Dal 1° gennaio del 2014 entra in vigore il nuovo Metodo Tariffario Idrico introdotto dall’Autorità per l’energia
per favorire costi sempre più efficienti e investimenti per ridurre le
perdite e l’inquinamento ambientale. E, sempre da inizio anno, diventa
operativa la Direttiva sulla trasparenza delle bollette per renderle più
chiare e dare maggiori informazioni sui diritti dei consumatori, con
l’obbligo ai gestori di pubblicare on line le Carte dei servizi.
Ad annunciare queste novità il Presidente dell’Autorità Guido Bortoni nel corso della II Conferenza nazionale sulla regolazione dei servizi idrici
che si è tenuta oggi a Milano per tracciare un bilancio sull’attività
svolta e per delineare le linee strategiche e gli sviluppi futuri. Gli
obiettivi prioritari dell’Autorità nel settore idrico sono promuovere,
attraverso una regolazione stabile e certa, l’economicità, l’efficienza e
l’equilibrio economico finanziario nelle gestioni, un servizio di
qualità, lo sviluppo delle infrastrutture e la sostenibilità ambientale
della fornitura ‘’affinchè – ha dichiarato Bortoni- tutta la
cittadinanza possa avere una ‘buona acqua’, restituita alla natura dopo
una depurazione efficace, non lasciando alle generazioni future
un’eredità negativa di inquinamento e sprechi”.
Oggi le perdite superano il 30%, gli impianti di depurazione
non coprono il 30% della cittadinanza e il 15% non ha sistemi fognari.
L’Autorità stima che sono state realizzate meno del 56% delle opere
necessarie e che gli interventi più urgenti per superare carenze
croniche e mettersi in regola con gli adempimenti europei richiedono
oltre 25 miliardi di euro nei prossimi 5 anni.
“Una
spesa così rilevante è difficilmente sostenibile con le sole tariffe.
Per questo – ha detto Bortoni- insieme alle misure tariffarie l’Autorità
è orientata allo sviluppo di nuove opzioni finanziarie integrative e
innovative quali, ad esempio, l’introduzione di hydrobond (titoli
obbligazionari vincolati al finanziamento di piani di investimento),
titoli di efficienza idrica e fondi nazionali, locali o ancor meglio di
garanzia’’.
Su criteri innovativi poggia, in particolare, il nuovo Metodo Tariffario Idrico
in vigore dal 2014, con particolare riferimento a due principi guida:
la selettività e la responsabilizzazione da attuare attraverso una
regolazione asimmetrica, capace di adattarsi alle diverse esigenze di un
settore molto differenziato a livello locale e nella governance. Nello
specifico, sono previsti quattro diversi tipi di schemi tariffari
rispetto ai quali ciascun soggetto competente potrà individuare la
soluzione più efficace a seconda dei propri obiettivi di sviluppo e
delle peculiarittà territoriali.
Nel frattempo, a
seguito delle approfondite verifiche previste, quest’anno sono già
state approvate le tariffe di 486 gestioni in base al precedente metodo
tariffario transitorio, per un totale di oltre 20 milioni di abitanti
serviti; l’incremento medio è stato contenuto al 2,7% rispetto al 2012,
un valore inferiore al limite previsto dall’Autorità per evitare aumenti
indiscriminati.
Nell’anno in corso sono stati inoltre approvati i criteri per la restituzione nelle bollette dei consumatori
dell’importo corrispondente alla remunerazione del capitale investito
abrogata dal referendum del 2011. A inizio dicembre, l’Autorità ha
intimato ai soggetti che non avevano ancora proceduto, di individuare
entro 30 giorni l’importo da restituire agli utenti. Trascorsa questa
scadenza, l’Autorità determinerà forfetariamente il rimborso.
Fra
le iniziative a tutela dei consumatori, l’avvio di un’indagine per
verificare il rispetto delle norme sulla lettura dei consumi e la
gestione del contatore, indispensabile anche per introdurre la ‘tariffa
sociale’ prevista nel ddl ambiente collegato alla legge Stabilità. Sugli
interventi per garantire ai soggetti economicamente disagiati una
fornitura gratuita per soddisfare i bisogni fondamentali, l’Autorità ha
già fatto una consultazione prevedendo anche misure per limitare la
progressività tariffaria alle famiglie numerose e ulteriori interventi
per favorire l’accesso all’acqua.
L’Autorità ha
anche deciso un supplemento di istruttoria sull’acqua contaminata da
arsenico per acquisire ulteriori elementi utili a valutare le ricadute
tariffarie, ma anche per verificare se i gestori hanno preso tutte le
misure per garantire ai consumatori dei comuni coinvolti un servizio
sostitutivo adeguato e per riportare i parametri nella legalità.
Una breve panoramica del settore idrico in Italia
L’Italia è un Paese è ricco di risorse idriche
superficiali e sotterranee e ha un consumo di acqua particolarmente
elevato rispetto ai principali Paesi europei: circa 44 miliardi di metri
cubi/anno, quasi l’88% della disponibilità effettiva. La disponibilità
di acqua varia sensibilmente a livello regionale e stagionale, con
problematiche di scarsità e discontinuità soprattutto nel Mezzogiorno.
Il costo dell’acqua
in Italia è fra i più bassi d’Europa, circa 1,5 euro, al metro cubo a
fronte degli oltre 4 euro per metro cubo del Regno Unito, degli oltre
tre euro di Francia, Grecia, Svizzera e Finlandia. Le criticità più
rilevanti riguardano le infrastrutture e, in particolare le perdite di
rete, pari ad oltre il 30% dell’acqua immessa e non fatturata, un
livello fra i peggiori in Europa, ma anche l’assenza di servizi di
fognatura per il 15% della popolazione e di servizi di depurazione per
il 30% della popolazione. In Spagna questa percentuale è intorno al 22,
in Gran Bretagna al 19%, in Danimarca al 10% e in Germania al 7%. I
depuratori, inoltre, sono spesso obsoleti (in media oltre 20 anni di
attività), inefficienti o inadeguati.
Questa
situazione ha determinato l’apertura di numerose procedure di infrazione
nei confronti del nostro Paese per violazione della Direttiva 91/271
sulla protezione dell’ambiente dagli scarichi di reflui urbani, con il
rischio di rilevanti sanzioni economiche in caso di condanna.
Altre
criticità riguardano la stratificazione normativa, la presenza di
diversi metodi tariffari e la molteplicità di soggetti coinvolti, dei
quali non esiste ancora una anagrafica completa a livello nazionale. Vi è
infine la problematica dei comuni con acqua fuori dai limiti di
potabilità per la presenza di sostanze quali arsenico e fluoruro in
quantità superiori ai limiti di legge; questa problematica è stata in
parte risolta, ma restano alcuni ambiti dove sono necessari interventi
di messa ‘a norma’.
fonte: www.ecoseven.net