Censis ha condotto un'indagine su un gruppo di persone appartenenti al mondo dell'impresa, delle libere professioni e dell'Università per comprendere il livello di conoscenza dell'economia circolare.
Alla domanda specifica, relativa al livello di conoscenza del significato di economia circolare,
- il 60,2% risponde di conoscere il significato anche se ancora in modo molto superficiale
- il 28,6% dichiara, invece, di averne un'esatta conoscenza
- l’11,2% afferma non solo di esserne a conoscenza, ma di esserne interessato sul piano personale o addirittura di occuparsene professionalmente di questo settore.
I più convinti delle potenzialità (e per certi versi dell’inevitabilità) della transizione verso la circolarità sono gli imprenditori e i liberi professionisti (32,6%), in posizione intermedia si collocano i funzionari pubblici e i dirigenti d’impresa (28,6%), un più diffuso scetticismo sembra invece attraversare l’ambiente accademico, dove solo il 19,2% dei docenti universitari e dei ricercatori ritiene di trovarsi di fronte ad un nuovo paradigma.
La stragrande maggioranza degli intervistati, il 73,6% del panel, ritiene che la transizione verso l’economia circolare non avverrà spontaneamente ma solo se e quando i decisori pubblici manifesteranno una preciso impegno politico in questa direzione. Un minoritario 7,6% degli intervistati, invece, si mostra ottimista, ritenendo che il mondo convergerà spontaneamente verso il nuovo modello circolare.
L’area della “resistenza” copre invece circa 1/5 del panel, comprensivo sia di chi ritiene che l’economia circolare rimarrà confinata in alcuni ambiti specifici (14,1%), sia di chi è convinto che l’efficienza a livello eco-sistemico non si tradurrà in un’analoga effienza sul piano strettamente economico.
Per quanto riguarda le condizioni ritenute “realmente abilitanti”, si evidenzia il ruolo importante attribuito, da un lato, alla crescita della sensibilità collettiva, dall’altro agli interessi reali di cui potranno beneficiare le imprese e i consumatori. Nel primo caso sono gli intervistati più anziani quelli maggiormente convinti della sua rilevanza, nel secondo caso, l’opinione è più presente tra le persone con meno di 44 anni d’età.
Decisamente inferiore l’interesse verso i meccanismi per disincentivare i processi produttivi lineari o per incentivare i processi circolari.
Tra i principali vantaggi di un’economia circolare gli intervistati elencano la salvaguardia dell’ambiente e del territorio, il risparmio energetico e la diminuzione nello sfruttamento e nell’uso di materie prime vergini.
Fra gli aspetti innovativi, invece, vengono indicati, in primo luogo, la possibilità di riciclare i materiali e i semilavorati (31,3%) ed il riutilizzo dei beni (22,3%).
Minore attenzione, almeno per il momento, viene data ad aspetti comunque strategici quali la disassemblabilità dei prodotti (13,7%), la progettazione ad hoc in grado di favorire la manutenzione continua (13,4%), la modularità (11,3%) e la riparabilità (7,9%).
Riguardo ai principali ostacoli che il nostro Paese può incontrare nel cammino verso la circolarità, la stragrande maggioranza delle persone coinvolte nel sondaggio (71,3%) individua nell’incapacità di accompagnamento politico e istituzionale il vero rischio di freno per la transizione.
L'economia circolare (e i suoi assunti fondamentali di riusabilità ed efficienza) viene facilmente associata e talvolta integrata con la sharing-economy, ossia con quel processo che si basa sulla condivisione di un bene piuttosto che sulla sua proprietà; il 40,5% del panel vede, infatti, nella crescita dell' economia della condivisione uno dei processi innovativi in grado di incidere positivamente sullo sviluppo della circolarità. A questo si affianca il processo di decarbonizzazione dell’economia attraverso l’uso crescente di fonti energetiche alternative, visto come un vero e proprio caposaldo fra gli obiettivi che si prefigge l’economia circolare. All’ultimo posto viene, invece, indicata la digitalizzazione dell’economia e dei processi produttivi.
In sintesi dal sondaggio emerge che l'economia circolare
- è ancora un tema poco dibattuto, me che riscontra un notevole interesse tra gli imprenditori che si mostrano interessati sia perché il nostro Paese è privo di materie prime e quindi utilizzare gli scarti si può mostrare anche economicamente vantaggioso, sia perché il connotato di "circular goods" può dare valore aggiunto ai nostri prodotti,
- si potrà affermare solo con il coinvolgimento massivo di tutti gli attori sociali in gioco, su questo punto particolarmente importanti risultano l’azione di indirizzo dei decisori politici, soprattutto a livello centrale, ed i comportamenti dei cittadini-consumatori,
- viene percepita come un'opportunità sia per le regioni del Nord che del Sud dell'Italia, in grado di operare non solo nelle tradizionali filiere di gestione dei rifiuti ma anche in quelle agricole e turistiche.
fonte: http://www.arpat.toscana.it