Nel suo rapporto annuale, il sistema di intelligence italiano aggiunge i No Triv alle potenziali minacce per la Repubblica
Partecipi alla battaglia No Triv
in difesa dell’ambiente? Ti opponi allo sdoganamento di impianti
estrattivi per mare e per terra? Attenzione, potresti meritarti
l’etichetta di potenziale minaccia per la Repubblica. Proprio come ISIS e al-Qaeda.
È uscita da poco, infatti, la relazione sulla “Politica dell’informazione e della sicurezza 2015”,
redatta dal SISR (Sistema di informazione per la sicurezza della
Repubblica) e presentata dal governo al Parlamento, che fa il punto sul
lavoro di monitoraggio svolto dall’intelligence sui rischi per lo Stato
italiano. Tutti i giornali si sono concentrati sull’allarme terrorismo
contenuto nel rapporto, ma anche le proteste sociali e ambientali vengono buttate nel calderone. E precisamente al capitolo intitolato “La strumentalizzazione del disagio”, che ha un incipit da brividi.
«La lettura dei fermenti antagonisti e
delle dinamiche proprie degli ambienti eversivi, specie di matrice
anarco-insurrezionalista, ha continuato ad essere una delle attività
prioritarie dell’intelligence», si legge nel rapporto. Segue un elenco
di potenziali gruppi eversivi che comprende No Tav, No Muos, Stop TTIP e
anche No Triv.
Il referendum contro le trivelle,
in pratica, dietro questi slogan poco credibili sulla transizione
energetica potrebbe nascondere una strategia rivoluzionaria volta a
minare le fondamenta della Repubblica, forse anche della democrazia. Per
fortuna, grazie al lavoro delle barbe finte il governo è perfettamente
al corrente dei piani occulti dei No Triv, ed è per questo – non perché
abbia convenienza nel farlo – che ha tentato in ogni modo di sabotarlo.
«Di marcata valenza antigovernativa si
sono confermate – riprende il dossier – le proteste di stampo
ambientalista che, strutturalmente radicate e parcellizzate nei contesti
locali, hanno trovato un obiettivo unificante di lotta nell’opposizione
al provvedimento governativo cd. Sblocca Italia, stigmatizzato come norma atta a favorire gli interessi speculativi delle lobby del petrolio e del cemento, impedendo di fatto la partecipazione democratica dei cittadini ai processi decisionali che interessano i loro territori».
E qui entrano in gioco i No Triv,
collocati «sul versante delle mobilitazioni di stampo ambientalista». Il
movimento ha dato vita ad una campagna «in progressiva
intensificazione», che coinvolge, «accanto ad associazioni e comitati
cittadini, frange dell’antagonismo locale». Ci sarebbero anche 9 Consigli regionali, ma non vengono citati. Forse, almeno loro, sono stati considerati al di sopra di ogni sospetto.
fonte: www.rinnovabili.it