Raccolta differenziata scarsa rischio stangata per i sindaci

L’ATTUALE sindaco di Recco e il suo predecessore, i rispettivi assessori all’ambiente e il dirigente comunale responsabile del settore sono stati citati a giudizio dalla procura della Corte dei Conti per aver causato un danno erariale derivante dal mancato rispetto delle percentuali di raccolta differenziata dei rifiuti. I cinque, in caso di condanna, dovranno risarcire un milione e 200 mila euro.

Se per il danno economico originato dai maggiori tributi e dalle sanzioni per i quantitativi extra conferiti in discarica, si tratta del terzo processo del genere in Italia, per la prima volta nel nostro paese è stato, invece, contestato ai cinque “invitati” (l’invito a dedurre è l’equivalente dell’avviso di garanzia penale) il danno ambientale, pari a circa 80 mila euro. Il procuratore regionale Ermete Bogetti lo collega all’aumento illegittimo di rifiuti portati in discarica, che contribuiscono ad aumentare il «deterioramneto della risorsa naturale terreno, mediante l’introduzione di sostanze e organismi nocivi per l’ambiente e nell’immissione in atmosfera di gas nocivi».

Ma, aldilà di questi aspetti, l’inchiesta della Corte affidata ai finanzieri della Sezione Accertamenti Danni Erariali del Nucleo di Polizia Tributaria di Genova, rappresenta un vero e proprio terremoto per quasi tutti i comuni liguri visto che — e lo raccontiamo in queste stesse pagine — la nostra regione è all’ultimo posto tra quelle del centro nord per la raccolta
differenziata e al sud è superata anche dalla Campania.

Per quanto riguarda Recco verranno processati Gianluca Buccilli, sindaco dal 1999 al 2009, l’attuale primo cittadino Dario Capurro, l’ex assessore Stefano Bersanetti e il suo successore Franco Senarega, oltre al funzionario Franco Canovi. Gli anni presi in esame vanno dal 2006 al 2010 quando era in vigore una convenzione siglata nel 2003 tra il Comune di Recco e quello di Genova che affidava il servizio di raccolta e conferimento all’Amiu. Nel 2010, Recco ha assegnato ad un’altra società il servizio dopo lo svolgimento di una gara d’appalto.

La citazione della Corte contesta le bassissime percentuali di
differenziata. Se le leggi in materia stabilivano che per il 2006 e il 2010 i livelli minimi dovevano essere del 35% e del 60%, le statistiche di Recco fanno segnare rispettivamente dei miseri 11,89% e 22,83%. La colpa di amministratori e funzionari, secondo la procura è di aver «omesso di assumere qualsivoglia iniziativa atta a ricondurre la gestione dei rifiuti nell’ambito della legge.. promuovere azioni nei confronti di Amiu che in violazione del contratto... non ha rispettato i limiti minimi di legge di raccolta differenziata». I cinque sono difesi dall’avvocato Alessandro Ghibellini. L’ex gloria della pallanuoto locale è da tempo un consulente del Comune di Recco e di recente si è pure occupato di igiene urbana, ma in questo caso si smarca dal suo precedente ruolo, con un ardito dribbling al conflitto d’interessi, difendendo amministratori che sono accusati di aver procurato un danno proprio al Comune.

Nelle memorie difensive vengono citati vari aspetti, tra cui: la regolarità dell’appalto, la circostanza che la maggior parte dei comuni liguri siano fuorilegge, errata programmazione di Regione e Provincia, l’assenza di danno ambientale visto che la discarica è autorizzata, il costo maggiore della raccolta differenziata rispetto a quella indifferenziata. Obiezioni alle quali replica la procura punto per punto. Ad esempio con i dati del Rapporto Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale del Ministero per l’Ambiente) che «mostra inequivocabilmente come all’aumentare della percentuale di raccolta differenziata decresce il costo annuo complessivo della gestione dei rifiuti».

L’avvocato Ghibellini arriva anche a contestare lo scarso effetto deterrente della cosiddetta ecotassa (ossia l’addizionale del 20% per i rifiuti finiti in discarica «ove non siano conseguiti gli obiettivi minimi di raccolta differenziata previsti dalla legge»), perché troppo lieve. «E’ come sostenere — replica il procuratore Bogetti — che se il ladro ruba è perché la pena per il furto è troppo bassa e dunque non sussiste la responsabilità del ladro».

Non sprecate abiti, la Caritas vi dice come

Dalla prossima domenica possiamo tutti informarci, presso la nostra parrocchia, dove si trova il cassonetto giallo della Caritas per la raccolta degli abiti usati. E' uno spreco enorme di risorse e di opportunità che si registra in Italia: ogni cittadino getta nel cestino (e da qui poi nella discarica) qualcosa come 4 chili di abiti usati che non utilizza più.
E' come se ogni anno, svuotando una parte degli armadi, riempissimo 16mila tir di vestiti-spazzatura e li facessimo girare per il territorio. La Caritas ha organizzato una rete capillare di raccolta, con lo slogan "Dona valore", che coinvolge 40 diocesi in tutta Italia, con 50 cooperative sociali in campo. Gli abiti, una volta sottratti alla discarica, vengono donati ai poveri, venduti all'estero, destinati agli impianti autorizzati per il riciclo.
Risultato: solo lo scorso anno, con 1.200 cassonetti piazzati in 200 comuni, la Caritas ambrosiana ha raccolto e recuperato 8mila tonnellate di vestiti smessi dei cittadini milanesi. Mi raccomando: domenica quando andate a messa, o in qualsiasi giorno della settimana quando passate davanti alla parrocchia più vicina alla vostra abitazione, informatevi dove si trova il cassonetto giallo della Caritas. E donate gli abiti che, con l'inverno, pensate di non usare.

fonte: www.nonsprecare.it
 

Addio piatti usa e getta nelle mense scolastiche

Di mense scolastiche si parla spesso e il più delle volte in senso negativo per via di cattive condizioni igieniche o scarsa qualità del cibo. Questa volta, invece, le chiamiamo in causa per segnalarvi un’iniziativa green molto interessante promossa dalle scuole materne di Modena che abbandonano le stoviglie usa e getta a favore di piatti e bicchieri lavabili e quindi riutilizzabili.
Una vera e propria rivoluzione ecologica che, dopo la sperimentazione ben riuscita in tre plessi scolastici, proseguirà ora in altre diciotto scuole materne. Obiettivo principale: ridurre la mole di rifiuti. Riutilizzare gli stessi piatti e bicchieri permetterà infatti di risparmiare la produzione di 56,5 chilogrammi di plastica al giorno, circa 10,7 tonnellate all'anno.
Le scuole primarie modenesi che prevedono il servizio mensa adotteranno invece le stoviglie in polpa di cellulosa, totalmente riciclabili. Verranno risparmiati in questo modo fino a 146 chilogrammi di plastica al giorno. Il progetto da Modena potrebbe estendersi presto anche a Bologna. Il Consiglio comunale infatti ha già approvato un ordine del giorno per proporre la valutazione di nuove iniziative volte ad eliminare l’utilizzo delle stoviglie di plastica usa e getta non riciclabili.
Un’iniziativa importante per insegnare ai bambini, fin dalla più tenera età, quanto sia importante Non Sprecare e quanto sia fondamentale sviluppare un modo di vivere basato sulla cultura del riciclo e della sostenibilità e non sullo spreco di risorse.

fonte: www.nonsprecare.it
 

IN NATURA I RIFIUTI NON ESISTONO.

