Chi l’ha detto che ciò che non ci serve più, non servirà a qualcun altro?
Sono ancora tante le persone che storcono il naso di fronte a qualcosa di seconda mano, ma è sempre più frequente trovare negozi di cose usate, mercati dello scambio, siti internet che propongono oggetti usati o veri e propri Restart Party. Tutte le cose, ancora in buono stato, ovvio, possono avere una seconda vita… ed evitare di popolare inutilmente o troppo presto discariche e spazzatura.
Oltreoceano è sempre stata un’abitudine:
in occasione dei traslochi, molti cittadini americani trasformano
momentaneamente i propri garage in esposizioni di mobili, abiti, quadri o
di tutto ciò che non potranno portarsi dietro. In Europa, una tale
iniziativa ha preso piede in alcune zone di Inghilterra e Francia, ma il
processo è ancora lento. In Italia, ad esempio, solo il 44% della
popolazione usa sistemi di scambio o acquisto/vendita di prodotti di
seconda mano: la cosiddetta “Second Hand Economy” ha ancora un po’ di
strada da fare!
Mercatino in un cortile privato americano
In ogni caso, è in atto un cambiamento: oggi, quasi 3 Italiani su 5 pensano che acquistare articoli di seconda mano sia un comportamento etico ed ecosostenibile. Una prova? Non solo i numerosi siti di vendita e acquisto online, ma anche la piattaforma Riutilizzo, il cui obiettivo è proprio dare una nuova vita agli oggetti, prima che questi diventino un rifiuto.
Il funzionamento è semplice: chi ha un vecchio oggetto di cui disfarsi
può pubblicare un annuncio con la descrizione dello stesso, il proprio
recapito e possibilmente anche la foto dell’oggetto. Tutti gli oggetti
pubblicati saranno a disposizione gratuita di chi ne avesse bisogno.
Sarà infatti sufficiente contattare l’inserzionista e accordarsi per il
ritiro di quanto visto sul sito. Gratis. Lo scopo è solamente quello di riadoperare cose, senza che queste entrino a far parte del ciclo dei rifiuti.
Un’idea simile, ma concentrata sul territorio torinese e ancora più ampia, è quella dell’impresa sociale Triciclo che
lavora a tutto tondo per il recupero e il riutilizzo dei prodotti
usati, contribuendo alla riduzione dei rifiuti. In particolare, nel caso
in cui non sia possibile recuperare i materiali, la cooperativa cerca
di implementare servizi per la differenziazione dei materiali e il loro riciclo, educando i cittadini ad una corretta differenziazione e, in fondo, creando opportunità di lavoro. Nata nel 1996, oggi la cooperativa ha dato vita, a Torino, all’ECOCENTRO dove è a disposizione un ampio spazio per il mercatino dell’usato,
il laboratorio di riparazione e rivendita di bici urbane, una
librobiblioteca dell’usato e molto altro. L’Ecocentro è sicuramente
una soluzione all’avanguardia e pressoché unica in Italia in quanto
rappresenta un sistema integrato che unisce le funzioni dello
smaltimento dei rifiuti all’educazione al recupero dei materiali,
diventando così un polo di sostenibilità, riferimento culturale, centro
di aggregazione e sviluppo di progetti per operatori, artigiani,
artisti, cittadini, imprese e scuole.
Tra gli oggetti più gettonati ci sono
sicuramente quelli per bambini. Stesso nome della cooperativa, ma
completamente diversa è l’idea davvero originale della rete di
franchising t.riciclo,
nata a Treviso da un progetto di Sabina Marcadella e Massimiliano Monti
di Adria. I negozi, sparsi un po’ ovunque e in espansione anche
all’estero, propongono articoli di seconda mano di alta qualità. In
pochi anni si sono affermati in tutta Italia ottenendo riconoscimenti
importanti, come il “Premio Natura 2013”, il premio “Store Design
Category” al “Retail Award Gdoweek – Il Sole24Ore”, il “Premio
Innovazione per i Servizi 2013” di Confcommercio e il “Trophée
International de la Franchise et du Partenariat 2014”.
Non gettate i vostri oggetti inutili, ma
prima ancora di utilizzare piattaforme online chiedete ad amici,
colleghi o vicini di casa: vi stupirete a scoprire che tutto può ancora
servire!
fonte: http://www.menorifiuti.org