Biomasse del Serchio s.r.l. e la coop. Terra Uomini Ambiente hanno
diffuso un comunicato in cui dichiarano di non aver partecipato all’asta
per la concessione degli incentivi
statali.
Pare incredibile, eppure si è recentemente replicata la stessa situazione di un anno fa. La differenza è che stavolta il fallimento del piano industriale dell’Alce parrebbe definitivo: le aste chiusesi ieri sono le ultime previste dal DM 6 luglio 2012 e, senza gli incentivi pubblici, il progetto a biomasse non è economicamente sostenibile.
Pare incredibile, eppure si è recentemente replicata la stessa situazione di un anno fa. La differenza è che stavolta il fallimento del piano industriale dell’Alce parrebbe definitivo: le aste chiusesi ieri sono le ultime previste dal DM 6 luglio 2012 e, senza gli incentivi pubblici, il progetto a biomasse non è economicamente sostenibile.
I
motivi per cui Biomasse del Serchio srl non ha partecipato alle aste possono
essere diversi e possono aver inciso contemporaneamente diversi fattori. Forse
non si saprà mai con esattezza come è andata. Comunque non è questo che ci
interessa.
Dopo
5 anni finalmente tiriamo un primo sospiro di sollievo e tuttavia non possiamo
dire di essere soddisfatti: sarebbe stato di gran lunga più giusto che la fine
della vicenda fosse stata conseguente all’assunzione di responsabilità dei
politici e degli Enti e Autorità istituzionali coinvolte, piuttosto che al
fallimento del piano industriale. Ricordiamo che l’autorizzazione è stata
concessa in barba a tutte le criticità, relative sia al progetto che al contesto
territoriale, emerse solo grazie all’impegno e alla tenacia di quei cittadini
che si sono costituiti nel Comitato Ambiente e Salute. Rimane intollerabile che
questo progetto sia stato autorizzato senza neppure una preventiva Valutazione
di Impatto Ambientale e che, invece di tutelare gli interessi di tutta la
cittadinanza, ci si sia appiattiti sulle posizioni di un’azienda privata che
aveva ben altri interessi in gioco. Non si può proseguire su queste dinamiche: è
l’ora di cambiare le cose alla radice impostando per la Valle un piano di
sviluppo che la tuteli da possibili ulteriori minacce per la salute della
popolazione e per una economia sostenibile. E’ d’obbligo innanzitutto una
urgente riclassificazione del territorio rispondente alla reale situazione di
pessima qualità dell’aria, in vista di un piano di risanamento. E’ d’obbligo
verificare lo stato reale del sito Alce, in vista di eventuali bonifiche. Dopo
il momento dell’emergenza inizia la partita per una riqualificazione del sito
aziendale e della Valle in generale. L’esperienza maturata loro malgrado dai
cittadini nella vicenda dell’Alce e in quella della Lucart ha affinato la loro
sensibilità e competenza e rappresenta un baluardo contro ogni possibile futura
minaccia per il territorio. Si spera che anche chi a diverso titolo partecipa al
governo del territorio abbia tratto dalla vicenda motivi di costruttiva
autocritica e di accresciuta consapevolezza .
Quello che è successo negli ultimi 5 anni deve far riflettere seriamente
anche sulle politiche sindacali. Non possiamo dimenticare che un piano
industriale fallimentare sotto tutti i profili è stato sostenuto anche dai
sindacati, ai quali addebitiamo la principale responsabilità di aver consentito
che i lavoratori, contro il loro stesso interesse e contro quello dei loro
concittadini, divenissero strumento di ricatto nelle mani di
speculatori.
Da
domani si apre un nuovo capitolo della vicenda e i protagonisti, che a vario
titolo sono stati carnefici o vittime, dovranno confrontarsi per definire nuovi
scenari per i lavoratori rimasti in carico all’azienda e per l’area stessa
dell’Alce.
28
giugno 2014
Comitato Ambiente e Salute di Borgo a Mozzano e Bagni di
Lucca
Comitato Ambiente e Salute Valle del Serchio
Comitato Ambiente e Salute Valle del Serchio