
Si parte dall’impianto di compostaggio di Vacaville
ricordando che il compostaggio è una parte essenziale per arrivare a
rifiuti zero ed eliminare due importanti fonti di inquinamento: gli
inceneritori e le discariche.
Si passa
dall’ultima decisione di vietare la vendita delle bottigliette di
plastica nei suoli pubblici alla possibilità di vietare la vendita di
tutte le bottiglie di plastica.
La storia
continua a quando, nel 2002, San Francisco decise di dichiarare
l’obiettivo rifiuti zero. "La gente diceva che eravamo pazzi",
Blumenfeld ammette con un sorriso. Ma uno studio effettuato al momento
aveva dimostrato che il 90% dei rifiuti in discarica poteva essere
riciclato e che la parte principale era il cibo. Così è iniziato il
lavoro per diminuire e recuperare gli scarti di alberghi e ristoranti.
Uno
degli obiettivi era quello di raggiungere il 75% di riciclo nel 2010
così, quando nel 2007-08, il riciclo ristagnava intorno al 70% venne
presa un ulteriore misura: via i sacchetti di plastica gratis dai
supermercati.
Poi nel 2009 compostaggio obbligatorio per tutte le case.
Con queste iniziative nel 2010 è stato raggiunto il 77% di riciclo che oggi ha superato l’80%.
“San
Francisco è ancora lontana dal suo obiettivo del 100% di riciclo – dice
Reed ( responsabile delle pubbliche relazioni presso Recology) – ma ce
la faremo”.
Già inquadrati i prossimi
obiettivi: vietare il polistirolo ed il cellophane oltre a favorire la
diffusione dei pannolini lavabili.
Una strada lunga e tortuosa quella seguita da San Francisco, ma seguita con convinzione e determinazione.
È la strada che porterà una città di 840.000 abitanti all’obiettivo rifiuti zero.fonte: http://www.theguardian.com