Oltre la soglia dei 2 °C, addio all’Antartide. E a città come Tokyo, Calcutta, Amburgo e New York
Se dessimo fondo a tutte le riserve di combustibili fossili ancora
presenti sul pianeta, di spazio sulla Terra ne rimarrebbe molto meno per
noi. Il livello del mare crescerebbe di 50-60 metri, sommergendo
un’area che oggi ospita un miliardo di persone: città come Tokyo, Hong
Kong, Shanghai, Calcutta, Amburgo e New York – e anche buona parte della
penisola italiana, per dire – sarebbero solo un ricordo sommerso dai
flutti.
È questa l’amara realtà che emerge da una nuova ricerca, appena pubblicata su Science Advances, e frutto di un team internazionale che ha incrociato le competenze del Postdam institute for climate impact research e del Carnegie institution for science (università di Stanford).
«Se dovessimo bruciare tutte le riserve raggiungibili di combustibili
fossili, questo eliminerebbe la calotta antartica e provocherebbe in
innalzamento globale del livello del mare a lungo termine senza
precedenti nella storia umana – spiega Ricarda Winkelmann, prima firma
dello studio – questo non accadrebbe in una notte, ma il fatto
strabiliante è che le nostre azioni di oggi stanno cambiando il volto
del pianeta Terra come la conosciamo, e continueranno a farlo per decine
di migliaia di anni a venire. Se vogliamo evitare che l’Antartide si
sciolga, dobbiamo tenere carbone, gas e petrolio nel sottosuolo».
La scelta opposta, ovvero quella di bruciare tutti i combustibili
fossili alla nostra portata, avrebbe come conseguenza l’immissione in
atmosfera di 10mila miliardi di tonnellate di CO2, e un innalzamento del
mare pari a circa 3 centimetri all’anno, nel corso dei prossimi mille
anni. A lungo andare i ghiacci del Polo sud non avrebbero scampo, e
sciogliendosi arriverebbero ad alzare il livello delle acque fino a 60
metri.
Il lasso temporale analizzato dai ricercatori è molto lungo, ma gli
effetti del cambiamento climatico (come l’aumento degli eventi climatici
estremi) è in aumento già oggi, e «utilizzando sempre più energia
fossile – precisa Anders Levermann, co-autore della ricerca – aumentiamo
il rischio di innescare cambiamenti che potremmo non essere in grado di
fermare o invertire in futuro».
Rispettando il limite di 2 °C di riscaldamento globale, l’analisi dei
ricercatori mostra come l’innalzamento del livello del mare potrebbe
essere limitato a un intervallo di pochi metri, ancora gestibile.
Oltrepassando questa soglia, però, non solo l’Antartide occidentale (sul
quale finora erano maggiormente concentrate le preoccupazioni della
comunità scientifica) ma anche quello orientale si fonderebbero, andando
a ridisegnare i confini delle regioni costiere per millenni avvenire.
Una responsabilità che è nelle nostre mani, oggi.
fonte: www.greenreport.it