Mentre il premier Matteo Renzi, da Mantova, annunciava risorse in arrivo per la ricostruzione delle zone terremotate, la CGIA di Mestre rimarca le conseguenze della spending review: i comuni subiranno quest’anno una riduzione di circa 1,5 miliardi di euro. Tra i 108 capoluoghi di provincia presi in esame, i più penalizzati saranno Cosenza, Napoli, Siena e Firenze.
L’INDAGINE – Secondo l’Ufficio studi della CGIA, che ha elaborato i dati presentati nei giorni scorsi dal Ministero degli Interni sul proprio sito internet, in termini assoluti la batosta più pesante la subirà il Comune di Napoli, dove il sindaco De Magistris si troverà con 50,8 milioni di euro in meno rispetto allo scorso anno. Non va meglio a Roma, 46,7 milioni di euro (16 euro pro capite); a Milano le mancate risorse sfioreranno i 36 milioni di euro (27 euro per ciascun residente).
Cosenza si troverà con 54 euro pro capite in meno, a Napoli e a Siena i tagli ammonteranno invece a 51 euro per ciascun residente, mentre a Firenze le minori risorse a disposizione del primo cittadino toccheranno i 50 euro pro capite.
MENO ENTRATE, PIU’ TASSE - “Con meno soldi a disposizione è quasi certo che i Sindaci saranno costretti ad aumentare i tributi locali. Cosicché, Tasi, Imu e Tari rischiano anche quest’anno di subire l’ennesimo aumento, penalizzando le famiglie e soprattutto gli artigiani, i commercianti e i piccoli imprenditori. Infatti, quando questi ultimi sono proprietari dell’abitazione principale e del negozio o del capannone dove lavorano, versano queste tasse locali due volte: sia come cittadini sia come operatori economici”, avverte il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi.
IL MOTIVO DEI TAGLI – La CGIA elenca anche i provvedimenti e le modalità che hanno portato ai tagli:
- la riforma del federalismo municipale del 2011 (Dl 23/2011) ha quasi del tutto abolito i trasferimenti ai Comuni, sostituti da un apposito Fondo perequativo, il “Fondo di solidarietà comunale”, che si aggiunge alle entrate proprie dei Comuni (che comprendono l’Imu, la Tasi, la Tari e l’addizionale Irpef);
- il Fondo di solidarietà comunale, istituito per assicurare a tutti i cittadini l’erogazione delle funzioni fondamentali e superare gradualmente le differenze di capacità contributiva dei singoli Comuni, è alimentato in gran parte con risorse degli stessi enti locali (con il 38,22% del gettito Imu ad aliquota base); le risorse vengono distribuite tra i Comuni sulla base della loro spesa storica e dei fabbisogni standard;
- la Legge di Stabilità 2013 aveva fissato l’ammontare complessivo del fondo pari a 6,5 miliardi di euro: 4,7 assicurati dagli stessi Comuni e gli altri 1,8 miliardi dallo Stato centrale;
- con la Legge di Stabilità 2015 c’è stata una riduzione del fondo di 1,2 miliardi di euro, ai quali si aggiungono altri 288 milioni di euro di tagli previsti da altre disposizioni di legge (DL 95/2012 e DL 66/2014).
“Alla luce di tutto ciò – conclude Bortolussi – nel 2015 i Comuni delle regioni a statuto ordinario e quelli ubicati in Sicilia e in Sardegna si troveranno con circa 1,5 miliardi di euro in meno rispetto all’anno precedente. Pertanto, per l’anno in corso dovranno farsi carico dello stesso sforzo economico sostenuto nel 2014 per alimentare il Fondo di solidarietà comunale, con il 38,22% del gettito Imu ad aliquota base, ma da quest’ultimo riceveranno complessivamente minori risorse”.
fonte: www.greenbiz.it