In Natura il concetto di rifiuto non esiste: tutto ciò che viene scartato, se ha caratteristiche naturali, viene assorbito dall'ambiente e rimesso in circolo; questa è la lezione che dobbiamo imparare dall
a natura: produrre oggetti e beni che possano essere assorbiti dall'ambiente una volta terminato il loro utilizzo.
Ma fino a che ciò non sarà possibile, dobbiamo abituarci a valorizzare, anzichè gettare, i rifiuti che produciamo.
I rifiuti sono troppo preziosi per essere semplicemente buttati via: con una gestione oculata è possibile “re-iniettarne” il valore nell’economia. Bisognerebbe parlare di “economia circolare”, ovvero di un sistema produttivo in cui le stesse risorse vengono utilizzate più volte, facendole girare attraverso il riuso ed il riciclo.
 

La crisi depenna il clima, ma il clima non si dimentica di noi

Dallo scioglimento dei ghiacci, agli eventi metereologici estremi sempre più frequenti, gli effetti del riscaldamento globale si fanno sentire sempre di più. Ma i grandi del mondo pensano solo alla crisi finanziaria, che si sta affrontando immergendosi ancora di più nel gorgo che l’ha creata. Ad esempio continuando a puntare sulle fonti fossili


Anche se se ne parla poco sui media, è bene tenere i riflettori accesi sul global warming. Nel mese di settembre 2012 si è registrato un nuovo inquietante record. La superficie dei ghiacci artici si è ridotta a soli 3,5 milioni di chilometri quadrati, la metà rispetto a 40 anni fa. Parallelamente la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera continua a crescere e ha raggiunto i valori più alti degli ultimi 800.000 anni. Nel 2012 si toccheranno i 394 ppm, 44 in più rispetto alla soglia dei 350 da non superare per evitare conseguenze catastrofiche al Pianeta. Analisi della Nasa confermano come le aree definite "extremely hot", inesistenti nel trentennio precedente, siano progressivamente cresciute raggiungendo nel 2011 il 12% della superficie non oceanica del nostro emisfero. Ma per i grandi del mondo, già riuniti a Rio a Giugno, la crisi finanziaria assorbe qualsiasi prospettiva di cambiamento a medio-lungo termine e, anzi, si affronta immergendosi ancora di più nel gorgo che l’ha creata.

Significativamente, la questione climatica è rimasta al di fuori della campagna per le elezioni presidenziali negli USA, mentre l’UE, al contrario, punta ad innalzare al 30% l’obiettivo di riduzione delle emissioni climalteranti al 2020 (ma ne avete sentito parlare tra uno spread e l’altro?). Anche la Cina, contando in modo sempre più incisivo sulle clean technologies (per esempio ha appena quadruplicato gli obiettivi sul fotovoltaico) potrebbe nei prossimi 2-3 anni ribaltare gli equilibri diplomatici consentendo di raggiungere un accordo per il post-Kyoto.
Quindi, i perduranti umori antiKyoto USA e il ritorno al petrolio e al gas della strategia energetica nazionale (SEN) proposta da Passera-Monti, non sembrerebbero proprio godere del plauso globale. In compenso, sulle sponde dell’Atlantico e su quelle del Mediterraneo le ascoltate lobbies energetiche propugnano una ostinata e irresponsabile azione di rimozione del tema del climate change. Alla domanda di un giornalista sul perché nei dibattiti con Romney non si fosse parlato di cambiamenti climatici, Obama ha risposto che “il moderatore non aveva sollevato il problema”! Quando poi l’uragano Sandy ha sovvertito l’agenda della campagna elettorale delle presidenziali, l’attenzione degli americani è stata focalizzata assai più sulla capacità di intervenire a riparare i guasti, che sulla lungimiranza politica di mitigarli prevenendoli.
L’attrazione finanziaria per il petrolio offshore e il gas da scisti bituminosi (shale gas) si concretizza in America in enormi nuovi investimenti delle grandi compagnie, mentre da noi i “tecnici” a Montecitorio guardano con favore ad un’Italia futura solcata da tubi, perforata da pozzi, costellata di rigassificatori. Eppure, i costi del rilancio del sistema energetico attuale con l’affinamento di possenti e pirotecniche tecnologie – perforazione dell’Artico, frazionamento delle rocce, giganteschi sistemi fissi e mobili di liquefazione e rigassificazione - sono spaventosi e non possono che aggravare la stessa crisi finanziaria in corso.

