Non sprecare sbarca al cinema. Ho visto due film, molto diversi tra loro per i temi trattati ma con una identica traccia narrativa: lo spreco nelle sue possibili declinazioni. Il primo è un film, intitolato Food, a cura di Marco Rusca con la collaborazione di Veronica Carbone e di Lester Pathmaperuma che racconta il fenomeno dello spreco di cibo nel mondo. Le scene sono filmate da 23 giovani registi di altrettanti paesi e arrivano dai diversi continenti, quasi a ricordarci che il cibo perfettamente commestibile finito nella spazzatura sia un fenomeno globale.
Un esempio? Nei ristoranti cinesi quasi la metà dei piatti serviti durante pranzo e cena finisce nel cestino dell'immondizia. In America è il 30 per cento della spesa che viene gettato tra i rifiuti senza che nessuno muova un dito. E in Italia soltanto con il cibo sprecato nella catena della grande distribuzione si potrebbero sfamare, due volte al giorno, oltre 650mila persone. Già, sfamare. L'enigma del cibo sprecato è in questa contraddizione, che taglia in due il mondo: da un lato più di un miliardo di uomini e donne che soffrono la fame (in aumento negli ultimi anni) e dall'altro lo stesso numero di persone che invece ha problemi di salute legati all'obesità e all'eccessiva alimentazione. Due popoli e uno stesso destino, a ratificare come la globalizzazione, in fondo, ha aumentato le distanze tra ricchi e poveri, inclusi ed esclusi. E attraverso questo doppio binario si è infilata nel tunnel della Grande Crisi.
Food è un film intenso, forte, cosmopolita: molto più di un documentario che aiuta a riflettere. E in attesa che qualcuno decida di distribuirlo nei cinema e nei circuiti televisivi, è possibile acquistarlo per 6,99 euro attraverso il sito della Feltrinelli. Sono soldi non sprecati. L'altro lavoro invece è il cortometraggio Per troppo amore. Incompiuto siciliano realizzato dal gruppo Alterazioni Video (Pierluca Barbieri Marchi, Alberto Caffarelli, Andrea Masu e Iacopo Porfiri) e presentato al festival fiorentino Lo schermo dell'arte, il più importante festival cinematografico europeo dedicato all'arte contempornea. Le opere che scorrono nel film, tutte incompiute e tutti simboli dello spreco del denaro pubblico, appaiono appunto come dei lavori di artista. Anche se indignano per quanto testimoniano. Un parcheggio senza una via d'uscita, una diga di montagna laddove però non c'è acqua, un ponte sospeso nel vuoto, un teatro in costruzione da mezzo secolo. E ancora: la piscina olimpionica mai aperta perchè non a norma, lo stadio per 20mila persone in un paese di 19mila abitanti, lo scheletro di un centro polifunzionale costruito all'interno di un teatro antico. Siamo in Sicilia, terra di sprechi per eccellenza, ma il fenomeno delle opere pubbliche incompiute e pagate dai contribuenti è un vizio nazionale. In Italia, al momento, dal Veneto alla Sardegna sono state censite 400 opere incompiute, finanziate, pagate e mai entrate in funzione. Sono opere-fantasma, scheletri senza vita, simboli surreali dell'Italia sprecona.
fonte: http://www.nonsprecare.it