38 MILIONI DI EURO DI TANGENTI PER COSTRUIRE UN INCENERITORE MAI COSTRUITO

Foto: 38 MILIONI DI EURO DI TANGENTI PER COSTRUIRE UN INCENERITORE MAI COSTRUITO

Iniziamo con una breve storia.
Nel 2002 con fu indetta gara di appalti per la costruzione di quattro inceneritori in Sicilia, a Bellolampo (Palermo), Casteltermini (Agrigento), Paternò (Catania) e Augusta (Siracusa). La gara è indetta da Salvatore Cuffaro che ai tempi rivestiva il triplice incarico di Presidente della regione Sicilia, commissario straordinario per l'emergenza idrica e di commissario delegato per l'emergenza rifiuti. Ad aggiudicarsi gli appalti sono quattro raggruppamenti di imprese: la Pea, la Platani Energia Ambiente, la Tifeo e la Sicil Power.
Nel 2007 appena i lavori vengono fermati, erano appena iniziati, da una sentenza della Corte di Giustizia Europea perché la gara non aveva rispettato la procedura di evidenza pubblica imposta dalle direttive europee. 
Intanto Cuffaro si dimette dopo essere stato condannato in primo grado.
Le voci su cose poco chiare si susseguono fino a scoprire che una delle ditte partecipanti alla gara era priva della certificazione antimafia e indicata come vicina al boss Nitto Santapaola.
La cosa si capisce meglio quando il nuovo Governatore, Raffaele Lombardo chiamato come persona informata dei fatti, davanti ai PM dichiara:
“Quello dei termovalorizzatori è l'affare del secolo le sue dimensioni superano i 5 miliardi di euro; su di esso certa politica e la mafia si sono incontrati e alleati". 
Lombardo decise di cancellare gli inceneritori e consegnò un dossier alla procura di Palermo. Ne scaturì un ampio contenzioso legale che oppone ancora oggi la Regione siciliana alle imprese che lamentano il danno della soppressione della commesse. 
Ora una sentenza del Tar Sicilia ha bocciato il ricorso di alcune aziende dichiarando che è possibile che siano state pagate tangenti di 38 milioni di euro per costruire un inceneritore mai costruito. 
Iniziamo con una breve storia.
Nel 2002 con fu indetta gara di appalti per la costruzione di quattro inceneritori in Sicilia, a Bellolampo (Palermo), Casteltermini (Agrigento), Paternò (Catania) e Augusta (Siracusa). La gara è indetta da Salvatore Cuffaro che ai tempi rivestiva il triplice incarico di Presidente della regione Sicilia, commissario straordinario per l'emergenza idrica e di commissario delegato per l'emergenza rifiuti. Ad aggiudicarsi gli appalti sono quattro raggruppamenti di imprese: la Pea, la Platani Energia Ambiente, la Tifeo e la Sicil Power.
Nel 2007 appena i lavori vengono fermati, erano appena iniziati, da una sentenza della Corte di Giustizia Europea perché la gara non aveva rispettato la procedura di evidenza pubblica imposta dalle direttive europee.
Intanto Cuffaro si dimette dopo essere stato condannato in primo grado.
Le voci su cose poco chiare si susseguono fino a scoprire che una delle ditte partecipanti alla gara era priva della certificazione antimafia e indicata come vicina al boss Nitto Santapaola.
La cosa si capisce meglio quando il nuovo Governatore, Raffaele Lombardo chiamato come persona informata dei fatti, davanti ai PM dichiara:
“Quello dei termovalorizzatori è l'affare del secolo le sue dimensioni superano i 5 miliardi di euro; su di esso certa politica e la mafia si sono incontrati e alleati".
Lombardo decise di cancellare gli inceneritori e consegnò un dossier alla procura di Palermo. Ne scaturì un ampio contenzioso legale che oppone ancora oggi la Regione siciliana alle imprese che lamentano il danno della soppressione della commesse.
Ora una sentenza del Tar Sicilia ha bocciato il ricorso di alcune aziende dichiarando che è possibile che siano state pagate tangenti di 38 milioni di euro per costruire un inceneritore mai costruito.

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