In un recente articolo "The social cost of carbon in U.S. regulatory impact analyses: an introduction and critique", Laurie T. Johnson e Chris Hope, due studiosi americani, affermano che ogni tonnellata di CO2, valutata a 21 dollari dall’agenzia intergovernativa USA, nei fatti pesa sui contribuenti dai 55 fino a 266 dollari, se si tiene conto dei costi sociali, rappresentati non solo dagli effetti del cambiamento climatico su ambiente ed economia, ma anche dai costi delle cure per le malattie polmonari o i giorni di lavoro o di scuola persi per questioni sanitarie dovute all'inquinamento legato ai combustibili fossili.
Il contributo antropico allo scatenarsi dell’uragano che la settimana scorsa ha colpito Haiti, Cuba, la Virginia e New York, viene esorcizzato, tacendo il fatto che in questo autunno Sandy ha incontrato temperature della superficie del mare al largo della costa orientale americana di quasi 3º C più alte del solito. Il che ha comportato una influenza diretta sulla intensità della tempesta, dato che l’atmosfera sovrastante l’oceano era più carica di energia e conteneva più umidità. Tacere perché? Ma per riprendere i lavori per il gasdotto per portare shale gas dal Canada al Texas. Per approvare che Putin investa con Gazprom 19 miliardi di euro per allacciare la Siberia a Vladivostok e servire i mercati asiatici. E per consentire che il progetto South Stream, sponsorizzato anche dai nostri governi (da Berlusconi a Monti), eluda gli obblighi in materia di antitrust e ambientale fissati dalla Commissione europea, mantenendo ad oggi segreto il percorso di attraversamento del territorio bulgaro dal Mar Nero verso le coste adriatiche.
Ma non si tratta solo delle grandi opere a dimensione geostrategica. Perfino a livello locale sono in corso colpi di mano: Le aree dell'hinterland ad Est di Milano sono a rischio trivellazioni petrolifere. La Mac Oil spa, una società -con sede legale a Roma- fondata nel 2007 e controllata dall’americana Petrocorp Inc. con esperienze di estrazione di shale gas - sta ricercando idrocarburi in una vasta area, comprendente ben 37 comuni in 5 diverse province (Bergamo, Cremona, Lodi, Monza Brianza e Milano). La richiesta di prospezione è stata prima accolta, nel febbraio 2009, dalla Commissione per gli idrocarburi e le risorse minerarie (Cirm) del ministero dello Sviluppo economico. Poi un ricorso al Tar del Lazio l’ha bloccata per due anni, fino a che la Regione Lombardia nel marzo del 2012 decide di escludere dalla Valutazione d’impatto ambientale il progetto denominato “Melzo”, firmando nel settembre di quest’anno l’intesa. Nell’area sono compresi “Parco Alto Martesana”, il Parco del Rio Vallone, una parte del Parco del Molgora e i Parchi regionali Adda Sud e Nord, aree di importante valenza paesaggistica e naturalistica, con presenza di risorse idriche strategiche, direttamente a contatto con le concessioni di coltivazione. D’altra parte le perforazioni in Lombardia e attorno a Milano non sono una novità. Per il campo di Malossa -il più profondo d’Europa, ubicato tra Cassano d’Adda e Treviglio - spunta addirittura un progetto pilota per lo stoccaggio sotterraneo di Co2, proposto dal gruppo Techint. Eppure, lo scorso 3 Novembre  si è riunito vicino a Cremona il “Coordinamento nazionale no triv” e il “Coordinamento comitati ambientalisti Lombardia” per denunciare nove stoccaggi attivi ed in progetto in un convegno dal titolo significativo: “La pianura padana sotto la “canna del gas”. Ma di giornali e Tv nemmeno l’ombra.
In questi giorni Leonardo Boff, filosofo, teologo e scrittore ha inviato una “lettera agli intellettuali del mondo” invitandoli ad un sapere “fatto di esperienza, che dia valore a quello che dice il popolo, che non sono parole, ma drammi e gridi. Un sapere costruito in maniera rigorosa e universale, in modo che tutti possano capire”. E non possiamo che ascoltarlo quando aggiunge che “Ci sono due gruppi di minacce. Una viene dalla macchina di morte che la cultura militarista ha creato disponendo di armi nucleari, e ricorrendo ad una tecnologia, che come visto a Chernobyl e Fukushima, non è mai in sicurezza. Il secondo gruppo di minacce deriva da quello che il nostro sviluppo industriale ha fatto negli ultimi 300, 400 anni, con la sistematica aggressione alla  Terra, ai suoi beni, le sue risorse. Siamo arrivati al punto di avere destabilizzato totalmente il sistema Terra, e l'evidenza di questo è il riscaldamento globale. Queste due minacce incomberanno sull'umanità nei prossimi decenni, e nessuno lo vuol credere, perché va contro il sistema di accumulazione, contro il capitalismo, contro le grandi aziende. Ma gli intellettuali che hanno un senso etico devono parlare di questo”.

L'efficienza energetica per dimezzare i consumi dell'industria

Quasi tutte le tecnologie per l’efficientamento energetico nelle industrie sono convenienti sulla base del costo del kWh risparmiato rispetto a quello acquistato. Si potrebbero dimezzare i consumi, ma ci sono ostacoli nella normativa e nella mentalità. Anteprima dell'Energy Efficiency Report redatto dall'Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano

L'efficienza energetica dell'industria italiana negli ultimi anni è peggiorata: i consumi si sono sì ridotti dal 2005 al 2011, passando dal 28 al 25% del fabbisogno energetico totale, ma non sono diminuiti tanto quanto la produzione. Eppure nel nostro Paese ci sarebbe il potenziale per dimezzare la bolletta energetica dell'industria, tagliandola per quel che riguarda la sola elettricità di 64 TWh entro il 2020. C'è il tema dell’efficienza energetica nei processi industriali come focus della seconda edizione dell’Energy Efficiency Report redatto dall'Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano. Un tema di grande attualità se si considera che la Strategia Energetica Nazionale (SEN) pone l’efficienza energetica come priorità, accreditandole circa 60 (33%) dei 180 miliardi di euro degli investimenti complessivi e 8 (57%) dei 14 miliardi di € di risparmio da conseguire sulla “bolletta energetica” dell’Italia da qui al 2020.
Nello studio, che sarà presentato mercoledì 21 novembre prossimo a Milano, ma che Qualenergia.it ha potuto leggere in anteprima, così come nella prima edizione che si era occupata dell'edilizia, si fa una ricognizione dello stato dell’arte delle tecnologie. Per ciascuna tecnologia si calcola il costo medio necessario per risparmiare (o produrre) un singolo kWh elettrico o termico considerando l’intera vita utile, comparandolo poi con il costo evitato dell’approvvigionamento da fonti tradizionali. Si valuta insomma quando convenga fare determinati interventi sia nel caso di sostituzione “obbligata” a fine vita della tecnologia precedentemente adottata, sia nel caso di sostituzione “volontaria” di una tecnologia ancora funzionante.
Se si guarda alla convenienza “assoluta”, ovvero alla differenza fra il costo del kWh risparmiato con un intervento di efficientamento e quello di acquisto dello stesso kWh da fonte tradizionale, quasi tutte le tecnologie per l’efficientamento energetico (inverter, rifasamento dei carichi elettrici e interventi sul sistema ad aria compressa, UPS ad alta efficienza, tecnologie di accumulo nel sistema ad aria compressa, sistemi per il controllo dinamico della pressione in un impianto di refrigerazione, cogenerazione con turbina a gas o motore a combustione interna, sistemi efficienti di combustione) risultano economicamente sostenibili in tutte le condizioni e anche in assenza di sistemi di incentivazione. Solo i motori elettrici ad alta efficienza e i sistemi ORC mostrano qualche problema di sostenibilità, ma con un trend di riduzione dei costi della tecnologia che lascia ben sperare per il futuro, anche prossimo, di queste applicazioni.
Anche se il tempo di rientro dell’investimento è in media piuttosto elevato – tra 3 e 7 anni – se comparato con le soglie massime di accettabilità tipicamente fissate dalle imprese per questo tipo di investimenti attorno ai 2 o 3 anni, il quadro sembra particolarmente positivo, tanto più nella particolare situazione di arretratezza del sistema industriale del nostro Paese in tema di efficientamento energetico, fanno notare dall'Energy & Strategy Group.
Se il potenziale di riduzione dei consumi industriali al 2020, per quel che riguarda la parte elettrica, è di circa il 50%, pari  a 64 TWh, gli autori del report ritengono “plausibile” che si riesca a ridurre almeno di 16 TWh. Perché dunque l'efficienza energetica nell'industria non sta dando quanto potrebbe? Le ragioni sono fondamentalmente due, ovviamente interrelate fra loro: il quadro normativo che nel nostro Paese sconta un ritardo significativo rispetto per esempio al benchmark europeo e la mancanza di una vera cultura dell’efficienza energetica – negli operatori industriali, ma anche nelle banche e negli istituti di credito

