Prime considerazioni sul Piano di gestione dei rifiuti per Torino presentato da IREN con un articolo comparso su La Stampa del 24 dicembre 2015.
Verrebbe da titolare: da un fallimento ad un altro?
L’importante è che ci sia monnezza, tanta magari…
In primis verrebbe da pensare male: un profumo (Profumo?) di conflitto di interessi, considerato che IREN (F. Profumo è Presidente IREN), è proprietaria sia di AMIAT che di TRM, l’Azienda che gestisce l’inceneritore.
E’ oramai evidente che “l’affaire rifiuti” si gioca con la gestione dello smaltimento: più rifiuti ci sono, più si guadagna. Ecco perché a Torino la Raccolta differenziata non decolla, occorre nutrire l’inceneritore. Il Comune di Torino è stato prima fautore della costruzione dell’inceneritore, poi complice delle aziende nel garantire loro adeguati utili dallo smaltimento, ovvero di guadagni monopolistici.
Fino al 23 dicembre 2015 continuava la litania del voler ma non poter far crescere la raccolta differenziata, tanto che il livello 42% (in regressione) è fermo da molti anni.
Sono molti, troppi, anni che ascoltiamo il solito e ossessivo mantra: la raccolta differenziata costa ed il Comune non ha i soldi. Questa affermazione è mendace, l’avvio/estensione della raccolta differenziata è un investimento - non una spesa a perdere!!!
Anche un bambino capirebbe che, eliminando il costo della fase di smaltimento (circa 150 euro a tonnellata), il costo generale si riduce; se poi si considerano i vantaggi economici, importanti, che derivano dalla vendita delle materie prime seconde (bilancio AMIAT 2012 + 5 milioni di euro), allora si comprende che gli interessi che vengono difesi non sono quelli dei cittadini e dell’ambiente, bensì quelli delle aziende monopolistiche sopra citate: ma sarà giusto? Presumiamo che le scelte del Comune di Torino siano totalmente politiche; in centinaia di altri comuni in Italia, in luogo degli interessi delle aziende, è stato messo quello dei cittadini e dell’ambiente.
Neppure l’essere fuorilegge preoccupa l’Amministrazione comunale (per la legge 152/06 si sarebbe dovuto raggiungere, a fine 2012, il 65% di RD), dal 24 dicembre 2015 si tenta una “operazione di distrazione di massa", per fare scomparire dallo scenario operativo torinese la raccolta tipizzata e le sue potenzialità, che a lungo andare andrebbero inevitabilmente a confliggere con le potenzialità dell'inceneritore. Invece con questo (pessimo) "Piano B", avrebbero sempre la possibilità di aggiustare i risultati operativi come a loro aggrada, togliendo dal campo il dato incontrovertibile dei livelli di RD e dichiarando invece che con il recupero dall'indifferenziato riescono a recuperare solo percentuali cui - guarda caso - corrispondono i tonnellaggi di RUR previsto all'inceneritore.
Attenzione! Noi non siamo contrari ad impianti di “ulteriore recupero di materia”, ma solo e quando lo stesso è situato a valle di un piano di gestione che esprima le massime potenzialità che la gerarchia europea impone:
1. Prevenzione/Riduzione – il miglior rifiuto è quello non prodotto!!!
2. Raccolta differenziata porta/porta almeno al 65% con servizio esteso a tutta la città;
3. Campagne per il riuso dei prodotti ed estensione della rete degli Ecocentri in tutta la città con modelli di funzionalità analoghi a quello di via Arbe.
Con questa impostazione si crescerebbe con una “corretta gestione rifiuti” verso l’obiettivo Rifiuti zero…in tempi brevi!! Un esempio vicino ed importantissimo: Vercelli, fino a quando basava la gestione rifiuti sull’inceneritore, era la maglia nera in Piemonte come raccolta differenziata (23%); circa due anni fa l’impianto è stato chiuso, oggi la raccolta differenziata sfiora il 70%. Ma allora viene da dire: SI PUO’ FARE! Dipende dalle scelte.
Solo un' ultima ma, riteniamo, importate osservazione: la raccolta della carta a Torino aveva raggiunto livelli di eccellenza: Cartesio intercettava circa l’80% del prodotto immesso sul mercato. Siamo convinti che sia giusto ri-buttare tutta la carta nell’indifferenziato? Dismettere una operatività così positiva economicamente e come valore educativo/ambientale ci pare un rischio che NON VOGLIAMO CORRERE!
Infine, la lettura del diritto europeo che emerge dall'articolo de La Stampa è il solito gioco delle tre carte, perché se è vero che la direttiva 2008/98/CE in materia di rifiuti non detta percentuali di differenziata da raggiungere entro un certo termine, ma chiede un aumento percentuale di effettivamente recuperato e di effettivamente riciclato in termini di peso entro il 2020 (art. 11 par. 2 lett. a) e b)), è altrettanto vero che l'art. 11 par. 1 della direttiva citata vincola gli Stati membri ad istituire entro quest'anno la raccolta differenziata almeno per carta, metalli, plastica e vetro, che il progetto IREN - con la sola eccezione del vetro - rimescola tutti.
fonte: Rete Nazionale dei Comitati Rifiuti Zero