Un
sistema quasi perfetto. Questo è il COOU descritto dal suo presidente,
che punta sulla comunicazione per migliorare riciclo e coscienza
ambientale
Con il 98% degli oli usati raccolti e un tasso di avvio a riciclo superiore al 90%, il COOU
chiude il 2015 superando ogni record. Le ultime limature a un sistema
modello riguardano la qualità dell’olio raccolto – che, se migliorata,
potrebbe ridurre ulteriormente la quota non riciclabile – e il fai da
te, comparto in cui le buone pratiche devono diffondersi grazie alla
sensibilizzazione. È proprio questo lo scopo della campagna itinerante CircOLIamo,
organizzata dal Consorzio e giunta a conclusione della sua prima parte.
Infine, in occasione di Ecomondo, il COOU ha presentato il Green Economy Report, che riporta i dati relativi al 2014. Abbiamo intervistato il presidente, Paolo Tomasi, per tracciare un quadro delle attività del Consorzio in vista del 2016.
Quali dati ha evidenziato il vostro green economy report?
Con il rapporto abbiamo fornito una
testimonianza della nostra attività relativamente al 2014. È vero che
guardiamo al 2016 con molto interesse per le novità che pensiamo di
mettere in campo, ma abbiamo voluto tracciare un consuntivo interessante
per fotografare i traguardi raggiunti.
Il 1 giugno 2014 abbiamo cambiato il nostro modello operativo, passando
a un mercato libero e trasformandoci in un consorzio di ultima istanza,
lasciando ai nostri concessionari e alle raffinerie il compito di
trovare l’equilibrio domanda e offerta. Il modello ha funzionato in
questo ultimo anno e mezzo, anche in un contesto di crisi che ha visto
un crollo del greggio e dei prodotti derivati. Lo considero un successo.
Vi siete posti, come di consueto anche un obiettivo ambientale.
Esatto, e nel green economy report si
trovano tutti i dati relativi al minor consumo di acqua e di suolo
grazie al riciclo degli oli usati. Questo significa anche minori
emissioni in atmosfera.
Qual è invece l’impatto economico del vostro operato?
Si tratta per l’appunto del terzo
indicatore che il report analizza. Dal riutilizzo dell’olio usato
abbiamo risparmiato denaro che altrimenti avremmo speso in maggior
importazioni di petrolio. Nell’arco del 2014 è stata evitata la spesa di
circa 90 milioni di euro. Nei 31 anni di attività del Consorzio, questa
cifra è pari a 3 miliardi, e oggi subisce una flessione a causa del
calo del prezzo del petrolio.
Vi è solo un 2% dell’olio raccoglibile che sfugge ancora al sistema COOU. Come fare per aggredire questo valore?
Qui entriamo in un terreno delicato, che
rientra nella sfera dei comportamenti individuali. L’olio usato che
manca all’appello viene generato nel fai da te. Chi cambia l’olio al
veicolo in autonomia si trova con 3 litri di lubrificante da smaltire.
Per evitare che ciò venga fatto in maniera scorretta e inquinante
tentiamo di comunicare direttamente con il pubblico. Ne è un esempio la
campagna CircOLIamo, la quale punta a coinvolgere le amministrazioni
locali e soprattutto i giovani.
La prima parte della campagna è ormai terminata: possiamo tracciarne un bilancio, anche se provvisorio?
Un elemento molto importante che
riscontriamo è la disponibilità da parte dei giovani di sentirci parlare
di ambiente. Rispetto ai primi anni, inoltre, vi è un aumento della
copertura mediatica molto importante, perché ci permette di ampliare la
portata del nostro messaggio che arriva anche sui territori. L’efficacia
di CircOLIamo è testimoniata dalle indagini di mercato: questi ci
dicono che il Consorzio è molto più conosciuto rispetto agli anni
passati. Infine, è sempre più positiva la collaborazione con gli enti
locali: nelle isole ecologiche sui territori stiamo cercando di portare i
nostri contenitori per la raccolta degli oli usati. Così si viene
incontro anche a quelle persone che, cambiando da sole l’olio alle
vetture, possono servirsi dell’isola ecologica per depositare quello
esausto.
fonte: www.rinnovabili.it