Dieci mosse per ridurre l'impatto degli imballaggi

Dieci mosse per diminuire l’impatto ambientale di imballaggi e non solo: l’Associazione Comuni Virtuosi, Italia Nostra e Adiconsum si rivolgono al mondo della produzione e della distribuzione per consigliare dieci gesti semplici e attuabili nel breve e medio periodo per diminuire l’impatto ambientale di imballaggi e non solo. Oltre ai promotori a sostenere questo progetto c’è un grande gruppo di enti locali,circa 300 tra associazioni nazionali e locali e singoli cittadini, richiedenti anche loro mosse tempestive a favore dell’ambiente. Questa iniziativa partecipa anche alla Settimana Europea per la riduzione dei Rifiuti (17-25 novembre), evento che vuole far risaltare l’esigenza di ridurre la quantità dei rifiuti, aumentare la produzione eco-compatibile e tanto altro. Secondo le stime della Banca Mondiale infatti la crescita della popolazione mondiale e lo sviluppo economico dei Paesi emergenti porterà nei prossimi 10-15 anni ad un raddoppio dei rifiuti solidi urbani ed un intervento per ovviare a questo grande problema è più che necessario. Non dimentichiamoci che l’industria del riciclo viene riconosciuta come uno degli assi portanti della green economy capace di creare un’occupazione 10 volte maggiore rispetto allo smaltimento in discarica e all’incenerimento.
Intanto per chi non vuole perdere tempo sono già disponibili le 10 tecniche per adoperarsi a favore dell’ambiente.
1) Sostituire tutti gli imballaggi non riciclabili;
2) Ridurre il peso degli imballaggi con l’eliminazione dei doppi imballaggi e componenti accessori all’imballaggio superflui e mettere in commercio di prodotti iperconcentrati o allo stato solido;
3) Sostituire o eliminare negli imballaggi quelle componenti che ne impediscono o complicano il riciclaggio come le etichette sleeves e l’uso di additivi, coloranti e composti esterni.
4) Ottimizzare l’impiego dei materiali e del design dei contenitori ai fini di un riciclo efficiente.
5) Promuovere l’uso di contenitori a rendere (anche in plastica infrangibile).
6) Utilizzare ove possibile materiale riciclato per realizzare il packaging al posto di materia vergine.
7) Adottare un sistema di marcatura/etichettatura degli imballaggi che possa comunicare in modo chiaro e trasparente al consumatore il grado di riciclabilità dell’imballaggio stesso.
8) Nei punti vendita della GDO: favorire la nascita di circuiti specifici a “filiera breve” raccolta-riciclo-riprodotto, anche con sistemi a cauzione come avviene ad esempio in molte catene GDO centro europee.
9) Nei punti vendita della GDO: eliminare l’imballaggio eccessivo e ridurre il consumo di sacchetti monouso per l’ortofrutta introducendo soluzioni riutilizzabili.
10) Nei punti vendita della GDO: favorire un cambio di abitudini che spinga i cittadini consumatori al riutilizzo di contenitori portati da casa e all’adozione di prodotti con parti intercambiabili adatti all’uso multiplo in quanto unica strategia possibile ed efficace per ridurre il consumo usa e getta.


Il rubinetto gocciola, sai quanta acqua sprechi? Guarda il video

Gli italiani sono sempre piu’ attenti al consumo dell’acqua, l’oro blu che non è detto che duri per sempre in abbondanza. Nonostante la maggiore consapevolezza dell’importanza dell’acqua, come risorsa, però,  a volte basta poco perché, per disattenzione nostra, vadano perduti litri e litri di acqua.
A mostrarci un esempio di spreco dell’acqua che potrebbe avvenire nella nostra casa, per disattenzione o per pigrizia, è il nuovo video di Ecoseven.net, che ritrae un rubinetto che gocciola: anche un sola goccia di acqua che cade continuamente dal rubinetto, infatti, significa sperperare questa importante risorsa. Come ci dice il video per un rubinetto che gocciola per 24 ore vanno perduti 30 litri di acqua, per un rubinetto che gocciola per un intero mese vanno sprecati 930 litri e per un rubinetto che gocciola per un intero anno si gettano via 10.950 litri. Le cifre sono reali, anche se fanno paura.
Non sprechiamo acqua e non lasciamo che il rubinetto della nostra cucina, o del nostro bagno, goccioli. Un piccolo gesto, che può esser quello di chiudere bene il rubinetto o di riparare qualsiasi cosa che perde, può far recuperare migliaia di litri di acqua.


Il tema dello spreco dell’acqua è caro ad Ecoseven. Il nostro portale, infatti, solo qualche mese vi aveva suggerito un piccolo trucco per risparmiare sull’acqua: basterebbe posizionare una bottiglia piena di sabbia nella cassetta di scarico per risparmiare il 25% di acqua, usata per pulire il wc, proprio come spiega il video.


I modi per risparmiare acqua, comunque, sono tanti. Anche la nuova tecnologia ci aiuta. Chi sta ristrutturando il bagno di casa o la cucina o chi è in fase di costruzione della propria abitazione può, per esempio, fare affidamento sui rubinetti di nuova generazione, capaci di controllare il flusso in base alle esigenze.



Edifici pubblici: -30% energia se riqualificati

Riqualificare, dal punto di vista energetico, gli oltre 100mila edifici pubblici italiani permetterebbe di ridurre i consumi di energia del 33 per cento. Altri consistenti risparmi arriverebbero da interventi di efficientamento dell’edilizia privata. È questa una delle 70 proposte green contenute nel Programma di sviluppo di una green economy, elaborate per rispondere alla doppia crisi italiana, economica e ambientale e presentate ad Ecomondo in occasione degli Stati Generali della Green economy.
Oltre all’efficienza e al risparmio energetico, gli altri settori strategici per una conversione ecologica dell’economia sono l’ecoinnovazione, le fonti rinnovabili, la mobilità sostenibile, un uso efficiente delle risorse, il riciclo dei rifiuti e lo sviluppo delle filiere agricole di qualità ecologica.
Punto di partenza: ottenere una maggiore consapevolezza dei cittadini, del mondo economico e di quello politico, al fine di produrre e utilizzare beni e servizi di qualità ecologica e ridotto impatto ambientale per tutelare le risorse naturali.
Tra le proposte per l'ecoinnovazione: il supporto alla diffusione nelle imprese dell'innovazione tecnologica di prodotto e di processo e partenariati fra università, enti di ricerca e imprese. A questo si aggiunge la necessità di intervenire nella progettazione di beni e imballaggi, abbattere lo smaltimento in discarica, sviluppare il mercato delle materie prime seconde e dei prodotti realizzati con materiali riciclati.
Sul fronte delle fonti rinnovabili, dal Rapporto emerge che, in Italia nel 2011, hanno rappresentato il terzo settore di approvvigionamento energetico, dopo petrolio e gas, con oltre il 13 per cento del consumo totale lordo facendo anche registrare l’incremento maggiore tra tutte le fonti. La crescita maggiore è del fotovoltaico che, con 9,3 GW installati nel 2011, ha reso l’Italia il primo mercato al mondo del fotovoltaico.
Per quanto riguarda le filiere agricole di qualità ecologica, il documento intende preservare la destinazione d'uso e arrestare il consumo del suolo agricolo, favorire l'occupazione giovanile, promuovere lo sviluppo delle agroenergie, del biologico e dell'agricoltura nei territori montani e collinari e nelle aree protette nonché nelle aree urbane.
Infine, per la mobilità sostenibile le proposte prevedono di puntare su una mobilità urbana sostenibile, di promuovere la diffusione di veicoli a basse emissioni, sviluppare infrastrutture digitali al servizio dei trasporti, raddoppiare al 2030 la quota del trasporto merci e passeggeri su ferrovia regionale, far decollare il telelavoro, raggiungere il target europeo per i biocarburanti e realizzare un trasporto marittimo a bassi consumi energetici.


