Uno dei recenti cortei di protesta contro l'impianto Falck per i rifiuti
Niente rifiuti ospedalieri, però, altamente pericolosi, anche se Palazzo Lombardia alza la capacità di smaltimento dell’inceneritore da 168mila tonnellate l’anno a 198mila. Il viavai di camion carichi di immondizia aumenterà. «Dovremo tirare avanti per un bel pezzo», dice il sindaco di Grezzago Vittorio Mapelli. «E aprire le porte al secco in arrivo da altre regioni – aggiunge Danilo Villa, primo cittadino di Trezzo – preferiremmo non farlo. Non per ragioni egoistiche, quando ci sono state le emergenze in Liguria e a Roma ci siamo fatti carico dei loro rifiuti, ma perché bisognerebbe introdurre principi di equità anche in una materia-chiave come questa».
Lo sblocca-Italia, che di fatto sancisce la libera circolazione dell’immondizia, «finisce per non responsabilizzare mai gli altri territori. Per tagliare la produzione bisogna investire ovunque sulla differenziata e sulle buone pratiche. Come noi ricicloni facciamo da anni». Sul raddoppio è maretta. Mentre Mapelli riferisce che i manager Falck hanno rinunciato «ufficiosamente al progetto», Villa non si fida. «Finché non è nero su bianco... Sulla pratica aperta nel 2009 non è mai stata messa la parola fine». A indurre il collega a ben sperare sarebbero gli effetti della crisi: «Falck non amplia perché il secco è calato e dovunque gli impianti hanno fatto fatica a stare a galla», ricorda ancora il sindaco di Trezzo, che aspetta rassicurazioni.
Fra i due Comuni sono scintille anche sugli introiti che il forno frutta alla Perla dell’Adda: 2 milioni 800mila euro l’anno pagati secondo Mapelli «dai cittadini di tutta la zona». «Sono sconcertato da queste affermazioni – replica Villa che ospita il camino – il collega sa benissimo che le cose non stanno così». Nel 2023 il contratto fra Prima e Trezzo scadrà. «Mapelli può contarci: ci faremo pagare ancora il disturbo», taglia corto il borgomastro.
BARBARA CALDEROLA
Rete Nazionale dei Comitati Rifiuti Zero