e con lo sblocca Italia siam davvero messi tra due fette di pane:
arto 35: inceneritori a go-go
art 38: bucare tutto quello che è possibile .... compreso il
mare antistante Capri!! (ndr)
Nel Piano di Azione Nazionale (PAN) per le fonti rinnovabili (FER) inviato a luglio 2010 dall’Italia alla Commissione Europea, in adempimento a quanto previsto dalla Direttiva 2009/28/CE (Direttiva FER), sono definiti il consumo finale atteso per il periodo 2010-2020, gli obiettivi e le strategie per le energie rinnovabili in Italia e le misure per il conseguimento dell’obiettivo del 17% dei consumi finali di energia mediante FER.
L’obiettivo del 17% viene a sua volta suddiviso tra i tre settori: elettrico (26%), termico (riscaldamento e raffrescamento) (17%), dei trasporti (carburanti, biocarburanti, quota elettricità) (7%). La media delle tre percentuali è pari al 17%, cioè all’obiettivo complessivo.
Il contributo del settore della biomassa al raggiungimento dei target
Per quanto riguarda il settore della biomassa (vedi anche precedenti ARPATnews: Impianti a biomasse: che cosa sono, Impianti a biomasse: la normativa che li regola, Biomasse, Impianti di conversione energetica della biomassa, Il quadro autorizzativo per gli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili) le figure successive, tratte dal Rapporto “Le biomasse: un’analisi su caratteristiche e prospettive del settore rivolta agli operatori agricoli della Toscana” (Camera di Commercio di Firenze, 2013), riportano la stima del contributo previsto agli obiettivi per il 2020, divisi per tecnologia (elettrica, termica e trasporti).
Il sempre più crescente sviluppo degli impianti di conversione energetica della biomassa si configura nelle finalità del D.Lgs 387/2003, dove si intende promuovere un maggior contributo delle FER alla produzione di energia elettrica nei mercati italiano e comunitario, in una logica di filiera corta che consenta la valorizzazione di materiali ritenuti “poveri”.
Gli impianti a biomassa possono essere alimentati da tre filiere energetiche:
- Biocombustibili
solidi (impiego delle biomasse agro-forestali per la produzione di
energia termica ed elettrica). Le biomasse lignocellulosiche, prima di
essere immesse sul mercato, subiscono generalmente un processo di
trasformazione, volto a conferire loro caratteristiche fisiche ed
energetiche necessarie al loro utilizzo commerciale. Le principali forme
commerciali per le biomasse allo stato solido sono legna da ardere (in
ciocchi o tronchetti), cippato, pellet, bricchetti.
In Toscana la conversione energetica delle biomasse solide è una realtà oramai consolidata, soprattutto la filiera foresta-legno-energia con l’impiego di combustibili legnosi (legna da ardere, cippato, e pellet). Si utilizzano tecnologie innovative per la produzione di calore e per la cogenerazione. - Biocombustibili liquidi (biodiesel, bioetanolo e olio vegetale puri: biocarburanti da impiegare in miscela nel gasolio e nelle benzine o tal quali per la produzione di energia termica od elettrica).
- Biocombustibili gassosi (produzione di biogas
da digestione anaerobica da effluenti zootecnici e/o da colture
dedicate per la produzione di energia elettrica e calore o di biometano
da immettere in rete).
Il biogas è un combustibile ad elevato potere calorifico, ottenuto in seguito alla digestione anaerobica della sostanza organica. Tramite tale processo biologico la sostanza organica viene, in assenza di ossigeno, trasformata in una miscela gassosa costituita principalmente da metano e anidride carbonica. In genere, le materie prime utilizzabili consistono in effluenti zootecnici, residui dell’industria agro-alimentare, acque e fanghi reflui, ecc. Relativamente alla produzione di biogas da effluenti zootecnici, da sottoprodotti agroalimentari e da colture dedicate (mais da insilato, sorgo, triticale, ecc), la Toscana sta compiendo i primi passi con alcuni impianti recentemente realizzati, alimentati da biomasse agricole.