Cartoniadi 2012

Guarda il nostro video delle "Cartoniadi 2012" su YouTube
Federico Pizzarotti
Sindaco di Parma

Piccoli e grandi elettrodomestici? Giacciono inutilizzati nei cassetti

Acquistate, utilizzate, dimenticate perchè vecchie, rotte o non più necessarie. Riposte in cantine, stanzini, cassetti, a prendere polvere e conservare intatto il loro potenziale inquinante. E’ questo il destino in Italia di oltre 2 miliardi di apparecchiature elettriche ed elettroniche, le cosiddette AEE, che una volta giunte a fine vita si trasformano in RAEE (rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche) assolutamente da conferire nelle piattaforme di raccolta e smaltimento.

Purtroppo però, per pigrizia o leggerezza, i cittadini spesso non assecondano l’indicazione ma buttano i vecchi apparecchi tra la spazzatura generica, o peggio, li ‘dimenticano’ tra le mura domestiche. Per mesi, se non per anni.

Così dice uno studio realizzato dalla società Ipsos su mandato di Ecodom, il consorzio italiano recupero e riciclo elettrodomestici. In casa rimangono soprattutto i condizionatori portatili, l’asciugatrice ed i boiler elettrici, tra i grandi elettrodomestici, il trapano e le vari macchine per pane, yogurtiere, friggitrici, tra i piccoli.


L’allergia ‘a disfarsi’ di queste apparecchiature, anche ingombranti, coinvolge inoltre  le vecchie TV a tubo catodico, le tastiere musicali, i videoregistratori a cassetta, oppure oggetti che solitamente popolano i bagni, come spazzolini elettrici e  rasoi.

E così il 19% delle apparecchiature comprate da una famiglia risulta non utilizzato: una triste forma del consumismo sfrenato della nostra epoca. In realtà tra questi aggeggi c’è un potenziale tesoro di materie prime, che destinate al riciclo e reinserite nel ciclo produttivo, permetterebbero un notevole risparmio.

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Ma il’italica indolenza e  - consentiteci il termine – superficialità si traduce in cumuli di RAEE che alcune volte, vengono gettati in piazzole, abbandonati sul ciglio della strada e nei boschi o in una scarpata, dopo aver soggiornato anni negli angoli bui delle abitazioni.

Per fortuna, un dato attenua questa tendenza: nel 2011 l’acquisto di nuove apparecchiature è drasticamente crollato. Un -72% che va ascritto alla fase di crisi economica e dei consumi.
Una singolare ancora di salvataggio.

LA REGIONE MINACCIA DI RIAPRIRE L'INCENERITORE DI TERNI

Con delibera di Giunta la Regione Umbria intima il raggiungimento del 65% di raccolta differenziata entro il 31 dicembre 2014 e non più entro il 31 dicembre 2015, pena la riapertura dell'inceneritore che il piano d'ambito dellATI4 non prevede.
Il Piano d'ambito deve essere adottato in via definitiva a metà dicembre ma a questo punto non si capisce più come sarà presentato.


Umbria verso Rifiuti Zero

10 validi motivi per utilizzare la carta riciclata

1. Il fenomeno della deforestazione provoca l'aumento dell'emissione di anidride carbonica nell'aria contribuendo in maniera nociva al riscaldamento della terra.
2. Il numero delle discari
che non è sufficiente per tutti i prodotti, quindi vi è una reale necessità di attuare idonee strategie di riciclaggio.
3. Abbattere le vecchio foreste (che vengano rimpiazzate o meno) distrugge gli habitat di animali selvatici e gli ecosistemi.
4. La carta prodotta mediante riciclo sta migliorando continuamente la propria qualità e ci sono già alcune realtà che sono perfettamente uguali alla carta "normale" sotto ogni punto di vista.
5. Vi è una reale necessità di ridurre il carico di lavoro nelle discariche. Riciclare la carta significa che non finirà in discarica.
6. La carta riciclata richiede meno energia per la produzione rispetto ad un prodotto che impiega solo fibra vergine.
7. La carta riciclata utilizza meno acqua nella produzione rispetto ad un prodotto che impiega solo fibra vergine.
8. La carta riciclata non è più costosa. Questa è solo una credenza popolare dato che a conti fatti si può arrivare a risparmiare quasi il 15%.
9. Tutte le credenze che la carta riciclata sia maleodorante, impolveri e guasti fotocopiatrici e stampanti non sono affatto vere. Forse un tempo, ma ora la carta riciclata è perfettamente identica - per utilizzo- a quella normalmente prodotta e ciò è certificato dai maggiori produttori di stampanti e fotocopiatrici che affermano che i loro macchinari funzionino indistintamente sia con carta nuova che riciclata.
10. La carta riciclata è riciclabile a sua volta e può essere recuperata fino a sei volte. Inoltre, dato che non viene riciclato sempre lo stesso foglio, nell'impasto vi sarà sempre una certa percentuale di carta riciclata per la prima volta.

Umbria verso Rifiuti Zero

ONE LIFE - IL DOCUMENTARIO DELLA BBC EARTH FILMS



In oltre 5 miliardi di anni, la vita sulla Terra si è evoluta nell’incredibile ricchezza e varietà che oggi possiamo osservare. ONE LIFE è la celebrazione delle storie di sopravvivenza più fantastiche e fantasiose provenienti dal mondo della natura. Nel celebrare la vita, il film è un insieme di immagini e di storie straordinarie che mostrano animali strani, sorprendenti, paurosi, eroici, amabili, bellissimi... e una pianta! Le storie si intrecciano per rivelare che ogni essere vivente sul nostro pianeta condivide lo stesso desiderio: non solo vivere, ma dare vita nuova. ONE LIFE è un incontro intenso con storie che mostrano quanto abbiamo in comune con gli animali e con la natura che ci circonda.

http://www.one-life.com




REcycle - Sustainable Exhibition, dal 15 al 18 novembre, Spazio Ansaldo, Milano

Recycle - Sustainable Exhibitiondal 15 al 18 novembre 2012
Spazio Ansaldo - Milano

quattro giorni dedicati ad arte, moda e design del riciclo
quattro notti di musica e arti visive art con artisti internazionali
gli ex spazi industriali in via Tortona finalmente aperti alla creatività e ai giovani


Sensibilizzare l'opinione pubblica e coinvolgere i giovani sul tema del riciclo e della sostenibilità: questo l'obiettivo di Recycle, fin dalla prima edizione che si è svolta nei primi giorni di dicembre 2011 con un proseguimento nella città di Rho in aprile 2012.

