Anche le Maldive hanno la loro discarica rifiuti: l’isola Thilafushi



Contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, in mezzo ad angoli di paradiso che siamo soliti associare alle Maldive, si nasconde pure uno scandalo ambientale di ampie dimensioni: l’isola Thilafushi.
Situata nelle acque dell’oceano indiano, Thilafushi è un’isola artificiale la cui caratteristica principale è quella di essere una vera e propria discarica a cielo aperto!
Nata da un progetto del 1991 del governo locale per gestire il problema dei rifiuti, l’isola riceve attualmente la spazzatura di tutto l’arcipelago. Portati via mare da apposite imbarcazioni, i rifiuti che raggiungono l’isola corrispondono a circa 400 tonnellate al giorno.
Thilafushi
Thilafushi è la discarica rifiuti delle Maldive e riceve i rifiuti di tutto l’arcipelago
Già nel 2009, quando il Guardian pubblicò la notizia, la situazione degradante dell’isola fece scandalo. Eppure la Rubbish Island (“Isola Spazzatura”, questo è il soprannome affibbiatole), è ancora oggetto di polemiche. Nonostante le campagne di sensibilizzazione di Blue Peace, l’associazione locale che lotta per proteggere l’ecosistema maldiviano, l’isola continua a essere letteralmente colma di rifiuti, i quali ricoprono oltre 50 ettari di superficie.
Rubbish Island
Su Rubbish Island i rifiuti ricoprono una superficie di oltre 50 ettari
Tant’è che la film maker Alison Teal, 27 anni, insieme ai fotografi Mark Tipple e Sarah Lee, ha deciso di creare un reportage per documentare il crescente degrado ambientale di Thilafushi.
Le foto di denuncia, realizzate per Milestone Media, mostrano chiaramente fino a che punto l’isola sia sommersa dalla spazzatura: in numerosi punti, la spiaggia e le acque sono ricoperte da vere montagne di rifiuti!
degrado ambientale Thilafushi
La regista Alison Teal, insieme ai fotografi Mark Tipple e Sarah Lee, ha deciso di produrre un reportage di denuncia sul crescente degrado ambientale di Thilafushi
Lo scandalo riguarda diversi aspetti. Innanzitutto, i rifiuti che giungono dalle imbarcazioni sono smistati a mano dai lavoratori della discarica, tramite operazioni che non sempre rispettano la sicurezza ambientale e sanitaria. In aggiunta, a Thilafushi si ammassano rifiuti di ogni tipo: dai “semplici” rifiuti solidi urbani a quelli più nocivi, contenenti sostanze pericolose come amianto, piombo, cadmio.

La minaccia risiede anche nella natura stessa della discarica: gli ambientalisti temono una dispersione nel mare e nel suolo delle sostanze tossiche, le quali potrebbero andare a danneggiare l’ecosistema e a contaminare la catena alimentare, fino a giungere nelle cucine locali!
sostanze tossiche
Si teme una dispersione nel mare e nel suolo delle sostanze tossiche, 
le quali potrebbero danneggiare l’ecosistema locale e contaminare la catena alimentare
Rifiuti pericolosi come quelli elettronici, chimici e tossici sono tutti accumulati insieme, in un quadro altamente inquinante. Quelli che non sono ammassati vengono bruciati negli appositi inceneritori dell’isola.L’isola si trova a soli 7 km di distanza dalla capitale Malé. Per cui questo disastro ecologico avviene a pochi passi dagli abitanti locali e dai resort dei turisti. Tra l’altro, questi ultimi aggravano più o meno inconsapevolmente la condizione di Thilafushi: secondo le statistiche infatti ogni visitatore produce circa 3,5 kg di rifiuti al giorno, ossia il doppio di quelli di un abitante della capitale.
turismo eco
Un a foto ironica per raccontare questo ‘sconosciuto’ disastro ecologico 
a soli 7 km di distanza dagli abitanti locali e dai resort dei turisti
Insomma, dalle foto si vede chiaramente il lato oscuro di un’oasi tutt’altro che incontaminata!
Crediti fotorafici: Alison Teal, Mark Tipple e Sarah Lee (Agenzia Caters News)

fonte: www.tuttogreen.it