Futuristica, spettrale, inquietante: è la “città fantasma” di Ordos, nella Mongolia interna, un simbolo della speculazione edilizia cinese.
Questa provincia nel nord della Cina, posta in prossimità del deserto e popolata un tempo da Gengis Khan e dai suoi eredi, è una vera riserva energetica (possiede 1/6 delle miniere di carbone e 1/3 delle risorse di gas naturale del Paese), tanto che il reddito medio-procapite di Ordos è uno dei più alti fra quelli delle città del Dragone, Pechino compresa!
Immaginate ora dove questi signori del carbone hanno investito i loro enormi guadagni. La risposta è semplice: nel settore immobiliare. Il tutto però senza una razionale pianificazione economica. Ecco quindi il paradosso del proliferare di grattacieli, aree residenziali di lusso, infrastrutture e impianti modernissimi, senza però che siano presenti gli elementi essenziali di una comunità, ossia le persone!
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Mentre la crescita immobiliare si autoalimenta, Ordos assume sempre più l’aspetto di città spettrale, dominata dal silenzio e dai larghi spazi privi di vita. D’altronde, la casa costituisce un investimento sicuro per i ricconi di questa città, ben più del deposito bancario a bassi interessi e della borsa con tutti i suoi rischi. E di soldi i cittadini di Ordos ne hanno molti, potendo permettersi così di acquistare anche 4-5 abitazioni per lasciarle vuote a tempo indefinito.
Non rari anche i casi dei piccoli proprietari terrieri che vendono a cifre elevate i loro appezzamenti, reinvestendo gli utili in qualche società finanziaria locale non troppo trasparente, che a sua volta presta denaro a tassi da usura a coloro che vogliono acquistare il loro “posto al sole” nella città del futuro. In parole povere, una vera e propria tempesta finanziaria che traduce i vizi del capitalismo esasperato: avidità, malaffare, irresponsabilità, falsità.
Pressate dall’avanzata del deserto e dalla carenza di acqua, nel 2004 le autorità locali di Ordos hanno compiuto il “salto di qualità”, decidendo di spostare il centro amministrativo nell’area di Kangabashi, un piccolo villaggio all’epoca abitato da solo un migliaio di persone. Grazie anche al sostegno di Pechino, sono state investite cifre da paura (160 miliardi di dollari!) che hanno portato alla realizzazione in soli 5 anni di questa nuovo grottesco distretto, popolato da sole 30mila persone nonostante i propositi dei progettisti, che ne prevedevano già 100.000 nel 2010 e 1 milione nel corso degli anni.
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L’intera area metropolitana di Ordos si contraddistingue così per la bassissima densità demografica (18 abitanti per Kmq). Le conseguenze sono facilmente intuibili: spazi immensi con edifici disabitati, progetti lasciati a metà, impianti destinati a rimanere inutilizzati. Ovunque, una modernità spinta che cozza con la desolazione, frutto di un eccesso di offerta che non ha mai trovato la domanda.
Basta sbarcare nel futuristico aeroporto di Ordos per capire l’antifona. Un’architettura strabiliante e votata all’eccesso, contrassegnata ovunque dai simboli della cultura mongola, dove però le scale mobili girano quasi sempre a vuoto.
Spostarsi nel centro significa assistere allo spettacolo di un’infinità di torri e gru, con palazzi, uffici e centri commerciali praticamente vuoti. Si susseguono bar, casinò, sexy-shop e perfino bordelli, dove difficilmente però le ragazze riusciranno a trovare i clienti.
fonte: www.tuttogreen.it