Torniamo nelle Dolomiti a Feltre (Belluno),
alla Casa dei beni comuni per vedere a che punto siamo con uno dei
tanti progetti preparati dal Forum dei laboratori dei cittadini e delle
associazioni (http://partecipo.comune.feltre.bl.it) denominato “La terra a chi la lavora” che chiedeva alla amministrazione comunale di censire i terreni agricoli di sua proprietà non adeguatamente usati e di metterli a disposizione di chi volesse coltivarli.
Sono stati così individuati 132.318 metri quadrati raggruppati in
dodici lotti. Quindi, è stato elaborato un regolamento d’uso mirato a
favorire le produzioni agricole più consone alle caratteristiche del
terreno (sfalcio o coltivazioni varie), più utili alla tutela della biodiversità e alla conservazione delle sementi antiche e tali da alimentare le filiere corte di produzioni locali.
Su queste basi nel novembre scorso, l’amministrazione
comunale ha provveduto ad emanare un bando per la assegnazione
pluriennale (sei anni) dei lotti con graduatorie premianti: i giovani agricoltori conduttori a titolo principale o anche a part-time,
la gestione del terreno con metodi biologici certificati, l’impegno a
fornire con i propri prodotti l’agrimercato cittadino, le aziende di
agricoltura sociale (che occupano persone svantaggiate) ed altro ancora.
Le domande pervenute sono state più del doppio dei lotti a
disposizione, segno di una domanda di terra e di una voglia di lavorarla
che non trova risposte dal normale mercato privato che sopravaluta i
terreni agricoli a causa dell’avanzata dei meleti industriali e dai
vigneti di prosecco. Più che soddisfatto l’assessore Valter Bonan che il
25 dicembre ha firmato la delibera di assegnazione: “Ben nove ditte su
dodici assegnatarie si impegnano alla conversione biologica, cinque
saranno gestite da giovani agricoltori/ci, sette aderiscono a consorzi
di tutela locali e si impegnano a destinare almeno il 20 per cento del
terreno loro assegnato a colture locali a rischio di erosione genetica
ed una cooperativa sarà dedicata anche all’agricoltura sociale”.
Il paesaggio,
l’assetto idrogeologico e la stessa prosperità delle economie locali si
difendono assieme con le piccole aziende agricole diffuse.
Prossimo obiettivo: il distretto rurale delle produzioni di qualità
sostenuto dai regolamenti comunali di polizia rurale e, si spera, da una
radicalmente nuova politica agricola europea.