È
emergenza relitti in Italia, serve una legge per riciclare le navi. Ci
permetterà di tornare in possesso di enormi quantità di materiale
L’Italia si darà una legge per riciclare le navi abbandonate nei porti nazionali e i relitti delle imbarcazioni che ogni anno crescono di numero. La proposta è nel ddl firmato dal presidente della commissione Ambiente del Senato, Giuseppe Mariniello, che lo ha presentato in aula.
«Sono centinaia i relitti di navi
affondate e imbarcazioni che generano una situazione di degrado e
pericolo», ha spiegato il senatore descrivendo i punti di cui si
comporrà il disegno di legge. Innanzitutto, il testo cristallizza una
definizione di “relitto” e di “nave abbandonata”: relitti saranno le navi affondate, semi affondate o destinate ad essere affondate, mentre per navi abbandonate si
intenderà quelle per cui, da almeno 30 giorni, «l’armatore o
proprietario non abbia posto in essere alcun atto previsto dalla legge
relativamente agli obblighi verso lo Stato costiero, il raccomandatario
marittimo e l’equipaggio».
Il ddl organizza in seconda battuta una
loro mappatura, istituisce un osservatorio sui relitti e un Consorzio ad
hoc per la rimozione: il Correnab (Consorzio per il riciclaggio dei relitti navali e delle navi abbandonate). Quest’ultimo si finanzierà con un contributo all’attracco:
le navi che entrano nei porti italiani dovranno versare un contributo
ambientale obbligatorio che alimenterà i lavori del sistema.
In tutto, il ddl (“Disposizioni in materia di rimozione e riciclaggio dei relitti navali e delle navi abbandonate nei porti nazionali”)
sarà costituito da 10 articoli, su cui si baseranno le procedure di
smantellamento in sicurezza e nel rispetto dell’ambiente. L’approvazione definitiva potrebbe arrivare prima della fine dell’anno.
La decisione di pervenire ad un
provvedimento che approcci il fenomeno dello smaltimento delle navi e
del loro riciclo, riecheggia anche lo spirito della nuova direttiva europea sull’economia circolare.
In ogni settore economico, al nostro Paese è richiesto di adottare
standard produttivi che tengano conto del reimpiego di materie prime una
volta che i manufatti sono giunti a fine vita.
In particolare, la rottamazione delle
navi è un tema di cui si parla pochissimo, eppure riguarda da vicino la
salute dell’ambiente, dell’uomo e la sicurezza della navigazione. Nei
nostri mari vi sono 31 mila relitti di navi maggiori,
anche nelle aree protette. E questi numeri salgono, per l’abbandono nei
porti di circa 20 navi all’anno. In tutto, si parla di 42 mila
tonnellate di vetroresina, più tutto il ferro e l’acciaio.
A Lampedusa, ad esempio, si accumulano
sulla costa centinaia di imbarcazioni. Sono quelle che arrivano cariche
di migranti miracolosamente scampati alla morte dopo i tanti viaggi
della speranza. Essendo anche “corpi del reato”, dato il business
illegale che fiorisce sulla pelle di queste persone, questi barconi
restano lì, ad invecchiare e a marcire, senza che si proceda ad una
rimozione e alla bonifica.
fonte: www.rinnovabili.it