Il
bilancio 2015 della qualità dell'aria in regione è negativo, con un
netto peggioramento della performance ambientale rispetto al 2014.
Gli
sforamenti dei 50 microgrammi per metro cubo registrati dalle
centraline Arpa sono stati complessivamente 574, mentre 940 volte si
è superata la soglia di attenzione di 40 microgrammi.
A
Parma il dato annuale registra 78 superamenti del limite di legge e
120 dati oltre la soglia di attenzione.
Rispetto
al 2014 la regione registra un incremento del 41% di sforamenti, e un
35% di incremento della soglia di attenzione.
Anche
Parma ha peggiorato la sua performance, ma molto meno della media
regionale.
Nella
città ducale gli sforamenti sono aumentati dell'11%, i superamenti
della soglia di attenzione del 6%.
Colpisce
il netto miglioramento da ottobre in avanti. Forse le misure adottate
qualche effetto lo danno: 12 mila auto in meno in circolazione,
un'area di 33 km quadrati “limitata” (a Modena solo 11), nessun
viale di attraversamento consentito (invece a Reggio Emilia ci sono).
E'
andata malissimo a Modena, dove gli sforamenti sono passati da 46 a
78, con un incremento del 70%, dando alla città degli Este la
leadership 2015 per i superamenti dei limiti di legge.
Prendendo
in considerazione i dati dell'intero 2015 vediamo che la media
regionale di polveri sottili si attesta a 35 microgrammi con Parma
che registra un dato superiore, 38.
L'aria
peggiore dell'Emilia Romagna la detiene nel 2015 Reggio Emilia, che
ha spodestato Parma, regina nera invece nel 2014.
L'aria
meno fetida è quella di Bologna e di Forlì Cesena, 31 µg/m3 di
media.
Un'intera
regione malata d'aria, che è riuscita a peggiorare la qualità di
cosa respiriamo in modo netto, passando da una media di 30 a una
media di 35 microgrammi di polveri fini per metro cubo di aria.
La
cappa regna su tutta la regione e su tutto il bacino padano.
In
queste condizioni di estremo malessere crescono a dismisura ricoveri,
accessi ai pronto soccorso, malattie respiratorie e cardio-vascolari.
Si
incrementano i decessi e diminuisce la qualità della vita.
In
una situazione di questo genere aver progettato, sostenuto, costruito
un impianto inquinante di classe uno, la peggiore, come un
inceneritore, quando c'erano evidenti alternative, è stato quanto
meno un atto scellerato.
E' una vera emergenza ambientale e sanitaria.
I nostri polmoni stavano meglio 20 anni fa.
A
dirlo è un'indagine dell'Istituto di fisiologia clinica del Consiglio
nazionale delle ricerche (Ifc-Cnr) di Pisa. Disturbi polmonari più che
raddoppiati, attacchi d'asma passati dal 3,4 al 7,2%, per la rinite
allergica si è saliti dal 16.2% al 37.4%, l'espettorato ha superato il
19% rispetto all'8.7% del 1985 e la broncopneumopatia cronica ostruttiva
ha raggiunto il 6.8% contro il 2.1% iniziale.
Ma
questo è quello che è successo a Parma.
Oggi
che la recita è finita ci troviamo un debito di 200 milioni di euro
e un impegno scritto degli enti locali di provvedere al suo rimborso.
Un
camino che per sopravvivere “deve” bruciare più del doppio di
quanto è disponibile sul territorio, che affamato di rifiuti deve
andare a caccia oltre i confini che gli erano stati posti come limite
invalicabile.
Il
modello Parma della raccolta differenziata ha messo a nudo i calcoli
di comodo che erano stati invece proposti come architravi del
progetto.
Il
modello Parma dice, numeri alla mano, che per tutta la regione
basterebbe un solo inceneritore, in attesa di portare a zero il
rifiuto residuo, oggi causato da una errata progettazione dei
materiali, da oggetti che in una prospettiva di economia circolare
non dovrebbero essere prodotti né la legge dovrebbe consentire la
loro messa in commercio.
La
soluzione delle autorità?
Incrementare la potenzialità degli inceneritori.
Livelli di saggezza
e lungimiranza da sforamento!Incrementare la potenzialità degli inceneritori.
fonte: http://aldocaffagnini.blogspot.it/