Il Report “The New Plastics Economy: Rethinking the future of plastics” dell’Ellen MacArthur Foundation, in collaborazione con il World Economic Forum,
fornisce per la prima volta la visione di un'economia globale in cui la
plastica, seguendo i principi dell’economia circolare, non diventa mai
rifiuto.
Lo studio delinea passi concreti verso il raggiungimento di un cambiamento sistemico basando i suoi risultati su interviste a oltre 180 esperti e sull’analisi di oltre 200 rapporti.
La plastica è diventata, nell’economia moderna, il materiale ubiquitario per eccellenza perché combina impareggiabili qualità funzionali a costi bassi, ma nel flusso globale degli imballaggi in plastica è stato valutato che la maggior parte di essi viene utilizzata una sola volta, per cui il 95% del valore del materiale, pari a circa 80-120.000.000.000 di dollari l'anno, va perso.
Inoltre, uno sconcertante 32% degli imballaggi in plastica
sfugge
ai sistemi di raccolta, generando significativi costi economici andando
a inquinare sistemi naturali vitali, come i mari e gli oceani di tutto
il mondo.
In uno scenario di crescita come quello attuale, secondo il recente rapporto dell’Ocean Conservatory si valuta che entro il 2025 negli oceani si avrà 1 tonnellata di plastica per ogni 3 di pesce, mentre entro il 2050 ci sarà più plastica che pesce (in peso) e che l'intera industria delle materie plastiche consumerà il 20% della produzione totale di petrolio e il 15% del bilancio annuale del carbonio.

In questo contesto, si presenta l'occasione di far sì che la catena del valore delle materie plastiche fornisca migliori risultati economici e ambientali a livello di sistema, pur continuando a sfruttarne i vantaggi funzionali.
La nuova Plastic Economy, delineata in questo rapporto, ravvisa un nuovo approccio basato su:
Il raggiungimento di tale cambiamento sistemico richiederà notevoli sforzi di collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti lungo tutta la catena del valore delle materie plastiche: dalle aziende di beni di consumo ai produttori di imballaggi in plastica e produttori di materie plastiche, dalle aziende coinvolte nella raccolta e smistamento ai decisori politici, e così via. La relazione propone di creare una cabina di regia, di stabilire norme e sistemi comuni, di superare la frammentazione e favorire opportunità di innovazione tecnologica su larga scala.
Secondo gli studiosi i risultati del rapporto parlano chiaro: la conoscenza e la comprensione dell’economia circolare presso imprenditori e politici è in crescita, come dimostrato dal recente Circular Economy Package della Commissione europea, le nuove tecnologie stanno favorendo nuove opportunità di design dei materiali e l’approvvigionamento da fonti rinnovabili, i Paesi in via di sviluppo stanno investendo in infrastrutture post-utilizzo e i governi stanno sempre più attuando politiche relative agli imballaggi in plastica.
Lo studio delinea passi concreti verso il raggiungimento di un cambiamento sistemico basando i suoi risultati su interviste a oltre 180 esperti e sull’analisi di oltre 200 rapporti.
La plastica è diventata, nell’economia moderna, il materiale ubiquitario per eccellenza perché combina impareggiabili qualità funzionali a costi bassi, ma nel flusso globale degli imballaggi in plastica è stato valutato che la maggior parte di essi viene utilizzata una sola volta, per cui il 95% del valore del materiale, pari a circa 80-120.000.000.000 di dollari l'anno, va perso.
Inoltre, uno sconcertante 32% degli imballaggi in plastica
In uno scenario di crescita come quello attuale, secondo il recente rapporto dell’Ocean Conservatory si valuta che entro il 2025 negli oceani si avrà 1 tonnellata di plastica per ogni 3 di pesce, mentre entro il 2050 ci sarà più plastica che pesce (in peso) e che l'intera industria delle materie plastiche consumerà il 20% della produzione totale di petrolio e il 15% del bilancio annuale del carbonio.
In questo contesto, si presenta l'occasione di far sì che la catena del valore delle materie plastiche fornisca migliori risultati economici e ambientali a livello di sistema, pur continuando a sfruttarne i vantaggi funzionali.
La nuova Plastic Economy, delineata in questo rapporto, ravvisa un nuovo approccio basato su:
- la creazione di efficaci percorsi post-impiego per materie plastiche
- la riduzione della dispersione delle materie plastiche nei sistemi naturali, in particolare oceani
- il disaccoppiamento delle plastiche da materie prime fossili
Il raggiungimento di tale cambiamento sistemico richiederà notevoli sforzi di collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti lungo tutta la catena del valore delle materie plastiche: dalle aziende di beni di consumo ai produttori di imballaggi in plastica e produttori di materie plastiche, dalle aziende coinvolte nella raccolta e smistamento ai decisori politici, e così via. La relazione propone di creare una cabina di regia, di stabilire norme e sistemi comuni, di superare la frammentazione e favorire opportunità di innovazione tecnologica su larga scala.
Secondo gli studiosi i risultati del rapporto parlano chiaro: la conoscenza e la comprensione dell’economia circolare presso imprenditori e politici è in crescita, come dimostrato dal recente Circular Economy Package della Commissione europea, le nuove tecnologie stanno favorendo nuove opportunità di design dei materiali e l’approvvigionamento da fonti rinnovabili, i Paesi in via di sviluppo stanno investendo in infrastrutture post-utilizzo e i governi stanno sempre più attuando politiche relative agli imballaggi in plastica.
fonte: http://www.arpat.toscana.it