Per la seconda edizione milanese, l'attenzione è focalizzata sulle individualità creative: dopo aver collaborato con accademie e scuole d'arte in tutta Italia, quest'anno Recycle valorizza le potenzialità dell'espressione artistica del singolo.

Una mostra che presenta artisti affermati e giovani talenti che hanno risposto alla chiamata ai mestieri del riciclo: il design, la moda, l'arte; le opere vincitrici del concorso Recycle 2011, proveniente dalle Accademie delle Belle Arti di Venezia, Urbino e Napoli.

Durante il giorno, si parlerà di rapporto ecosostenibile con le materie prime, di versatilità e capacità di adattamento nel realizzare prodotti artigianali, di eco design, di soluzioni innovative e funzionali per l'arredamento d'interni.

Durante la notte, sarà musica, proiezioni e luci: un programma di quattro grandi appuntamenti con la collaborazione di alcune tra le principali realtà milanesi e italiane.

Saranno quattro giorni e quattro notti all'interno di un controverso spazio cittadino, l'Ansando, che finalmente con Recycle realizza un progetto culturale che esprime le sue molteplici funzionalità e propone a tutti i cittadini, soprattutto ai giovani, nuovi stimoli nel campo della creatività e dello stile di vita sostenibile.

I TANTI UTILIZZI DEI PNEUMATICI USATI

In occasione di Ecomondo, il consorzio Ecopneus ha presentato il nuovo catalogo di prodotti ottenuti dal riciclo di pneumatici fuori uso.
Al momento sono disponibili 140 le schede di prodotto, suddivis
e in 37 diverse categorie che potete consultare a questo sito: http://www.ecopneus.it/it/catalogo-prodotti/elenco-prodotti
Lo scopo dell'iniziativa era quella di dare visibilità alle aziende attive nel recupero di materia riciclata da PFU.

Umbria verso Rifiuti Zero

LA SOCIETA' DEL RICICLO

Meno Rifiuti Piu' Benessere in 10 mosse questo lo slogan di un documento condiviso con cui l'Associazione Comuni Virtuosi, Italia Nostra e Adiconsum si rivolgono direttamente al mondo della produzione e della distri
buzione per sollecitare 10 azioni attuabili nel breve e medio termine per alleggerire l'impatto ambientale di imballaggi e articoli usa e getta.
la gestione dei rifiuti presenta ancora grossi elementi di criticità, tanto che in Europa occupiamo il 20° posto su 27 Stati membri e rientriamo tra i 12 paesi della classifica che hanno basse performance di gestione dei rifiuti a causa di:
politiche deboli o inesistenti di prevenzione dei rifiuti, assenza di incentivi destinati ad evitare la messa in discarica e, di conseguenza, uno scarso sfruttamento del riciclaggio e riutilizzo dei rifiuti e l’inadeguatezza delle infrastrutture.
Il documento condiviso può essere sottoscritto da ENTI LOCALI e ASSOCIAZIONI tramite l’invio di una mail a: adesioni@comunivirtuosi.org mentre per i singoli è aperta una petizione che siete invitati a diffondere e che trovate a questo link:
 

Un ristorante a rifiuti zero? Hannah Bretzel ci prova scegliendo il compostaggio

Un ristorante a rifiuti zero. È possibile? Fondato dall’imprenditore di origine tedesca Florian Pfahler, Hannah Bretzel tenta la titanica missione all’interno del settore della ristorazione, noto per l’enorme mole di immondizia prodotta e per le montagne di scarti alimentari.

Nei suoi 4 punti vendita da Chicago punta tutto su riciclo, imballaggi biodegradabili e, soprattutto, compostaggio. Per unire il mangiar sano con la sostenibilità.
“Il cibo può contribuire criticamente al modo in cui vivete la vita, se ti tratti bene, ti senti più libero e più puro”, spiega Pfahler, che serve solo piatti 100% biologici e salutari. Per questo ha voluto fare di più per alleggerire l’impatto sull’ambiente della sua attività e nel 2005 è stato tra i primi a passare agli imballaggi unicamente 100% biodegradabili, eliminando un’enorme parte dei rifiuti.
Eppure solo questo non bastava: anche con scelte più attente sugli imballaggi, i ristoranti Hannah Bretzel  producevano ancora troppi rifiuti. Pfahler allora ha introdotto una serie di programmi di riciclaggio fai-da-te in ciascuno dei punti vendita, ma i bidoni non erano del tutto vuoti nemmeno in questo modo. Si poteva fare di più. Come?  Arrivando dove davvero pochi ristoranti sono giunti finora. Scegliendo di iniziare a effettuare il compostaggio.
ristorante zero waste
“Il compostaggio è stato una grande sfida. Il problema non è tanto fare il compost, ma è dove mettere il compost. Perché se non c’è un impianto di compostaggio nelle vicinanze, bisogna trasportare i rifiuti compostabili molto lontano”. Come è capitato ad Hannah Bretzel, da dove ogni volta si devono percorrere 45 minuti all’andata e 45 al ritorno per consegnare gli scarti alimentari all’impianto più vicino. E con poche opzioni di compostaggio nella zona Pfahler ha visto un aumento grandissimo dei costi di rimozione dei rifiuti da quando ha iniziato il programma, anche se è rimasto piacevolmente sorpreso di vedere i cestini dei rifiuti del ristorante finalmente vuoti.
Nonostante le  opzioni a disposizione siano per lui e per i suoi ristoranti ancora limitate e limitanti, Pfahler si è detto ottimista e fa sapere che intende ugualmente attuare il compostaggio anche in un secondo punto vendita entro l’anno prossimo. “Voglio dimostrare che esiste un modo per essere moderni e progressisti senza perdere le nostre tradizioni e il rispetto per l’ambiente, che essere sani non vuol dire perdere il gusto, il divertimento o il piacere”, conclude il ristoratore, restando certamente sulla buona strada per ottenere l’obiettivo rifiuti zero. Un risultato che, si spera, possa ispirare altri imprenditori verso una drastica riduzione dei propri rifiuti.

Roberta Ragni- Green Me


In Austria il centro commerciale più ecologico del mondo

Shopping sì, ma all'insegna dell'ecosostenibilità in un centro commerciale completamente verde. Nasce nei pressi di Villach, in Carinzia (Austria), "Atrio", lo shopping centre più ecologico del mondo: un complesso architettonico, costato circa 100 milioni di euro e compreso in una superficie di circa 40 mila metri quadrati, in stile futurista e realizzato con materiale interamente ecocompatibile.

