Il TTIP cambia solo la facciata. Svelato il trucco della Commissione Europea

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Il TTIP potrebbe saltare a causa delle prese in giro della Commissione Europea. Dopo averla spuntata a Strasburgo grazie ad una forzatura del regolamento operata da Martin Schulz, l'esecutivo ha riproposto la tanto discussa clausola ISDS nella nuova formulazione del TTIP. Non si chiama più così - è stata addolcita in alcune componenti - ma la verità è che hanno voluto adottare un "maquillage" semantico per mascherarne l'evidenza.
Non ci è cascato nessuno, la nuova clausola ISDS incorpora tutti gli errori della precedente: totale mancanza di trasparenza, assenza di criteri di selezione dei regolatori, vuoto di giurisprudenza sui meccanismi delle controversie e, soprattutto, massiccia cessione di sovranità a un ente terzo (sovranazionale). In questa intervista la portavoce Tiziana Beghin ci spiega nel dettaglio tutte le caratteristiche di questa ennesima presa in giro comunitaria.
Il TTIP è un pericolo, sta rantolando come una bestia ferita. Non convince più né al Parlamento Europeo, né al Congresso statunitense. È esclusivamente alimentato dagli interessi lobbystici delle multinazionali, un giro di favori multimiliardari che può essere fermato. Come? Condividendo le informazioni che i portavoce tirano fuori dall'interno.
Aiutateci a diffonderle, ne va del nostro futuro.



Perché la nuova clausola ISDS del TTIP è un "maquillage" di quello che la Commissione Europea aveva già proposto?
"Ci sono molti motivi che ci rendono critici in merito alla proposta della commissaria Cecilia Malmström. Rimaniamo fermi con la nostra opinione: l'ISDS (o come la si voglia chiamare) è un meccanismo che consente a un'impresa straniera di fare causa a un tribunale nazionale per difendere i propri interessi economici rispetto a quelli di uno Stato. Semplicemente non è né necessaria, né utile. La nuova proposta della commissaria risponde a una grossa pressione che avrebbe pregiudicato l'approvazione del TTIP. Questa è la verità: si cambia nome non cambiando la sostanza, risolve alcune delle preoccupazioni critiche, ma solo in teoria. Nella fattispecie, le più grosse critiche riguardavano la scelta di arbitri presso liste di avvocati, per cui non si poteva garantire l'assenza del conflitto d'interessi. È stata rivista questa possibilità e si propone una corte permanente internazionale composta da 15 membri: 5 europei, 5 statunitensi e 5 di Paesi terzi. Scelti tra togati e non tra persone che vengono considerate avvocati o esperti in materie commerciali. Tuttavia, non c'è alcuna garanzia rispetto alla loro imparzialità. Saranno retribuiti su chiamata, quindi potrebbero essere portati ad avere un occhio di riguardo per gli investitori privati, vale a dire verso chi avvia i processi. Si risolve la questione dell'appello, è prevista la possibilità di ricorrere in secondo grado, ma sempre attraverso questi meccanismi. Si parla di un'altra corte composta da 6 giudici togati, la cui imparzialità è tutta da provare".
Qual è, se c'è, la base giuridica su cui questi giudici saranno chiamati a regolare le controversie?
"La proposta della commissaria è molto nebulosa. Anche alcune voci molto entusiaste (come quelle del presidente della commissione Commercio Internazionale Bernd LANGE) non trovano alcun riscontro. In realtà il quadro giuridico non garantisce in alcun modo la difesa degli interessi pubblici. Non è ancora chiaro in che modo ci potranno essere interpretazioni non ambigue e un quadro di riferimento certo".
Potrà mai essere "conveniente" per un giudice dare ragione a uno Stato?
"Dare ragione ad uno Stato non dovrebbe essere conveniente, ma una questione d'interesse pubblico. È ipotizzabile che si dia ragione a una multinazionale per motivi di convenienza. Stiamo parlando di profitti che gli Stati, adottando politiche di tutela, non potranno perpetrare. Mentre al contrario saranno perseguite, ovviamente, dai business delle aziende multinazionali. La convenienza, almeno apparentemente, rimane sempre per le grandi imprese che hanno la possibilità di mettere il loro legittimo diritto di fare utili al primo posto. Quest'ultimo, però, non può prescindere dagli interessi sovrani di ogni nazione che vuole tutelare la salute pubblica o altri settori chiave".
A questo di collega anche la scelta del foro di competenza. La multinazionale lo può cambiare a piacimento.
"Questo è un tecnicismo molto importante. Non è stata risolta la questione della scelta del foro più favorevole. Un'azienda può adire un tribunale locale in caso non sia soddisfatta della sentenza, rivolgersi nuovamente al tribunale ISDS. Inoltre, c'è il rischio delle cause parallele. Anche senza avere esaurito i gradi di giudizio, la multinazionale può adire contemporaneamente due differenti corti. Queste minacce e interrogativi sono rimasti, per il momento, senza risposta".
Quando arriveranno informazioni definitive sulla nuova ISDS?
"La proposta è stata presentata, ma mancano gli approfondimenti. Non ci sono tempi certi, presumiamo che faranno molto in fretta. È stato ipotizzato un processo decisionale congiunto tra Parlamento Europeo, Consiglio e Commissione Europea. Il loro interesse è concludere il più in fretta possibile. Purtroppo anche la bozza definitiva sarà sempre costituita da indicazioni generiche, che nei fatti nasconderanno dietro a parole molto vaghe le solite possibile interpretazioni".
Cosa sta facendo il Movimento 5 Stelle in proposito?
"Continuiamo ad esercitare un grosso controllo. Leggiamo tutti i documenti con attenzione e solleviamo tutte le questioni che passano inosservate rispetto alle false rassicurazioni. Non ultimo il fatto che ci poniamo come interlocutori credibili, proponendo argomenti condivisibili. Abbiamo un grande seguito in Europa e molti parlamentari, grazie alle nostre informazioni, sono indignati di questa proposta. Sembra effettivamente un'arrampicata sugli specchi per mantenere in vita un trattato che non è più ben visto non solo da noi, ma anche da molti membri del Parlamento Europeo. E per quello che ne so io, attraverso contatti quotidiani con colleghi del Congresso, anche negli USA non è più così di moda".

fonte: http://www.beppegrillo.it