, che andremo prossimamente a commentare in modo approfondito, stabilisce il principio importante del “Polluters pay” che prevede che siano i produttori/utilizzatori di alcuni di questi manufatti monouso ad assumersi i costi della loro raccolta a fine vita e della pulizia ambientale delle aree dove vengono abbandonati.
Stabilisce inoltre che il consumo di questi manufatti debba essere ridotto attraverso misure che i paesi membri sono possono adottare in fase di recepimento.
E’ tempo che i decisori industriali e politici collaborino per trovare delle soluzioni a problemi che vanno ben oltre alle possibilità di intervento dei cittadini o dei singoli comuni o aziende. Servono quadri legislativi che incentivi le aziende a sviluppare servizi e prodotti sostenibili e circolari, che è la precondizione per permettere ai cittadini di compiere scelte sostenibili per default (o comunque facilmente) .
Nella prospettiva di un aumento dei rifiuti pari al 70% che la Banca Mondiale stima per il 2050 le città di tutto il mondo stanno già affogando nei rifiuti prodotti da imballaggi e beni dalla vita breve che sono spesso incompatibili con i sistemi di avvio a riciclo locali e nazionali e/o privi di sbocco come materiali secondari.
La recente direttiva europea SUP Single Use Plastics, che andremo prossimamente a commentare in modo approfondito, stabilisce il principio importante del “Polluters pay” che prevede che siano i produttori/utilizzatori di alcuni di questi manufatti monouso ad assumersi i costi della loro raccolta a fine vita e della pulizia ambientale delle aree dove vengono abbandonati.
Stabilisce inoltre che il consumo di questi manufatti debba essere ridotto attraverso misure che i paesi membri sono possono adottare in fase di recepimento.
E’ tempo che i decisori industriali e politici collaborino per trovare delle soluzioni a problemi che vanno ben oltre alle possibilità di intervento dei cittadini o dei singoli comuni o aziende. Servono quadri legislativi che incentivi le aziende a sviluppare servizi e prodotti sostenibili e circolari, che è la precondizione per permettere ai cittadini di compiere scelte sostenibili per default (o comunque facilmente) .
fonte: https://comunivirtuosi.org