L'edificio, che si integra perfettamente con il paesaggio circostante, si avvale di un sistema energetico geotermico basato sullo sfruttamento di 652 pali trivellati che sostengono le fondamenta della struttura. Il calore viene raccolto dal terreno e accumulato, per poi essere sfruttato lungo l'arco dell'anno: d'inverno l'energia viene trasformata in riscaldamento grazie alle pompe di calore, mentre nei mesi più caldi, grazie a specifici impianti, garantisce un'aria più fresca.
Attraverso l'aiuto del calore della terra si arriva a risparmiare circa 500 tonnellate di anidride carbonica all'anno che corrispondono a tre milioni di chilometri percorsi da autovetture nell’arco di un anno. Il tutto, senza rinunciare all'efficienza e al comfort.
atrio-Villach
Il sistema geotermico che alimenta Atrio, infatti, riesce a coprire quasi la metà del suo fabbisogno energetico oltre, naturalmente, a contribuire attivamente e giornalmente alla protezione dell’ambiente.
Premiato con nove riconoscimenti internazionali tra cui il prestigioso “Energy Globe Award” e il “Trigos Award per l’Ecologia”, l'eco-shopping centre austriaco è stato premiato non solo per lo sfruttamento delle rinnovabili, ma anche per l’impiego di materiali totalmente ecocompatibili, utilizzati sia per gli esterni, che per l'arredamento interno.

fonte: http://www.ecoseven.net/

Cucinare senza sprechi, libro di Andrea Segré

Una guida indispensabile per attuare la nostra piccola, grande rivoluzione quotidiana contro lo spreco alimentare a partire dalla dispensa e dal carrello della spesa. Il manuale di Andrea Segré – neovicitore del Premio Artusi 2012 – si presenta così: 150 pagine ricche di preziosi consigli anti-spreco firmati dal un vero pioniere della riduzione e del recupero di scarti alimentari per fini solidali, nonché ideatore della campagna europea Un anno contro lo spreco.
Dunque il primo comandamento di quella che potremmo già definire una ‘bibbia’ per il consumatore moderno è senza dubbio ‘Non Sprecare’.
Le situazioni in cui osservare e seguire questo importante precetto sono molteplici; da quel che prepariamo sui fornelli delle nostre cucine, alla dispensa, passando per il carrello della spesa e il frigorifero, fino ad arrivare al bidone della spazzatura dove ogni giorno finiscono scarti alimentari che in realtà potrebbero essere riutilizzati in tanti, sorprendenti modi e trasformarsi in squisitezze.
E le idee non mancano visto che il testo è ricco di succulente ricette pensate appositamente per evitare che nel pattume finiscano cose come bucce di patata, pane raffermo, insalata passita, gambi di verdura, teste di pesce e così via.
Dunque, ridurre gli sprechi alimentari è una missione che parte dal supermercato con quello che mettiamo nel carrello della spesa, arriva nelle cucine e finisce nell’immondizia. Il punto è ricordare di non concedere spazio al consumismo e alla superficialità  in questi tre luoghi del nostro vissuto quotidiano.
Sì, perché consumare meglio e non buttare il cibo vuol dire prendersi cura del mondo e del nostro stesso futuro, nonché di tutte le risorse idriche ed energetiche impiegate per la produzione dei cibi che portiamo in tavola.
Sfogliare questo libro vi farà scoprire modi per riciclare creativamente i vostri avanzi che non avreste mai immaginato, ma soprattutto, vi farà riflette su quanto cibo finisce impunemente ogni giorno nei cassonetti della spazzatura. Un’altra prova di quanto la nostra coscienza (ambientale e umana) sia tutt’altro che pulita.

fonte: http://www.tuttogreen.it

Dieci buoni motivi per piantare un albero

Ecco 10 buone ragioni per piantare un albero
Gli alberi producono l’ossigeno respirato da tutti gli esseri viventi. La chioma di un piccolo albero di 25 mq. di superficie fogliare produce la quantità di ossigeno di cui un uomo ha bisogno ogni giorno.
Gli alberi disposti in filari intorno alle case, lungo le autostrade o in altri luoghi polverosi, con le loro foglie intercettano il pulviscolo e altre sostanze dannose come l’anidride solforosa e il biossido di azoto.
Le chiome degli alberi proteggono daiforti venti e dai rumori.
Il respiro e l’ombra degli alberi abbassano la temperatura nella calura estiva e in inverno trattengono un po’ di tepore. Con ogni tempo meteorologico migliorano il microclima.
Le radici degli alberi consolidano le montagne e le scarpate, trattengono le sponde dei fiumi e dei ruscelli dalla erosione dell’acqua e prevengono dissesti idrogeologi.
Le foglie che cadono stagionalmente arricchiscono il terreno di nuove sostanze (humus).
Le forme e i colori di foglie, fiori e cortecce ravvivano e rallegrano gli spazi urbani.
Ogni presenza vegetale è testimone del tempo e della vita sulla terra, segnala i cambiamenti delle stagioni, influenza positivamente il clima. Gli alberi determinano e misurano la salute del nostro pianeta.
Gli alberi sono fondamentali per il ciclo dell’acqua piovana.
Gli alberi offrono gratuitamente ad ogni latitudine, riparo, alimenti e diverse materie prime necessarie agli esseri umani e agli animali.
Gli alberi sono indispensabili per l’esistenza di ogni essere vivente.

fonte: http://www.ciaccimagazine.org

Inceneritore di Vercelli, la bomba ecologica dal futuro misterioso

L’inceneritore di Vercelli è rimasto in funzione due decenni, bruciando centinaia di migliaia di tonnellate d rifiuti. Chiuso nell’agosto di quest’anno il suo futuro è ancora incerto. La proprietà è della società Atena, una controllata municipale, mentre la gestione è in mano alla Veolia. Il sito è stato inserito dal Cipe nella lista di bonifiche urgenti, infatti per anni le ceneri del “fondo stufa” non sono state trasportate altrove e trattate, ma semplicemente sotterrate nelle vicinanze dell’inceneritore. La magistratura ha aperto un’inchiesta per disastro ambientale, di cui è stata chiesta l’archiviazione e nuovamente l’annullamento di quest’ultima. La politica locale non vuole e non può fare i conti con questa “stufa”, come viene chiamato l’inceneritore dagli ambientalisti locali, perché la bonifica farebbe fallire l’Atena, che trascinerebbe in un profondo dissesto finanziario anche il Comune di Vercelli. La soluzione? Secondo la proprietà rivendere tutto a Iren, che trasporrebbe qui i rifiuti che non può bruciare a Parma  di Cosimo Caridi

fonte: http://tv.ilfattoquotidiano.it

NO Biomassa Avigliano Umbro

QUESTO E’ IL SUPPORTO CHE CI STA DANDO IL COMITATO NO INCENERITORI TR!!

