La Great Barrier Reef è composta di circa 3.000 sistemi indipendenti e 900 isole che si snodano su un area di circa 350mila chilometri quadrati. La si vede dallo spazio ed è la più grande struttura del mondo costruita da esseri viventi: miliardi di polipi corallini che si sono organizzati da sole nel tempo. Per la sua bellezza, per la biodiversità della vita che ospita, la Great Barrier Reef d’Australia è un sito protetto dall’Unesco dal 1981.
Ma sta morendo. Terry Hughes, il capo del National Coral Bleaching Taskforce d’Australia che ha eseguito il sondaggio dello stato di salute della barriera ha detto che questo è stato il peggior viaggio della sua vita. Di centinaia tratti di barriera analizzati fra la città di Cairns, Australia fino a Papua Nuova Guinea, un tragitto di 400 chilometri di mare, Hughes ha trovato che solo 4 segmenti su 520 erano sani. Il resto erano tutti sbiancati. Un ecosistema sano avrebbe presentato invece diversità di colori e vita.
Perché i coralli sbiancano? Sbiancano a causa dell’aumento della temperatura del mare, a sua volta causato dai cambiamenti climatici visto. Gli oceani infatti assorbono il 93% del calore generato dall’effetto serra sul pianeta. I coralli sono particolarmente sensibili alla temperatura dell’acqua in cui vivono. Anche aumenti modesti di temperatura portano al rigetto dell’alga principale che le compongono e che le danno colore: le zooxanthellae. Il colore scompare, i coralli diventano bianchi, e più proni a malattie e alla morte. E con loro scompare tutta la biodiversita che ospitano visto che un quarto di tutte le specie marine sul pianeta vivono in simbiosi con gli habitat generati dai coralli. È una morte triste.
Secondo il Professor Justin Martin dell’Università del Queensland è tutto e senza ombra di dubbio a causa dei cambiamenti climatici.
Fino a pochi decenni fa, questi sbiancamenti erano rari e geograficamente localizzati, ma in anni recenti sono diventati più comuni ed interessano aree sempre maggiori. Il primo evento a grande scala fu registrato nel 1997, con la morte del 18% di tutti i coralli sul pianeta. Nel 2014, un nuovo fenomeno di moria su grande scala dei coralli, a causa degli aumenti di temperatura degli oceani. Secondo il National Oceanic Atmospheric Administration (NOAA) degli Stati Uniti, l’epidemia dei coralli sbiancati potrebbe impattare il 40% dei coralli sul pianeta.
Ce la faranno i coralli a ritornare alla normalità? Come detto non si sa, anche se i più pessimisti dicono di no. Ma Mark Eakin oceanografo di NOAA ricorda che tornare alla normalità sara’ molto difficile. I coralli sono delicati e le continue “martellate” da parte dell’uomo — usa proprio queste parole! –non lasciano presagire niente di buono.
Forse a Matteo Renzi i coralli d’Australia paiono lontani dalle pressioni e dalle parole dei suoi petrol-amici. Ma i coralli silenziosi e lontani sono una ennesima testimonianza del fatto che il pianeta è fragile e che anche ecosistemi incontaminati e speciali sono minacciati dai cambiamenti climatici generati dall’uomo e dal nostro uso smodato di fonti fossili. I coralli sbiancano e muoiono per colpa nostra.
Da qualche parte dobbiamo iniziare, se vogliamo conservare questo pianeta per le generazioni future, dalle barriere coralline che muoiono, ai ghiacciai dell’Artico che si sciolgono, alle isole del Pacifico che vengono ingoiate dal mare. Non è giusto che questi ecosistemi vengano obliati dal pianeta perché non sappiamo dire di no ai petrolieri. Non possiamo aspettare un giorno di più.
Spero che chiunque sia sensibile a questi temi diventi un piccolo attivista, che sia lui o lei un piccolo difensore della Terra, e che tutti in massa si possa votare SI il 17 Aprile. Nonostante il fossil-pensiero dei governanti italici il pianeta ce la può fare senza petrolio. Qui le immagini della Grande Barriera Corallina d’Australia che sbianca e muore.