Le emissioni di gas serra continuano a
calare in Italia. Nel 2014 si sono infatti attestate attorno a 410
milioni di tonnellate di CO2eq. Si tratta di 25-30 MtCO2eq in meno
rispetto al 2013, un taglio del 6-7%. Rispetto al 1990, nel 2014 le emissioni di gas di serra dell'Italia sono state ridotte del 20%, quasi 110 MtCO2eq in meno
e di poco meno di 170 MtCO2eq rispetto al picco del 2005. La Fondazione
per lo Sviluppo Sostenibile pubblica, in anteprima, una stima delle
emissioni nazionali di gas serra per l'anno appena trascorso, come da
tradizione, in occasione dell'anniversario dell'entrata in vigore del
Protocollo di Kyoto (16 febbraio 2005).
"Il calo delle emissioni di gas serra - ha affermato Edo Ronchi Presidente della Fondazione - non è prodotto solo dalla lunga recessione economica,
ma dalla riduzione dell'intensità carbonica del PIL: nel 2014 sono
stati emessi circa 300 gCO2eq per produrre un euro di Pil, contro i 400
gCO2eq per ogni euro di Pil del 2005. Se questo trend sarà confermato,
le emissioni continueranno a calare anche nei prossimi anni in presenza
di una ripresa economica. E', infatti, in corso un mutamento strutturale del
sistema energetico italiano, prodotto dall'aumento sia dell'efficienza
energetica e sia delle fonti energetiche rinnovabili".
Alla base della riduzione delle emissioni stimato dalla Fondazione sta in primo luogo il calo della domanda di gas naturale, secondo le stime del Mise scesa da 70 a meno di 62 miliardi di m3 (-12%), a causa in primo luogo di un calo della produzione termoelettrica.
Significativo anche il calo nei consumi di carbone
che, secondo le stime dell'Unione petrolifera, nel 2014 avrebbero
subito una flessione di circa il 7%. Hanno tenuto maggiormente i consumi
di prodotti petroliferi, calati di meno del 2%, grazie anche alla
riduzione dei prezzi dei carburanti.
"Su
tali dinamiche hanno inciso le politiche in favore dell'efficienza
energetica e delle fonti rinnovabili - osserva Andrea Barbabella,
responsabile energia della Fondazione - in particolare, nel settore
della produzione elettrica; le stime preliminari di Terna
indicano un aumento consistente del contributo dell'idroelettrico, da
54 a 58 TWh (+7,5%) grazie anche ad una annata favorevole, e del fotovoltaico, da 21,2 a 23,3 TWh (+10%).
Annata nera invece per l'eolico che, con poco più 100 MW di
nuova potenza installata, a fronte degli oltre mille MW/anno che hanno
caratterizzato in media gli anni precedenti, ha risentito di interventi
normativi avversi più volte condannati dalle associazioni del settore.
Ipotizzando una crescita moderata delle biomasse, per le quali non si
dispone di dati aggiornati, e scontando la componente non rinnovabile
dell'idroelettrico (quello da pompaggi), si può prevedere una produzione rinnovabile tra 110-115 TWh, pari a oltre il 42-43% della produzione nazionale e al 36-37% del fabbisogno elettrico".
Siamo
nel pieno del percorso verso il nuovo accordo globale sul clima che
dovrà essere licenziato dalla ventunesima Conferenza delle Parti che si
terrà a Parigi a dicembre. A questa importante conferenza si arriva dopo
un 2014 da record, con la concentrazione di CO2 in atmosfera che ha sfondato la soglia dei 400 ppm e la temperatura media più alta di sempre (WMO).
A
questo si aggiunge la continua crescita delle emissioni globali di gas
serra, oramai ben oltre le 50 miliardi di tonnellate di CO2eq (IPCC).
L'accelerazione registrata proprio negli ultimi anni, con il +30% e
oltre rispetto al 1990, è il segno evidente dell'inadeguatezza dell'impostazione del Protocollo di Kyoto e della necessità di inaugurare un nuovo approccio.
"A livello internazionale - dice Ronchi - si è deciso di seguire la strada degli impegni volontari di riduzione (i c.d. Intended Nationally Determined Contributions) ma questi, come certificato dalla stessa UNEP, sono al momento insufficienti
a portare al dimezzamento delle emissioni necessario da qui al 2050.
Ciononostante è ancora possibile puntare su un nuovo accordo
internazionale positivo ed efficace, agendo su tre elementi chiave".
Secondo la Fondazione Sviluppo Sostenibile si tratta di:
- mettere in campo tutte le iniziative possibili, di sensibilizzazione e mobilitazione dell'opinione pubblica, prima di ottobre, scadenza fissata nella roadmap di Lima, per rivedere al rialzo gli impegni volontari di riduzione, a cominciare dai principali emettitori USA e Cina;
- promuovere un percorso di progressiva convergenza delle emissioni procapite, dando la possibilità di lasciar crescere per alcuni anni le proprie emissioni ai paesi più poveri per poi comunque ridurle e avviando da subito un percorso di tagli per quelli ricchi ad elevate emissioni procapite;
- valorizzare adeguatamente il potenziale della green economy, oggi sottovalutato.
"Esistono
oggi le conoscenze, le tecnologie e anche le risorse per poter
realizzare un percorso di conversione degli attuali sistemi energetici
verso modelli a emissioni basse o nulle e per poter alimentare nuova
occupazione e nuove opportunità di sviluppo con tecnologie efficienti e a
basse emissioni - conclude il comunicato dell'associazione - è
necessario lavorare attorno a strumenti che accelerino questa transizione, a cominciare da una revisione della fiscalità in chiave ambientale e alla eliminazione dei sussidi alle fonti fossili".
fonte: http://www.qualenergia.it