Il grande tabù della sicurezza sanitaria scorre lungo la corrente del fiume Clitunno. La stessa corrente che Virgilio, nelle Georgiche, definì sacra e foriera dei trionfi romani oggi tristemente si mostra melmosa, opaca e tossica per raffigurare le ferite inferte dai tonfi trevani. Le cadute rovinose dettate nel tempo da scelte scriteriate, slogan propagandistici ed immobilismo politico e amministrativo, hanno ridotto lo storico corso d’acqua in un ambiente ricco di feci, metalli pesanti, idrocarburi, pesticidi e fanghi lungo le sponde. Era il 2009 quando l’Arpa con la relazione “Valutazione dello Stato di Qualità Ambientale del Reticolo Idrografico del Fiume Clitunno e del Sottobacino Marroggia-Teverone-Timia” certificava la morte del fiume Clitunno e dei suoi affluenti, dovuta agli altissimi livelli di tossicità dei sedimenti dei fiumi. Ecco cosa dichiarava l’Arpa in merito: “La rimozione dei sedimenti fini deve essere necessariamente abbinata ad un piano di riutilizzo o smaltimento del materiale estratto dall’alveo. La possibilità di riutilizzare il materiale in seno al corpo idrico (rafforzamento degli argini, ecc.) rappresenta sicuramente, dal punto di vista economico, la soluzione più vantaggiosa al problema. […] Sarà necessario valutare, attraverso un’analisi del rischio, il livello di pericolosità del materiale, al fine di stabilirne la destinazione e le corrette procedure di estrazione. Si rimanda tale compito ad un tavolo tecnico al quale, oltre ad ARPA Umbria, partecipino gli altri soggetti pubblici coinvolti nelle azioni di risanamento del fiume Clitunno.” A seguito di un sommario quanto approssimativo intervento di bonifica risalente alla seconda metà dell’anno 2013 e costato ai contribuenti due milioni di euro, per mesi i fanghi tossici sottratti all’alveo del fiume sono rimasti depositati lungo le sue rive a ridosso dei centri abitati senza subire interventi di trattamento alcuno. Parliamo di melme maleodoranti che fanno pensare al periodo del Grande fetore londinese ed ancora padelle, bottiglie di vetro, artefatti in plastica di ogni genere, pneumatici di biciclette, ciclomotori, automobili e trattori, sacche di concimi, diserbanti e pesticidi, lampade al neon, addirittura batterie. I nostri portavoce in Parlamento Lucidi, Gallinella, Ciprini, con la collaborazione degli attivisti del Movimento 5 Stelle di Trevi, hanno presentato due interrogazioni parlamentari per scongiurare il pericolo che la tossicità permeasse il terreno o si riversasse nuovamente nel fiume. Una risposta non è mai arrivata. Considerando che le acque del fiume vengono utilizzate dagli agricoltori per irrigare i raccolti e che gli stessi verranno poi immessi sul mercato della distribuzione per finire sulle nostre tavole, il Movimento 5 Stelle non può e non deve subire l’immobilismo e il pressapochismo delle amministrazioni comunali coinvolte. Con il nostro ingresso in regione imporremo che questi fanghi vengano rimossi subito ed i rifiuti, in esso contenuti, differenziati come prevede la legge. Imporremo il ripristino di uno stato ambientale consono al valore e all’importanza non solo storica, ma anche sanitaria di tutti i corsi d’acqua nei territori dove le tipicità agricole rappresentano il traino delle economie comunali. Sino a quando vicende come questa non saranno risolte, il traino dell’economia regionale sarà sempre e solo di carattere sanitario dato l’elevato rischio di malattie che è possibile contrarre o sviluppare nel tempo in ambienti così inquinati.
Luca Busciantella
Candidato Consigliere M5S Regione Umbria
