A Taranto, il principio “chi inquina paga” va in fumo come
“slopping”. Il gup di Taranto, nell'udienza 'Ambiente svenduto', ha
accolto le eccezioni sollevate dai legali di Ilva spa escludendo le tre
società dalla responsabilità civile. Si potranno chiedere i danni solo
ai singoli imputati (o chi potrà dimostrare di aver subito un danno
economico) rivolgendosi al Tribunale fallimentare di Milano
L’equo principio “chi inquina paga” in Italia continua a non trovare fondamento. Anzi si dissolve come “slopping”,
il nocivissimo fenomeno di emissione di nubi rosse delle acciaierie che
non risulta essere sotto controllo e che si espande nei dintorni a
seconda delle giornate di vento. In questo caso è il governo che con il
suo settimo sigillo (sono sette i decreti definiti salva Ilva che
avrebbero dovuto trovare una soluzione), protegge ancora i responsabili
che hanno diretto l’azienda e danneggia i tarantini e i lavoratori che
hanno lavorato per essa.
L'ultimo decreto governativo mette al riparo l'Ilva dalle pretese
risarcitorie e penalizza le parti civili dell'inchiesta 'Ambiente
svenduto', le quali potranno chiedere i danni solo ai singoli imputati o
(chi potrà dimostrare di aver subito un danno economico) rivolgendosi
al Tribunale fallimentare di Milano, competente ormai per tutti i
contenziosi. Il gup del tribunale di Taranto Vilma Gilli ha infatti
accolto ieri, dopo oltre tre ore di camera di consiglio, le eccezioni
sollevate dai legali di Ilva spa, di Riva Fire e di Riva Forni
Elettrici, escludendo le tre società dalla responsabilità civile.
“Una decisione motivata dal fatto – ha riportato l’Ansa
– che l'Ilva è entrata in amministrazione straordinaria e le altre due
società non erano parti nell'incidente probatorio svolto a suo tempo
(marzo 2012). Gli avvocati dell'Ilva spa, ai quali si era associato il
legale delle altre due società, hanno sostenuto che, poiché l'Ilva è
stata ammessa all'amministrazione straordinaria, si devono seguire le
regole del decreto Marzano e anche le pretese risarcitorie vanno
presentate, per 'par condicio creditorum', al Tribunale di Milano.
Un'autentica 'mazzata' per quanti avevano avanzato le richieste di
risarcimento: i famigliari di due operai morti in incidenti sul lavoro, i
lavoratori che si sono ammalati perché a contatto con le sostanze
inquinanti, gli allevatori che hanno subito la mattanza del loro
bestiame, i mitilicoltori a cui è stato impedito di allevare le cozze
nel primo seno del mar Piccolo a causa della presenza oltre il limite di
diossine e Pcb, i proprietari della abitazioni del rione Tamburi
imbrattate dalle polveri. In sede di costituzione di parte civile, i
ministeri dell'Ambiente e della Salute, il Comune e la Provincia di
Taranto avevano chiesto un risarcimento danni di 10 miliardi di euro
ciascuno. Istanza che valeva sia per i responsabili civili, ora
depennati, che per i singoli imputati, chiamati a rispondere in solido.
Oggi si terrà una riunione a Palazzo Chigi convocata dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, per discutere degli emendamenti del governo
al decreto Ilva e dei diversi aspetti del rilancio dell'azienda, tra
cui il nodo del passaggio dei fondi Fintecna (circa 150 milioni di euro)
alla contabilità ordinaria dell'Ilva spa in amministrazione
straordinaria. In concomitanza con il vertice romano, a Taranto è
annunciata la protesta degli autotrasportatori che ieri hanno consentito
solo a 30 mezzi di varcare la portineria imprese per il rifornimento
delle merci e per oggii hanno organizzato una marcia dei tir verso
Taranto sulla statale 100 (per Bari) e sulla statale ionica 106 (per
Reggio Calabria). Ai rappresentanti della categoria è stata prospettata
la possibilità di azzerare i crediti passati e accettare un anticipo del
70% del presente, ma loro non sono disposti a trattare".
fonte: www.ecodallecitta.it