Un
passo avanti nella battaglia per liberare il mare dalle trivelle.
Rigettate le istanze entro le 12 miglia relative ai procedimenti in
corso
Un fulmine a ciel sereno nella battaglia sulle trivelle. Il Ministero dello Sviluppo Economico ha diffuso il Bollettino degli idrocarburi (BUIG) di gennaio 2016, in cui rende noto di aver adottato 27 provvedimenti di rigetto delle richieste di permessi e concessioni volte alla ricerca ed estrazione di gas e petrolio entro le 12 miglia marine.
Le 9 istanze interamente ricadenti entro le 12 miglia sono state
respinte, mentre le 18 parzialmente ricadenti entro le 12 miglia sono
state rigettate per la parte interferente, annunciando una
riperimetrazione delle aree.
«Gli effetti della proposta referendaria
iniziano a dare dei frutti – è l’incipit di una nota del Coordinamento
nazionale No Triv – Si tratta di una prima concreta vittoria, ottenuta
grazie al referendum».
Si tratta di un «primo e concreto
risultato», secondo i No Triv, ed è frutto della pressione di questi
mesi in cui il governo ha tentato (senza successo) di evitare la
consultazione con alcune modifiche inserite nella legge di stabilità. Sono proprio queste modifiche ad aver costretto il Ministero a rimandare al mittente le 27 istanze.
«Ora, tuttavia, è necessario andare fino in fondo – non fanno sconti i movimenti – I provvedimenti di rigetto del governo riguardano solo i procedimenti in corso entro le 12 miglia marine, ma non i permessi e le concessioni già rilasciati, come per esempio il recente permesso di ricerca che interessa le Isole Tremiti».
Altre sorprese in arrivo per le trivelle?
Ecco
perché i promotori della campagna referendaria, incassato il parziale
successo, dovranno continuare a lavorare sodo per convincere l’opinione
pubblica ad esprimersi nella data che verrà fissata nei prossimi giorni.
Entro il 7 febbraio, infatti, la Corte Costituzionale comunicherà
formalmente alle istituzioni la sentenza del 19 gennaio,
con la quale afferma l’ammissibilità del quesito rimasto in vigore dopo
gli arrembaggi dell’esecutivo. Resta da vedere se l’esecutivo
acconsentirà a indire un election day, accorpando la consultazione al
primo turno delle amministrative di giugno.
«Il voto dei cittadini si caricherà
anche di un forte significato politico – mette in chiaro il
Coordinamento No Triv – Decidendo di cancellare la norma che al momento
consente alle società petrolifere di estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia senza limiti di tempo,
potranno dare anche un chiaro segnale al governo, e cioè che occorra
uscire progressivamente e rapidamente dall’era del petrolio, investendo
nelle energie rinnovabili e favorendo la riconversione ecologica
dell’economia».
Le sorprese potrebbero essere appena
iniziate. Pende infatti, davanti alla Consulta, un ricorso promosso da 6
Regioni italiane (Basilicata, Liguria, Marche, Puglia, Sardegna,
Veneto). Se venisse accolto, potrebbero resuscitare altri due quesiti
sulle trivelle ora neutralizzati dalle modifiche della legge di
stabilità: quello relativo alla proroga dei titoli sulla terraferma e quello sul Piano delle aree.
fonte: www.rinnovabili.it