La battaglia contro l'inceneritore e la centrale a biomassa è una sola!!!! Sabato 17 tutti ad Avigliano a sostenere la battaglia!!!!
Anche le centrali a biomasse infatti possono diventare mini-inceneritori. Le centrali a biomasse non sono una soluzione energetica, ma come sempre profitti per i grandi investitori. GENERA spa addirittura è sponsorizzata anche dagli ambientalisti, considerata all'avanguardia nella green-economy!
Dai, forza, perderanno inceneritore per inceneritore e centrale a biomassa per centrale a biomassa!

Comitato No Inceneritori Tr

Case piene di elettrodomestici che non usiamo

Torno, dopo le pile che gettiamo nella spazzatura ancora cariche di energie, sui temi della piccola vita domestica, perché è una delle principali fonti di sprechi quotidiani. L'ultimo segnalato e documentato, ci arriva attraverso un'indagine dell'istituto di ricerca Ipsos per conto di Ecodom, il consorzio italiano per il recupero e il riciclaggio degli elettrodomestici.
Le nostre case sono piene di vecchi elettrodomestici che abbiamo sostituito con i nuovi modelli oppure sono fuori uso: quasi il 20 per cento di quelli che possediamo, circa 8 pezzi a famiglia. Gli oggetti non utilizzati che più accumuliamo inutilmente sono, nell'ordine, i monitor dei televisori, i tostapane, i condizionatori per l'aria fredda. Perché li conserviamo come se fossero pezzi da museo, da collezionare? Per pigrizia, per ignoranza, per una banale cattiva abitudine.
Eppure si tratta di apparecchiature che, se ben smaltite, possono essere recuperate fino al 90 per cento dei materali di base. E non è difficile liberarsene nel modo giusto: lo possono fare i negozianti che ritirano il pezzo vecchio al momento dell'acquisto del nuovo elettrodomestico, oppure basta rivolgersi all'isola ecologica più vicina alla propria abitazione o alla municipalizzata che si occupa del servizio in città.

L'Australia aderira’ a Kyoto 2: ridurra’ emissioni inquinanti del 5%

L'Australia vuole aderire alla seconda fase del protocollo di Kyoto, impegnandosi a tenere fede all'unico trattato sul clima in vigore. Il Protocollo di Kyoto  prevede l'obbligo in capo ai Paesi industrializzati di operare una riduzione delle emissioni di elementi inquinanti, allo scopo di combattere il riscaldamento globale che interessa negli ultimi decenni il nostro Pianeta.
La fase 2 del Protocollo di Kyoto dovrà fare da ponte finché non sarà concordato un piano mondiale più a lungo termine contro i cambiamenti climatici. E al momento, a rinnovare l’impegno contro l’aumento costante della temperature della Terra sono stati sono state l’Unione Europea e l’Australia. Entrambe infatti si impegnano ad una riduzione maggiore delle emissioni di Co2.
Ad annunciare che l’Australia vuole aderire alla seconda fase del Protocollo di Kyoto  è stato il ministro dell'Ambiente Greg Combet, In particolare, l'Australia si impegnerà a un target di riduzione delle emissioni di CO2 del 5% entro il 2020, rispetto ai livelli del 2000, con la prospettiva di aumentare fino al 25% se vi sarà un'azione globale forte.

PROTOCOLLO RIFIUTI ZERO - Trasformiamo un problema in opportunità

Mozione approvata dal congresso regionale 2012 di CittadinanzAttiva Umbria_ sollecita i comuni ad aderire al protocollo Rifiuti Zero
Di seguito il testo:

Si propone al Congresso regionale di Cittadinanzattiva dell’Umbria di sostenere ogni
iniziativa volta a favorire la scelta della raccolta differenziata porta a porta quale
soluzione più efficiente per la gestione dei rifiuti.
Numerose esperienze dimostrano come questa soluzione consenta di:
Recuperare materiali sempre più scarsi e dal crescente valore economico;
Creare posti di lavoro;
Rispettare e salvaguardare l’ambiente;
Abbattere il costo del servizio trasformandolo da problema ad opportunità,
riducendo conseguentemente le relative tasse da chiedere ai cittadini.
Le soluzioni alternative della discarica, dell’incenerimento in apposite strutture o
nei cementifici sono dannose per l’ambiente e rappresentano un intollerabile
spreco i cui costi finiscono per gravare su economie familiari già duramente
provate.
I cittadini non devono correre il rischio di pagare le sanzioni per il mancato
raggiungimento degli standard di raccolta differenziata prevista.
Proponiamo quindi di agire a livello regionale attivando una petizione che sarà
sostenuta da tutte le assemblee dell’Umbria per chiedere alla regione di recepire
nel Piano regionale di gestione dei rifiuti le indicazioni già conosciute, valutate e
sperimentate in realtà di provato successo, contenute nel documento allegato.
Le firme raccolte saranno anche utilizzate a supporto della richiesta che vogliamo
rivolgere ai singoli comuni di firmare il Protocollo Rifiuti zero.

Link alla mozione

fonte: http://www.corcianoattiva.it

“Green”: eccolo lo sviluppo, l’unico possibile



In un mondo ottuso e criminale che si riempie la bocca di parole come crescita, sviluppo, competitività, è una  fortuna che ci siano ancora persone sensibili come il francese Patrick Rouxel che con la sua macchina da presa, usando solo le immagini, eloquenti e strazianti immagini, riesce a farci capire (per chi vuole capire, naturalmente), la follia dei nostri giorni.


“Green” è il documentario di cui parlo, vincitore di diversi premi, dal Durango Film Festival del 2009, all’International Wildlife Film Festival, sempre del 2009, al Festival della Biodiversità del 2010, interamente girato in prima persona da Rouxel, senza l’ausilio di una troupe. “Green” ci racconta gli ultimi toccanti giorni di vita di una femmina di orango nella Indonesia di oggi, un paese sulla via dello sviluppo, lo sviluppo di Monti, lo sviluppo della Merkel, lo sviluppo di Obama, perché questo è l’unico sviluppo possibile. “Provate pure a credervi assolti, siete lo stesso coinvolti” (De André).

Fabio Balocco

http://www.ilfattoquotidiano.it

IL PESSIMO RECORD DELL'ITALIA

«L'Italia è oggetto di 27 procedure d'infrazione relative a discariche, due delle quali si sa andranno a condanna. Questa situazione è frutto di una mancata attività di programmazione preventiva e al deficit d
i impianti per gestire la risorsa che i rifiuti differenziati rappresentano»
Queste le parole della dott.ssa Rosanna Laraia dell'Ispra, relatrice ad Ecomondo della tavola rotonda «La gestione dei rifiuti come risorsa».
27 procedure d'infrazione possono sembrare molte ai più ma poche a chi vive vicino a discariche e sa come vengono gestite in Italia.

Umbria verso Rifiuti Zero