Realacci, Rutelli e Fioroni: "Lobbisti per Cerroni" Processo rifiuti: con Ama e Acea per i fondi pubblici
All'ormai "processino" su
40 anni di gestione della monnezza romana, l'accusa chiama in causa
Acea, Ama e Pontina Ambiente per il progetto del gassificatore di
Albano. Le spinte della politica per rientrare nei fondi "Cip6".
Stravolto il calendario delle udienze
Pressioni su politici e istituzioni per spianare la strada alla
costruzione di un nuovo impianto di gassificazione ad Albano. Un'azione
che il patron di Malagrotta, Manlio Cerroni, avrebbe esercitato
attraverso una vera e propria strategia di lobbing e relazioni con
politici di alto livello per assicurare alla Regione Lazio un impianto
di trattamento dei rifiuti da realizzare con Ama e Acea.
E' la tesi accusatoria emersa durante l'udienza del maxiprocesso sui
rifiuti iniziato ormai nel giugno 2014 e che so appresta ad entrare nel
vivo dell'accusa di associazione a delinquere. Per la terza volta
consecutiva è tornato sul banco dei testimoni il maresciallo dei
carabinieri del Nucleo Tutela Ambiente, Massimo Lelli, che ha continuato
a snocciolare l'iter delle operazioni investigative e dei relativi dati
emersi, confluiti nell'informativa del 27 dicembre 2010: un fascicolo
da 1200 pagine con centinaia di telefonate e conversazioni intercettate.
Ermete Realacci, Francesco Rutelli, Giuseppe Fioroni: sarebbero stati
loro, secondo l'accusa guidata da Alberto Galanti, i tre nomi chiave che
avrebbero dovuto aiutare Cerroni e il Consorzio Co.e.ma, nato nel 2007
dall'unione della Pontina Ambiente, con Ama e Acea, a costruire le
condizioni per poter realizzare un impianto di incenerimento su un
terreno della stessa Pontina Ambiente. Sempre secondo il piemme Galanti,
la “lobby” orchestrata dal potente Cerroni, avrebbe dato una mano al
Consorzio per usufruire, nell'ambito della gestione dell'mpianto dei
contributi pubblici denominati “CIP 6” erogati dallo Stato ad aziende
produttrici di energia derivante da fonti rinnovabili. Funzionari
pubblici e politici regionali si sarebbero insomma dati da fare per fare
emettere un'ordinanza del presidnte della Regione Lazio (che all'epoca
era Piero Marrazzo) che avrebbe consentito di anticipare i tempi per
l'autorizzazione alla costruzione dell'impianto, in modo tale da
rientrare nella griglia dei finanziamenti.
Con la terza sessione del lunghissimo esame del maresciallo Lelli, il
piemme Alberto Galanti, ha così spaziato dal filone di indagine relativo
a gassificatore di Albano a quello, più spinoso ma anche più “volatile”
dell'associazione a delinquere che di udienza in udienza, perde
efficacia. La deposizione del militare continuerà ancora nella prossima
sessione prevista per il 9 dicembre. La data del 18 novembre è infatti
misteriosamente saltata per indisponibilità delle aule, nonostante fosse
stata calendarizzata prima dell'estate. Quello che si era preannunciato
come il max