Frutta e verdura imperfetta, il movimento dell’ugly food contro lo spreco si diffonde anche in Italia

 

La lotta allo spreco, che interessa circa un terzo del cibo prodotto nel mondo, inizia anche in Italia a coinvolgere frutta e verdura imperfette, che nel mondo anglosassone vengono definite ugly food. Si tratta di un quantitativo enorme di vegetali ottimi dal punto di vista nutrizionale, ma non adatti alla grande distribuzione perché irregolari o fuori calibro rispetto a quanto imposto da alcuni regolamenti, e per questo quasi sempre buttati via direttamente dai produttori o, nelle situazioni migliori, utilizzati per alcuni mangimi animali. Da qualche anno, però, in diversi paesi è nato il movimento dell’ugly food, che ha lo scopo di valorizzare anche questi frutti e ortaggi, evitando loro di finire in discarica e anzi, raccogliendoli alla fonte, inserendoli nel mercato, soprattutto quello locale, a prezzi convenienti e facendoli anche diventare veicolo di una diversa consapevolezza del consumatore, come racconta Il Sole 24 Ore.
Due tra le esperienze più interessanti sono in corso a Milano, dove la start up Bella Dentro, attiva da due anni, dopo aver percorso tutta la città con un’Ape Car con la quale sono state vendute – e quindi salvate – 26 tonnellate di prodotti in un anno, sta per inaugurare il suo negozio in zona Caiazzo (in via Piranesi), e dare via all’e-commerce tramite il suo sito. 


La start up Bella Dentro, attiva a Milano, salva frutta e verdura imperfetta dalle aziende agricole e la vende a consumatori, ristoranti e gruppi di acquisto

Bella Dentro, fondata dai due giovani imprenditori Luca Bolognesi e Camilla Archi, raccoglie l’ortofrutta dalle cascine lombarde e soprattutto faentine e la fa confezionare dall’Officina Cooperativa Sociale di Codogno, dove lavorano molti ragazzi autistici e con deficit cognitivi, che diventano così protagonisti di un circuito virtuoso, come raccontato sulla pagina Facebook della start up. La frutta salvata viene venduta, oltre che per strada, anche a ristoranti e gruppi di acquisto solidale.

Nel settembre 2020, poi, Bella Dentro ha ricevuto un riconoscimento importante: la Menzione d’onore del premio Compasso d’Oro, uno dei più importanti premi internazionali di design assegnato ogni anno dall’ADI (Associazione per il disegno industriale), come progetto di eccellenza nel food design, per lo stile che Bella Dentro utilizza per promuovere le sue iniziative.

Ma oltre a Bella Dentro, a Milano opera anche Babaco Market, un servizio di consegne anti-spreco lanciato dal fondatore di MyFoody Francesco Giberti: nei primi tre mesi di attività, Babaco ha salvato 5,5 tonnellate di ortofrutta imperfetta, con un risparmio medio del 30%  rispetto al costo al dettaglio.


NaturaSì e Legambiente hanno lanciato la linea di frutta e verdura anti-spreco Cosìpernatura

Infine, sembra che anche la distribuzione più ampia inizi ad accorgersi delle potenzialità del mercato del cibo “brutto”: NaturaSì propone, in 500 punti vendita, frutta e verdura della linea Cosìpernatura, un progetto lanciato con Legambiente grazie al quale si può acquistare frutta e verdura imperfette con con il 50% di sconto.

Le prime aziende a vendere prodotti ortofrutticoli brutti e imperfetti (tra le quali la Misfits Market, la Imperfect Produce e la Hungry Harvest) sono nate negli Stati Uniti qualche anno fa, e il loro successo è stato immediato, anche grazie alle riduzioni di prezzo simili a quelle che si vedono in Italia, dell’ordine del 30-50%. Va detto che tra gli ambientalisti americani c’è chi critica queste aziende perché non contribuirebbero a cambiare il modo industriale di produrre il cibo che, al contrario, terrebbero in piedi, per di più guadagnandoci. Tuttavia, fanno notare in molti, in attesa che il sistema cambi, start up e aziende di questo tipo rimettono sul mercato tonnellate di cibo a elevato valore nutrizionale che andrebbero perdute, aiutando i piccoli produttori a sopravvivere grazie a ciò che guadagnano con gli scarti; con i profitti, questi stessi agricoltori, non di rado in difficoltà economiche, possono invece investire e creare lavoro, facendo upcycling (questo il termine usato per definire il processo attraverso cui, oltre a non sprecare, si restituisce qualcosa che ha un valore superiore a quello del materiale di origine) grazie a frutta e verdura imperfette.

fonte: www.ilfattoalimentare.it


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