Alzare eco-tassa e regolamentazione affidata ad Aeegsi
Nel settore della gestione dei rifiuti solidi
urbani "ci sono numerosi blocchi alla concorrenza, e dove non c'è
concorrenza si aprono spazi per il malaffare e comportamenti lesivi
dell'ambiente, senza contare che con più gare si ridurrebbero i costi.
Si può arrivare a una riforma organica del settore che riteniamo ormai
indispensabile". Lo ha detto il presidente dell'Antitrust Giovanni
Pitruzzella presentando i risultati dell'indagine conoscitiva sui
rifiuti urbani realizzata dalla sua autorità. Il quadro che emerge è
quello di un mercato con tante imprese nane e poca concorrenza anche per
colpa dei frequenti affidamenti diretti senza gare, grandi diversità
locali per regole e tariffe e troppi conferimenti in discarica.
L'Antitrust nel suo rapporto avanza una serie di proposte per riformare
il settore. Per ridurre il conferimento in discarica, circa al 30% del
totale contro valori europei inferiori all'1%, l'autorità indica un
maggiore ricorso a trattamento meccanico-biologico e
termovalorizzazione, "se non dovesse aumentare il riciclo - si legge nel
rapporto - servirà un incremento di almeno il 50% dell'attuale capacità
di termovalorizzazione" o disincentivando il ricorso alla discarica con
l'eco tassa che ora presenta grandi differenze locali passando dai 25
euro a tonnellata del Friuli Venezia Giulia ai 5 della Sardegna. Un
altro punto indicato dall'Antitrust sarebbe la possibilità di passare
dal modello di regolazione diffuso a un modello centralizzato in cui le
competenze potrebbero essere affidate all'Autorità per l'energia
elettrica, il gas e il servizio idrico. L'obiettivo previsto dalla
direttiva europea per la quota di riciclo in Italia è pari al 50% entro
il 2020, mentre nel nostro Paese è di circa il 39% (dati Eurostat 2013)
contro il 65% della Germania, il 58% dell'Austria e il 55% del Belgio.
La quota di differenziata e di riciclo, in base alle indicazioni
contenute nell'indagine, potrebbe essere ulteriormente incrementata
attraverso la raccolta "porta a porta". Per migliorare l'efficienza
della filiera occorre privilegiare il ricorso alle gare mantenendo
l'affidamento in house dei servizi solo a fronte di un livello medio di
efficienza. Gli affidamenti comunque non dovrebbe superare i 5 anni
mentre ora arrivano anche a 20 anni. L'autorità spiega poi che
bisognerebbe ridefinire i bacini per la raccolta, in modo da
differenziarli e ampliarli per le fasi a valle (trattamento
meccanico-biologico e termovalorizzazione), con una gestione che
disincentivi il conferimento in discarica. Infine l'autorità chiede una
riforma del sistema consortile (Conai), al quale viene riconosciuto il
merito di aver svolto finora un ruolo fondamentale nell'avvio a riciclo
della differenziata, ma che dovrebbe adesso evolversi in un modello
concorrenziale per garantire che i produttori di imballaggi rispettino
il principio "chi inquina paga" mentre ora sopportano solo il 20% del
totale dei costi. In questo modo i produttori sarebbero incentivati a
produrre imballaggi facilmente riciclabili. L'autorità sottolinea che
una gestione più efficiente avrebbe vantaggi dal punto di vista
ambientale, della legalità ma soprattutto economico per una filiera che
fattura 23 miliardi i euro l'anno.
fonte: www.ansa.it